La Ue definisce un nuovo meccanismo antidumpig
Si acuisce la guerra commerciale Ue-Cina
Per difendere le industrie europee dalla “concorrenza scorretta”
La Cina è entrata nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto, nella sigla inglese) nel 2001 e una volta arrivata ai vertici della classifica dei giganti economici, disputandosi il primo posto con gli Usa, ha chiesto ai partner commerciali di vedersi riconosciuto il rango di paese con “un’economia di mercato”, invece dell’attuale status di “paese in via di sviluppo”; un cambio che rispecchia gli attuali rapporti di forza e che tra le altre renderebbe meno facile per i concorrenti adottare misure contro pratiche commerciali ritenute scorrette da parte di Pechino. Il dibattito, o meglio lo scontro, è aperto da tempo in sede di Wto dove Usa e Ue tentano di tenere il più possibile la concorrente imperialista Cina in condizioni più sfavorevoli e nel contempo la Ue ha adottato nuove misure antidumping, contro la concorrenza definita scorretta, che sono di carattere generale. Ma è più che evidente che nel mirino c’è la Cina e Pechino le ha denunciate come misure protezionistiche.
“L’Europa è per un commercio aperto ed equo, ma non siamo ingenui difensori del libero commercio”, sottolineava il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, nel presentare le misure definite da Consiglio, Commissione e parlamento europeo il 3 ottobre che permetteranno ai paesi europei di dotersi “dei mezzi per intraprendere un’azione contro la competizione scorretta e il dumping dei prodotti nel mercato unico, che porta alla perdita di lavoro”. Parola più, parola meno di quelle usate dal presidente americano Donald Trump per rimettere in discussione gli accordi multilaterali sul commercio e tutelare gli interessi imperialisti americani con misure protezionistiche contro il nuovo paladino del “libero commercio”, il cinese Xi Jinping.
Il nuovo meccanismo messo a punto dalla Ue per definire i dazi antidumping non farà più distinzione tra il paese ad “economia di mercato” e non, aggirando la questione posta dalla Cina al Wto e affida alla Commissione europea il compito di compiere analisi e pubblicare rapporti specifici su settori economici o singoli paesi per denunciare pratiche ritenute scorrette, quali sussidi statali agli investimenti o violazione del rispetto dei criteri ambientali e dei diritti del lavoro definiti dall’Ilo, dall’organizzazione del lavoro dell’Onu.
La normativa sarà una sorta di “servizio gratuito” alle industrie europee che dovranno limitarsi a sporgere denuncia contro il paese esportatore sulla base degli elementi di indagine elencati dallo studio della Commissione. E la commissaria al Commercio, Cecilia Malmstroem ha promesso: “faremo molto presto a redigere i rapporti. La legislazione dovrebbe entrare in vigore entro fine anno. La relazione dettagliata della Commissione che descriverà la situazione specifica dei singoli paesi esportatori si concentrerà sulle ‘distorsioni significative’ dei prezzi e dei costi, indicando chiaramente anche il significato di tali distorsioni”.
31 ottobre 2017