Intervento del presidente della Confindustria a un Forum all'Agenzia Ansa
Boccia: “Scambio salari-produttività per essere competitivi”
Positive “le scelte di politica economica di questo governo e di quello precedente”
“La competizione è tra la Ue e il resto del mondo, non tra paesi europei”
“Dare valore al lavoro, permettere ai ragazzi un progetto di vita e quindi incrementare la domanda, rendere le aziende più competitive, sia dal punto di vista dei costi che delle competenze, sarebbe un passo avanti su Industria 4.0”. Questo è stato lo slogan con cui ha esordito Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria. Parole pronunciate in apertura del Forum organizzato dall'agenzia d'informazione Ansa il 12 settembre scorso.
Ma cosa si nasconde dietro queste frasi di circostanza che da sole dicono poco o niente? Se andiamo a leggere con attenzione le risposte che il rappresentante degli industriali ha dato ai giornalisti possiamo vedere chiaramente che si tratta delle solite misure a favore dei padroni: sgravi fiscali agli imprenditori e contemporaneamente mano pesante sui tagli alla spesa sociale, queste sono le richieste fatte al governo mentre ai sindacati rilancia la proposta di aumenti salariali solo in cambio di maggiore produttività.
Quando gli viene fatto notare che l’economia italiana ha fatto registrare negli ultimi mesi un aumento del prodotto interno lordo (PIL) superiore alle previsioni Boccia tira subito il freno a mano e non si sbilancia in toni trionfalistici come stanno facendo Gentiloni e Renzi. Ma la prudenza ha una sua motivazione ben precisa: si vuol mettere in guardia il governo dal prendere decisioni favorevoli a lavoratori e pensionati o tendenti ad allargare i cordoni della spesa pubblica, magari a fini elettorali in vista delle politiche del prossimo anno. Il messaggio è chiaro riguardo alla prossima Legge di Stabilità: nonostante il PIL più alto del previsto “i margini di manovra non sono ampi”.
La musica cambia quando si tratta di favorire gli imprenditori. Confindustria spinge per una maggiore detassazione dei premi di produzione per le aziende, l’azzeramento del cuneo fiscale e dei contributi per tre anni per i neo-assunti che il governo invece intende tagliare “solo” del 50% (100% per il Sud), la riconferma alla scadenza degli strumenti di Industria 4.0. Una denominazione quest’ultima, accattivante e da linguaggio informatico ma dietro gli incentivi di Industria 4.0 si nasconde un fiume di denaro pubblico indirizzato verso le aziende private. In particolare super e iperammortamento pesano da soli più di 11 miliardi di euro. Nel triennio parliamo di oltre 20 miliardi di euro. Considerando il taglio dell’IRES arriviamo a superare i 30 miliardi che vengono a mancare dalle casse dello Stato.
Nonostante questi regali Boccia chiede ancora di più al governo e non si accontenta, ma reputa positive le scelte di politica economica dell’esecutivo. Non usa il linguaggio sbracato del suo predecessore Squinzi che verso Berlusconi e Renzi, in certi frangenti, non aveva lesinato complimenti e applausi a non finire ma le sue parole sono comunque chiare e riconosce che “i risultati economici raggiunti dipendono non solo dalla capacità di reazione delle imprese, ma anche dalle scelte di politica economica di questo Governo”. Secondo Boccia il superamento della crisi, ancora tutto da dimostrare, sarebbe merito dei padroni, di Gentiloni e del Jobs Act.
Quanto alle relazioni industriali e sindacali Boccia ripropone il percorso già avviato con Squinzi per un “nuovo modello” incentrato sull’abbandono del Contratto Nazionale di Lavoro (CCNL) in favore di accordi aziendali. Resterebbe solo una parte normativa valida per tutti, ma anche questa solo in teoria perché i “patti in deroga” permettono di eludere buona parte delle regole inserite nei contratti di categoria. A livello salariale la cancellazione sarebbe pressoché totale perché Confindustria intende concedere aumenti salariali solo in cambio di maggiore produttività.
Tradotto in concreto vuol dire che i lavoratori impiegati in aziende che non registrano un rialzo dei profitti non riceveranno nemmeno un euro di aumento. Tutto questo introdurrà delle gabbie salariali non solo territoriali ma finanche aziendali e metterà fine al principio di parità di salario a parità di lavoro. Senza contare che sarà aggiunta un’ulteriore arma di ricatto economico verso i lavoratori. Boccia ha fatto capire chiaramente che questa è la linea di Confindustria per i prossimi rinnovi contrattuali; staremo a vedere se i sindacati l’accetteranno o si decideranno finalmente a respingere i diktat padronali.
Infine Boccia si è espresso per un’Unione Europea (UE) più unita affinché possa svolgere il suo ruolo imperialista nel mondo con maggiore efficacia, il riferimento è alla vicenda dei cantieri navali di Saint-Nazaire che stavano per passare a maggioranza a Fincantieri . Le stilettate le ha indirizzate ai governi e agli industriali francesi, sempre pronti ad appellarsi alla “libera concorrenza” e al “siamo tutti europei” quando devono acquisire aziende italiane o di altri Paesi, salvo tirare in ballo “l’interesse nazionale” e il “nazionalismo economico” quando avviene il contrario. “La competizione è tra Ue e il resto del mondo, non tra paesi europei”, ha risposto ai giornalisti.
Tirando le somme, da questo forum emergono con chiarezza quali saranno le linee guida della presidenza di Vincenzo Boccia “per favorire la ripresa”. Confindustria vuole un governo che prosegua sulla strada del contenimento della spesa pubblica e del rigore verso le classi più povere, riservi ai padroni un trattamento di favore con incentivi e sgravi fiscali, un sindacato cogestionario e dei lavoratori succubi degli interessi padronali, una UE più forte economicamente e più coesa per affrontare la competizione imperialista con gli Usa, la Cina e gli altri Paesi.
27 settembre 2017