Tramite i pennivendoli anticomunisti Walzer e Gentile
Grossolane falsità de “Il Sole 24 Ore” sulla Rivoluzione d'Ottobre
Il quotidiano della Confindustria attacca la via rivoluzionaria dei comunisti russi ed esalta la via riformista dei socialdemocratici

“Il Sole 24 Ore” si aggiudica il premio per le più colossali falsità che siano state scritte finora sul centenario della Rivoluzione d'Ottobre. Anche perché il quotidiano di Confindustria, cioè del grande capitale industriale, ha l'ambizione di svelare, come dice il titolo di un articolo del 2 ottobre, “La verità sulla Rivoluzione d'Ottobre”. Per farlo, gli industriali hanno deciso di affidarsi non ai ruggiti di un incallito anticomunista di destra, ma alla penna ancor più velenosa di Michael Walzer, classe 1935, filosofo americano ebreo, “socialdemocratico all'europea” sostenitore del “socialismo nella versione di Marx e Trotzki” (dal “Sole” del 4 maggio 2014) e di Obama e Clinton, apertamente sionista. Quasi a voler contrapporre non tanto capitalismo e socialismo, ma una “vera” sinistra moderata e accettabile al capitalismo e il feroce bolscevismo distruttore.
Peccato che le “verità” scoperte da Walzer non siano altro che cumuli di menzogne e calunnie di cui l'intellettuale americano non può nemmeno attribuirsi la paternità, visto che riprendono pari pari le falsità messe in giro storicamente dagli anticomunisti di ogni risma e in fondo non sono che rimasticature di ciò che i menscevichi e i riformisti dicevano già allora per gettare fango sulla Rivoluzione sovietica.
Innanzitutto l'autore afferma che quest'ultima fu “un disastro per il popolo russo” e qui gli basta riprendere la solita litania anticomunista “brutale dittatura, polizia segreta, processi farsa, purghe, deportazioni di popolazioni, gulag siberiani e assassinii di massa” e chi più ne ha più ne metta. E premette: “la società russa non era pronta ad appoggiare una rivoluzione autenticamente socialista e democratica”, che lascia intendere essere quella di febbraio, cioè menscevica. In altre parole capovolge le responsabilità, imputa alla società russa di essere arretrata e quindi non pronta alla democrazia, quando invece furono i menscevichi a deludere le aspettative dei rivoluzionari e del popolo russi, tenendo il Paese nella carneficina della guerra mondiale e lasciando intatto il potere della borghesia e dei proprietari terrieri. Questo sì che fu un disastro per il popolo russo, non certo le grandi ed epocali conquiste dell'Ottobre, basti considerare che i primi atti del neonato potere sovietico siglano la pace e sanciscono il passaggio della terra alle comunità contadine, il controllo operaio nelle fabbriche e la nazionalizazione delle banche, l'annullamento dei debiti contratti dallo zar e dal governo menscevico, la parità dei diritti tra uomo e donna, l'eguaglianza delle diverse nazionalità della Russia. E non parliamo dei grandi successi conseguiti su tutti i campi nel trentennio successivo, fra cui ricordiamo la sconfitta dell'analfabetismo tramite la gratuità di tutti i cicli di istruzione, cosa che allora l'Europa “democratica” nel pantano della crisi prodotta dal capitalismo si sognava soltanto. È sleale, ma tipico degli anticomunisti in cattiva fede, prendere gli inevitabili errori e difetti del sistema sovietico come fossero la norma e mettere in ombra i successi, decisamente superiori.
Walzer riprende poi la tesi socialdemocratica secondo cui la Rivoluzione fu “un disastro per l'Europa”, perché la divisione fra comunisti e socialdemocratici tedeschi “ha contribuito a portare i nazisti al potere” e il “patto Hitler-Stalin” (si arriva perfino a deformare i nomi pur di dimostrare l'equazione comunismo=nazismo) ha permesso alla Germania di spadroneggiare sull'Europa dell'Ovest. Qui siamo alla panzana storica più assoluta, che la dice lunga su quanto questo “intellettuale” sia credibile. Perché omette volutamente che i comunisti tedeschi combatterono i socialdemocratici perché questi ultimi si erano messi al servizio della reazione, entrando a far parte del governo che nel 1919 schiacciò il tentativo rivoluzionario e fu responsabile peraltro dell'omicidio di Karl Liebknecht e Rosa Luxemburg, quest'ultima oggi persino recuperata da parte della socialdemocrazia europea; omette che il patto di non aggressione fra l'URSS e la Germania nazista divenne una necessità dopo che Francia e Inghilterra lisciarono il pelo a Hitler per cercare di rivolgere le sue mire di conquista verso il Paese dei Soviet, permettendogli tutto, compresa l'annessione dell'Austria e della Cecoslovacchia.
