Femminicidi e stupri sono frutto della cultura borghese patriarcale e antifemminile
A Lecce un giovane uccide la fidanzata. Altri stupri a Roma, Milano e altrove. Da gennaio a luglio 2.333 violenze sessuali. 11 stupri al giorno.
Tutte e tutti in piazza con “Non una di meno” e la Cgil il 28 e 30 settembre
Dopo le orribili violenze di Rimini e quelle non meno deprecabili commesse dai due carabinieri di Firenze, non si arresta la catena di stupri e femminicidi nel nostro Paese, peraltro dando una tragica dimostrazione che la violenza sulle donne non conosce confini etnici o geografici.
È infatti italiano l'assassino 17enne della giovanissima Noemi, 16 anni, della provincia di Lecco, sua fidanzata, verso la quale si mostrava possessivo e violento, come se la considerasse di sua proprietà. Al punto da non mostrarsi minimamente pentito del gesto e sorridere alle telecamere dopo l'arresto per averla uccisa il 3 settembre. Per non parlare della 15enne uccisa a Foggia il 20 settembre dall'ex compagno della madre per vendetta.
Purtroppo però la lista delle violenze assurte alle cronache nel corso di settembre è ben lunga, dalla turista canadese aggredita a Milano dal falso tassista, alla donna tedesca brutalmente violentata a Roma dopo essere stata legata ad un palo. Fa però specie che il caso, altrimenti relegato nelle cronache locali, trovi posto sulle pagine nazionali quasi solo quando a commetterlo è uno straniero, meglio ancora se richiedente asilo, per poter essere strumentalizzato dalla destra conservatrice e fascio-leghista per per tornaconto elettorale.
Basta confrontare due casi molto recenti per rendersi conto della grave e pericolosa ipocrisia di questi discorsi razzisti. Il primo è quello dello stupro, avvenuto l'11 settembre, di una ventenne finlandese per mano di un giovane bengalese, dopo averle offerto un passaggio. Puntualissimo, Salvini ha criminalizzato l'intera categoria dei profughi e migranti e chiesto la castrazione chimica e l'espulsione, mentre la deputata berlusconiana Laura Ravetto ha persino chiesto di eliminare la “protezione umanitaria”. L'altro caso è quello noto dello stupro commesso dai due carabinieri a Firenze contro le studentesse americane: benché saltino all'occhio le dinamiche, e benché tanto i militari quanto il bengalese abbiano tentato vigliaccamente di dimostrare che le donne erano consenzienti, ai carabinieri non è stato riservato un trattamento neanche lontanamente simile, anzi tuttora non è accertata la loro colpevolezza, e comunque i politicanti borghesi a partire dal sindaco Nardella hanno sminuito quanto non giustificato di fatto l'avvenuto, secondo il solito schema antifemminile del “com'era vestita” o “ma aveva bevuto”.
Nel 2017 fino al mese di luglio sono stati denunciati oltre 2.333 casi di violenza sessuale. Tuttavia, come ha sottolineato “Non una di meno” di Roma in un articolo su “Dinamopress”, è calcolato che solo il 7% degli stupri venga denunciato, a riprova della cultura di colpevolizzazione delle donne che permane, e non è irragionevole pensare che le violenze non denunciate siano commesse in gran parte da conoscenti o parenti, o siano subite da prostitute. Lo stesso femminicidio, nel 71,9% dei casi, si consuma fra le mura domestiche. Senza contare la violenza di genere commessa anche contro persone transessuali e pure omosessuali, in generale cioè contro chi scardina il rigido schema patriarcale ed eteronormativo con l'uomo etero al centro e in pieno diritto di trattare la donna come oggetto.
È proprio questa cultura patriarcale, maschilista e antifemminile, tipica della società borghese, alla base delle violenze contro le donne.
Una cultura traversale, pervasiva e tutt'altro che sconfitta, lo dimostra la “campagna per la sicurezza” imbastita dal “Messaggero” a seguito di un articolo di Lucetta Scaraffia che invita le donne ad accettare “le debolezze del destino femminile” (sic!) e affidarsi quindi alla protezione degli uomini. Inaccettabili posizioni retrograde contro le quali la risposta migliore è arrivata da “Non una di meno” che, al grido “le strade sicure le fanno solo le donne” ha svolto il 21 settembre un presidio sotto la sede del “Messaggero”.
I politicanti e i mass media della destra razzista e xenofoba, scatenando la caccia al migrante, non fanno che strumentalizzare i corpi delle donne ad uso e consumo della retorica fascio-leghista e finiscono per distogliere l'attenzione dal vero terreno che genera queste brutalità e aberrazioni, che affonda le radici nella cultura patriarcale, maschilista e antifemminile. Una cultura tipica della società borghese, che è stata storicamente propinata dalla classe dominante esaltando il machismo e relegando le donne in secondo piano, in politica come nel lavoro, nello spettacolo ecc., e che ora vive un violento rigurgito contro gli spazi conquistati dalle donne nel corso delle loro lotte.
Per questo motivo, chi si oppone alla violenza contro le donne deve respingere la strumentalizzazione razzista da parte dei fascio-leghisti e battersi contro questa cultura, che fa poi parte della più generale cultura borghese di edonismo, disimpegno, sballo e individualismo sfrenato, adatta ad una società fondata sul libero mercato e sul successo personale a scapito degli altri. La lotta per l'emancipazione femminile non può avere come obiettivo la realizzazione personale di singole donne, magari nel business o nella politica, ma deve passare necessariamente per la lotta contro questa cultura e la società capitalista che l'ha generata e continua a diffonderla. Come hanno spiegato Marx ed Engels, la divisione sessuale nasce con la proprietà privata dei mezzi di produzione, la divisione del lavoro e la relegazione delle donne nella schiavitù domestica, infatti le sue più grandi conquiste il movimento femminile le ha raggiunte legandosi al movimento operaio e rivendicando per le donne il diritto al lavoro. Viceversa, i lavoratori e gli oppressi non possono immaginare nessuna nuova società senza combattere contro ogni discriminazione di genere.
Scendiamo in piazza con “Non una di meno” il 28 settembre per l'aborto libero e con la Cgil per il 30 settembre contro la violenza sulle donne, diamo forza alle nuove mobilitazioni femminili e confrontiamoci sulla posizione che per ottenere la piena emancipazione femminile, bisogna liberarsi del capitalismo e conquistare il socialismo.
27 settembre 2017