In un discorso alla Sorbona, proponendosi come leader dell'imperialismo europeo
Macron rilancia l'Ue con esercito e polizia comune
L'obiettivo è di consentire all'Unione europea imperialista di essere competitiva con l'imperialismo americano e cinese
“Dinanzi alle grandi sfide del nostro tempo (…) Non possiamo permetterci di tenere le stesse politiche, le stesse abitudini, le stesse procedure, lo stesso budget. (…) L’unica via che assicura il nostro avvenire è la rifondazione di un’Europa sovrana, unita e democratica”: è l'incipit dell'intervento che il presidente francese Emmanuel Macron ha pronunciato lo scorso 26 settembre all'università parigina della Sorbona, un intervento che mira a rilanciare l'Unione europea imperialista e metterla in grado di competere coi concorrenti principali Usa e Cina.
Il rafforzamento della Ue parte anzitutto da un esercito e una polizia comune, sottolineava Macron che si candida alla leadership dell'imperialismo europeo. Alcuni punti del suo intervento troveranno applicazione immediata nell'intesa che il giorno seguente sottoscriverà col presidente del consiglio italiano Paolo Gentiloni.
Il primo punto di forza dell'Europa sovrana di Macron è non a caso la cooperazione militare. “In materia di difesa, l’Europa deve darsi una forza comune d’intervento, un budget di difesa comune e una dottrina comune per agire”, sosteneva il presidente francese che non trascurava il tema della “lotta al terrorismo”, proponendo la creazione di “un’Accademia europea di intelligence”, e inseriva nel capitolo militare persino la cooperazione europea per creare “una forza comune di protezione civile”.
L'Europa deve rispondere “alla sfida migratoria”, sosteneva Macron ma non con la fine dello scippo delle risorse dei paesi poveri e le guerre condotte o alimentate dai paesi imperialisti che creano le principali correnti migratorie e ondate continue di profughi. La risposta imperialista di Macron è il rafforzamento delle frontiere e la creazione di una polizia europea “che garantisca una gestione rigorosa delle frontiere e che assicuri il ritorno di coloro che non possono restare”, assicuri il respingimento della quasi totalità dei migranti che nella classificazione dei paesi imperialisti sono definiti “migranti economici” e quindi senza il diritto di essere accolti.
Sistemata la sicurezza dei confini, il presidente francese, indicava che il terreno di intervento della politica estera dell'Europa doveva essere “anzitutto il Mediterraneo e l’Africa” e in particolare lo sviluppo di “un nuovo partenariato con l’Africa”, che resusciti con nuove forme il vecchio controllo coloniale dei paesi imperialisti europei su Mediterraneo e paesi africani. Sul modello dell'intervento militare per contrastare i flussi di profughi nel Mediterraneo e di quello nei paesi di partenza dei flussi, nella fascia sahariana, come il recente accordo del G5 del Sahel.
Gli altri cardini del rilancio della Ue riguardano la costruzione di “un’Europa come potenza economica e monetaria. Dobbiamo fare della zona euro il cuore della potenza economica dell’Europa nel mondo”, affermava Macron, che metteva in fila la necessità dello “sviluppo sostenibile” con l’Europa “capo fila per una transizione ecologica efficace ed equa”, la convergenza europea sociale e fiscale, della cultura e del sapere per tentare di coinvolgere i popoli europei nel progetto e recuperarne il consenso, oramai molto debole.
L'Ue immaginata da Macron “potrà allargarsi progressivamente ai paesi dei Balcani occidentali” ma dovrà rendere più snelle le sue istituzioni a partire da “una Commissione più stretta (15 membri). E soprattutto permetterà a “quelli che vogliono andare più lontano, più veloci, lo devono fare senza esserne ostacolati. Le cooperazioni saranno sempre aperte a tutti, sull’unico criterio del livello di ambizione condivisa, senza formato predefinito”. Altro non è che l'Ue a velocità variabile, con alleanze rafforzate in alcuni settori tra chi ci sta, l'unica al momento praticabile. Che avrà in ogni caso una guida nel tandem franco-tedesco.
“Di fronte a queste sfide, l’impulso franco-tedesco sarà decisivo”, sottolineava Macron che indirizzandosi a Berlino domandava “perché non darsi l’obiettivo, con scadenza 2024, di integrare totalmente i nostri mercati applicando le stesse regole alle nostre imprese, del diritto degli affari al diritto dei fallimenti?’’. Anticipando intese aperte a altri paesi con quello “spirito pionieristico e concreto” all'origine del Trattato dell’Eliseo del 1963 con la Germania, “del quale la Francia propone di iniziare una revisione traducendo una nuova ambizione comune”. Un richiamo a accordi strategici definiti a suo tempo dall'imperialismo francese che con De Gaulle si ricavava uno spazio alla guida del nascente imperialismo europeo e che Macron spenderà anche il giorno successivo, il 27 settembre per definire l'importanza dell'accordo strategico con l'Italia firmato a Lione col primo ministro Paolo Gentiloni.
“Tutti gli Stati che aderiscono a tale volontà potranno lanciare nelle prossime settimane un 'gruppo di rifondazione europea', che accoglierà i rappresentanti di ogni Stato-membro volontario e associerà le istituzioni europee”, con l'obiettivo di definire entro l’estate 2018 “le proposte delle misure che attueranno tale ambizione”, proponeva Macron. Con me alla presidenza, chiudeva l'intervento il presidente francese, “il tempo in cui la Francia si propone è tornato. Penso in questo momento a Robert Schuman, il 9 maggio 1950, a Parigi, osando proporre di costruire l’Europa”. Sulle sue orme Macron dalla Sorbona si propone alla testa del rilancio dell'Unione europea imperialista.
11 ottobre 2017