E infine, l'Ottobre fu “un disastro per la sinistra” perché diede forza e prestigio ai partiti comunisti a scapito dei partiti socialdemocratici, il cui “necessario anticomunismo li ha resi più conservatori di quanto sarebbero potuti essere”. Certo, i socialdemocratici sono da sempre strenui difensori del sistema capitalista non perché vi si sono integrati e ne hanno accettato il modello socio-economico, ma perché avrebbero dovuto contrastare il rischio della tirannia comunista: che comoda scusa per mettersi a posto la coscienza e continuare a fare gli interessi del capitale! Fu semmai vero il contrario, cioè che i comunisti furono costretti a separarsi dai socialdemocratici della Seconda Internazionale perché questi ultimi già ai tempi della prima guerra mondiale avevano portato a termine il loro tradimento del proletariato appoggiando i propri governi borghesi e negli anni successivi si misero di traverso non solo alla rivoluzione russa, ma a tutti gli altri moti rivoluzionari nel resto dell'Europa. “Come sarebbero state la Russia, l'Europa e la sinistra oggi se i Menscevichi (i socialdemocratici russi) avessero vinto? A volte è bello sognare”, chiude l'autore, ma i menscevichi in Russia la loro occasione l'hanno avuta e sprecata col governo provvisorio uscito dalla rivoluzione di febbraio.
Le stesse tesi sono sostenute da Emilio Gentile in un altro articolo del 29 settembre, “Se non ci fossero stati i bolscevichi”, dove scopriamo che la Rivoluzione d'Ottobre fu addirittura la “continua smentita delle premesse e delle promesse teoriche di Marx e di Lenin” e responsabile della “frantumazione della sinistra proletaria in Italia e in Germania per effetto della Terza Internazionale” che favorì il fascismo, scaricando sui bolscevichi la responsabilità dell'imposizione del regime fascista che fu invece funzionale alla borghesia per difendere il proprio potere con il terrore e la dittatura.
Ecco come la borghesia ricostruisce la storia a proprio uso e consumo, ecco come storici e intellettuali anticomunisti comunque mascherati, anche professandosi di “sinistra”, si mettono coscientemente al servizio del capitale e della sua reinterpretazione della storia per presentare il capitalismo come eterno e immutabile, ogni tentativo di abbatterlo è degenerato in tirannia e terrore.
Confindustria è così riconoscente al ruolo della socialdemocrazia che a Walzer aveva già offerto un altro spazio sul “Sole” del 25 settembre per parlare di rivoluzione come “certezza di tirannia” e tessere le lodi del riformismo. I socialdemocratici, afferma il nostro, “quando controllano la macchina statale, usano il potere regolativo dello Stato democratico, contro i privilegi di nascita e di censo” e “aiutano a creare e sostenere una società civile vitale e aperta”. L'“approccio graduale all'uguaglianza” per Walzer è fatto di “movimenti di protesta” (esplicitamente contrapposti ai partiti rivoluzionari) che “hanno parzialmente successo” (!) e “rendono la società più egualitaria, almeno per un po'” (!!). Quindi sotto sotto, questo riformista socialdemocratico doc con questo suo atto di sottomissione al capitalismo vuole contrapporre la rivoluzione, che conquista tutto, a partire dal potere politico, e opera un cambiamento radicale rispetto alla vecchia società, al riformismo, che si accontenta delle briciole... e solo per un po', cioè finché lo tollera la classe dominante!
Da un punto di vista storico, è ormai generalmente riconosciuto che se la borghesia tollerò per un certo periodo la “soluzione” socialdemocratica concedendo importanti diritti e spazi ai lavoratori, ciò avvenne solo per timore che si ripetesse un nuovo Ottobre, visto che la presenza dell'URSS e degli Stati socialisti offriva un'alternativa valida e vincente al proletariato dei Paesi capitalisti. Tuttavia il riformismo ha esaurito da tempo questo ruolo e oggi è il principale difensore ed esecutore delle politiche neoliberiste, delle privatizzazioni, della grande finanza, della compressione dei diritti dei lavoratori e degli spazi democratico-borghesi. Questa è la “sinistra” che a Confindustria piace tanto e che tuttora sostiene tramite il suo appoggio ai governi del PD.
Lo spettro dell'Ottobre si aggira ancora per il mondo e popola gli incubi del capitale. Lavoriamo per farlo vincere anche in Italia!
 

11 ottobre 2017