Decisione fascista al vertice di Ischia ispirata dal nuovo Scelba Minniti
I mastini del G7 imperialista chiudono il web allo Stato islamico
I governanti imperialisti e i principali provider uniti contro il “malware del terrore”
Grave attacco alla libertà di espressione su Internet
Per i paesi imperialisti la cosiddetta “guerra al terrorismo” si traduce in interventismo militare contro popoli e paesi che non si piegano ai loro diktat e in misure liberticide e fasciste al loro interno. Così il G7 dei ministri degli Interni che si è svolto a Ischia il 19 e 20 ottobre, sotto la presidenza italiana, ha deciso di chiudere il web allo Stato islamico (IS) con un intervento diretto dei principali provider. Una decisione fascista che di fatto rappresenta un grave attacco alla libertà di espressione su internet.
Alla riunione dei ministri dell’Interno dei paesi del G7 presieduta dal ministro Marco Minniti hanno partecipato i ministri di Canada, Francia, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti d’America, oltre al Commissario Europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza Dimitris Avramopoulos, il Commissario Europeo per la Sicurezza dell’Unione Julian King e il Segretario generale dell’Interpol Jurgen Stock. Al centro della discussione, avvertiva l'ordine del giorno diffuso dal governo italiano, erano i temi “fondamentali della prevenzione dell’uso terroristico di Internet” e della collaborazione nella lotta ai cosiddetti “foreign fighters”, i militanti stranieri che hanno combattuto per l'IS.
“Questo di oggi potrebbe essere un primo passo per un’alleanza internazionale che sconfigga il malware del terrorismo”, dichiarava il nuovo Scelba Minniti che nella conferenza stampa al termine dei lavori, avvertendo che “lo Stato Islamico è caduto a Raqqa ma non nell’ideologia” e che quindi la guerra continuava su altri terreni a partire dalla Rete. Con strumenti quali “il blocco automatico di immagini e contenuti considerati sbagliati o che siano considerati in qualche modo strumento o incitamento all’azione di carattere terroristico”, affermava Minniti che guidava l'azione dei mastini del G7 che doveva essere rafforzata dall'intervento dei “grandi provider perché loro possono sviluppare un rapporto con le compagnie più piccole per far scaturire una cooperazione che generi un unico blocco unito contro il terrorismo”.
La nota congiunta diffusa dal G7 di Ischia sottolineava: “le organizzazioni terroristiche fanno un uso distorto di Internet per diffondere l'ideologia, reclutare nuovi combattenti, incitare agli attacchi, fornire guide sui metodi di attacco e raccogliere fondi per finanziare le loro azioni. È dunque urgente lavorare in collaborazione tra tutti gli attori coinvolti, incluse le autorità governative, il mondo dell’industria e la società civile, per contrastare efficacemente l'abuso di Internet da parte delle organizzazioni terroristiche”. Non a caso alla sessione del 20 ottobre, dedicata all'intervento sulla rete, partecipavano anche rappresentanti di Google, Microsoft, Facebook e Twitter. Le società attive sul web “continueranno ad avere un ruolo proattivo e garantiranno un'azione decisiva finalizzata a rendere le loro piattaforme più ostili al terrorismo”.
I mastini del G7 auspicavano una censura ultrarapida dei contenuti in rete e confermavano “gli sforzi in corso per esortare le aziende di Internet a migliorare la velocità di identificazione e rimozione del contenuto terroristico (…) entro 1-2 ore dal caricamento”, riconoscendo i progressi compiuti dalle aziende “per prevenire e combattere lo sfruttamento terroristico delle piattaforme online”. Azioni definite necessarie “per difendere i comuni principi di democrazia, libertà e stato di diritto”, principi dichiarati e subito calpestati.
31 ottobre 2017