Escluse le associazioni LGBT dalla Conferenza sulla famiglia
Largo posto invece alle associazioni familiari di destra
Tra il 28 e il 29 settembre si è tenuta a Roma la III Conferenza nazionale sulla famiglia, patrocinata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e quindi personalmente da Gentiloni, che ha l'interim sulle politiche per la famiglia dalle dimissioni di Enrico Costa, ministro di AP dimessosi a luglio, che però aveva avuto il tempo di prepararla e programmarla in modo che potesse uscirne una perfetta fiera della famiglia cattolica e tradizionale, riempiendola di esponenti e posizioni conservatrici. Senza che né Gentiloni né la stessa Boschi, la quale ha la delega alle pari opportunità, abbiano trovato nulla da ridire.
Infatti, pur proponendosi come “un'occasione di riflessione, partecipazione, confronto e di dibattito sui temi della famiglia, considerata in tutte le sue componenti e problematiche generazionali” per discutere le “linee generali del prossimo Piano Nazionale per la Famiglia”, la Conferenza ha tenuto fuori i rappresentanti delle associazioni LGBT, invitando solo Arcigay e Agedo (amici e parenti di persone LGBT) senza diritto di parola ed escludendo del tutto Famiglie Arcobaleno e Rete Genitori Rainbow, le quali rappresentano invece famiglie con genitori omosessuali.
Queste ultime, insieme ad Agedo, hanno diramato un comunicato congiunto in cui affermano: “Il governo non può farsi promotore di un evento che si rifiuta di prendere in considerazione le istanze sia delle famiglie omoparentali di nuova costituzione cioè che hanno avuto figli all'interno della coppia omosessuale, sia delle numerose famiglie ricomposte in cui un componente della coppia omosessuale abbia avuto figli da relazione etero precedente, tutte realtà in cui sono presenti bambini e ragazzi che vanno tutelati”. “Chiediamo ai rappresentanti delle istituzioni e del Governo più sensibili alle istanze del mondo Lgbt”, concludono, “di intervenire per andare oltre questa esclusione, o in alternativa di disertare un appuntamento che, così congegnato, è inaccettabilmente discriminante”.
La Conferenza, fra l'altro, è stata organizzata dall'Osservatorio nazionale sulla famiglia, voluto nel 2009 da Giovanardi e riattivato l'anno scorso, egemonizzato da rappresentanti cattolici e promotori del “Family day”, al quale è riconosciuta la paternità dei discorsi e progetti istituzionali sulla famiglia. E infatti i vari gruppi di lavoro erano pieni zeppi di esponenti del Forum delle Associazioni familiari, che riunisce le varie sigle cattoliche e di destra che hanno organizzato il “Family day”, si oppongono alla parità dei diritti civili e vanno predicando falsità e castronerie sulla “teoria gender”.
Così facendo insomma la Conferenza ha stabilito di non prendere minimamente in considerazione le esigenze particolari non solo delle famiglie gay, ma anche delle famiglie mononucleari (un solo genitore), con figli adottivi, di fatto, e così via. Tutte queste tipologie per il governo non esistono.
Nel suo intervento Gentiloni ha reso “omaggio” alla famiglia, definendola “pilastro della Repubblica e pilastro per affrontare questi dieci anni di crisi”. Parolone a cui sono seguite poche briciole nella pratica, come il raddoppio dei fondi per il Reddito di inclusione sociale (Rei), o circa 1,5 miliardi in più rispetto agli attuali 2, tuttora insufficienti rispetto alle esigenze delle famiglie povere. Perpetuando una visione assistenzialista e retrograda delle politiche sulla famiglia, da rafforzare nel suo ruolo di ammortizzatore sociale, magari l'unico rimasto, visto che il governo non si fa problemi a smantellare i servizi pubblici. Alla Boldrini il ruolo di incantatrice delle forze alla sinistra del PD parlando più spigliatamente, ma anche genericamente e senza trarne le dovute conclusioni, di quanto il precariato e il lavoro nero impediscano ai giovani di crearsi una famiglia.
Questa vicenda dovrebbe mettere fine alle illusorie speranze nutrite da diversi settori del movimento LGBT nei confronti del governo e del PD, che non si sono minimamente attivati contro l'impostazione discriminatoria della Conferenza, salvo la prossima posticcia ed effettivamente offensiva della Boschi di ricevere i rappresentanti delle associazioni omogenitoriali a parte in un secondo momento. E aprire un inevitabile dibattito su quanto i gruppi dirigenti di alcune associazioni, segnatamente Arcigay, siano legati a doppio filo al PD finendo così per sottomettere la radicalizzazione della lotta agli interessi elettorali del partito di Renzi. La stessa Arcigay non ha disertato la Conferenza, come avrebbe dovuto, e si è limitata ad esprimere “rammarico” al ministro Boschi. Dove sono finite le promesse di muovere le piazze per il matrimonio egualitario dopo l'approvazione delle unioni civili?
Proprio questa era, del resto, la trappola della storpia e parziale legge Cirinnà: a parte qualche briciola di diritto e un riconoscimento minimo, le coppie omosessuali restano “formazioni sociali” di serie B, legalizzando e istituzionalizzando la discriminazione. Sul piano giuridico (e ideologico) la famiglia resta una sola, quella eterosessuale, monogamica e preferibilmente cattolica. Il movimento LGBT si stacchi definitivamente dal governo e dai partiti parlamentari, gli neghi ogni fiducia e riprenda a battersi senza vincoli e lacci per la piena parità dei diritti civili e sociali.
4 ottobre 2017