Vergogna istituzionale a Firenze
Due carabinieri stuprano due studentesse americane
Odioso “processo” alle vittime, il sindaco renziano Nardella in prima fila a rilanciare la cultura patriarcale e maschilista
Redazione di Firenze
Nella notte fra mercoledì 6 e giovedì 7 settembre due studentesse americane hanno vissuto un incubo di cui sono protagonisti due carabinieri in servizio. Le ragazze, che studiano all'Istituto Lorenzo de' Medici dove raccomandano agli studenti stranieri di non fidarsi degli sconosciuti ma in caso di necessità di rivolgersi alle “forze dell'ordine”, raccontano di aver passato la serata in un locale al piazzale Michelangelo, dove verso le due del mattino, in evidente stato di ubriachezza - come confermano vari testimoni e poi appurato ufficialmente dal test alcolemico e dai referti medici - scambiano qualche parola con due carabinieri in servizio, chiamati sul posto per una rissa, quindi escono e cercano inutilmente un taxi per tornare a casa. A questo punto i due carabinieri, l’appuntato scelto Marco Camuffo 46 anni e il carabiniere scelto Pietro Costa 32, rimasti nei paraggi al contrario delle altre pattuglie intervenute, si offrono di accompagnarle a casa con l'auto di servizio; una volta entrate nel portone scatta l'aggressione, una nell'ascensore e l'altra sul pianerottolo sono costrette a subire rapporti sessuali. Il tutto in venti minuti, come confermano le telecamere che registrano l'auto di pattuglia vuota davanti a casa delle ragazze intorno alle tre.
Alle quattro, dopo essere state soccorse dalle coinquiline, si presentano al pronto soccorso dell'ospedale del centro, Santa Maria Nuova, dove vengono riscontrati i segni della violenza subita. Qui inizia il calvario previsto dal protocollo del “codice rosa”: le mandano alla ginecologia di Torregalli per l’accertamento dello stupro e il prelievo di campioni di dna. Poi ancora a Santa Maria Nuova dove alle ragazze viene offerta la consulenza legale e psicologica, che rifiutano. Poi gli inquirenti richiedono ulteriori accertamenti e nel pomeriggio di giovedì le ragazze vengono accompagnate dalla polizia al Centro antiviolenza di Careggi. Di nuovo esami, prelievi: i campioni vengono inviati agli istituti di Tossicologia e di Genetica forense. A Careggi le due ragazze sono stremate. Gli specialisti finalmente le lasciano in pace, sembra perché il pubblico ministero abbia chiesto di non sottoporre a ulteriori domande le due giovani, per evitare di alterare i loro ricordi autentici. Una conferma della giustezza delle critiche del movimento delle donne e di Nonunadimeno al “codice rosa” che impone alle vittime di violenza un percorso standard gestito dalle istituzioni, dove al primo posto non c'è la salvaguardia psicologica e anche fisica della vittima di violenza e degli eventuali figli.
Poi anche la gogna mediatica. Fra gli apripista di un diluvio di dichiarazioni machiste e reazionarie il renzianissimo sindaco di Firenze Dario Nardella: “è bene che gli studenti americani imparino che Firenze non è la città dello sballo”, dichiarazione che poi ha cercato di annegare in lunghi giri di frasi vuote. E tanti sul web (gli stessi che per gli stupri di Rimini hanno invocato la caccia all'immigrato?) a sottolineare che non si tratta di due ragazze tutte “casa e chiesa”. In questa occasione è stato rilanciato il peggio della cultura patriarcale borghese antifemminile, che vede le donne come esseri inferiori, oggetti sessuali, in particolare quelle che non corrispondono ai canoni del bigottismo cattolico e cioè dedite alla famiglia e sessualmente frustrate.
Ridicolo il tentativo di difesa del capopattuglia indagato (sposato e con tre figli): le ragazze erano consenzienti, non mi sono accorto che erano ubriache, “Non so perché mi sono fatto trascinare in questa situazione” ha anche dichiarato rilanciando il clique del padre di famiglia traviato da una ragazza troppo disinvolta.
Grande l'imbarazzo nel governo e ai vertici dell'Arma. Portavoce ufficiale il colonnello Roberto Riccardi: “Non faremo sconti – ha dichiarato alla stampa – non esiste un rapporto consenziente in una simile situazione. I due militari erano in turno e dunque non avrebbero dovuto fare nulla di quanto invece è accaduto”. Il ministro della Difesa Roberta Pinotti insieme al comandante generale dell'Arma parla di linea dura contro le “due mele marce” e di nessuna indulgenza per evitare di scalfire la credibilità dei carabinieri.
Ma la tesi delle “due” uniche mele marce si scontra con il moltiplicarsi di “episodi” che vedono i carabinieri fiorentini infrangere la legge contando sull'impunità garantita dalla divisa. Come hanno registrato i legali delle ragazze il comportamento dei due carabinieri fa pensare ad abitudini e a un affiatamento consolidato nel metodo di approccio presso la discoteca. Va ricordato che solo un anno fa, nel luglio 2016, tre carabinieri sono stati condannati per omicidio colposo per la morte di Riccardo Magherini, soffocato a terra durante un arresto perché dava in escandescenze per effetto della cocaina. E nel luglio di quest'anno nella vicina Aulla (provincia di Lucca) nove carabinieri sono stati arrestati con l'accusa di “violenze sistematiche e metodiche” in particolare verso le donne e gli immigrati, tanto che per essi era “quasi una normalità l’illegalità e l’abuso” finalizzata, come ritiene il pubblico ministero nella sua richiesta di irrogazione delle misure, a “strumentalizzazioni a fini privati”. Tutto ciò comprova che il maschilismo, la concezione antifemminile e la violenza fanno parte della cultura delle “forze dell'ordine”.
Tra l'altro c'è da domandarsi: come mai i quattro migranti stupratori di Rimini sono finiti immediatamente in carcere mentre i due carabinieri stupratori di Firenze sono ancora a piede libero?
13 settembre 2017