Erdogan incontra a Teheran Rouhani e Khamenei
Iran e Turchia si accordano
Il presidente turco Erdogan si è recato in visita ufficiale a Teheran dove il 4 ottobre ha incontrato il presidente iraniano Rouhani e l’Ayatollah Khamenei e definito una serie di accordi che rafforzeranno gli scambi economici ma soprattutto la cooperazione politica riguardo la principale crisi regionale, quella siriana; crisi che riguardo al regime di Damasco li vedeva all'inizio su fronti contrapposti e ora, sotto la regia dell'imperialismo russo, complici nella spartizione del paese con gli accordi di Astana e alleati di ferro contro le legittime aspirazioni nazionali del popolo curdo.
Erdogan e Rouhani hanno confermato la volontà di una maggiore coordinazione per sviluppare il negoziato di Astana, che nel prossimo appuntamento previsto per il 30 e 31 ottobre dovrebbe consolidare le zone di tregua già definite e alle quali Ankara vorrebbe aggiungere quella di Afrin, uno dei cantoni curdi della Rojava, per sfilarla al controllo curdo e cancellare il progetto di unificazione con gli altri cantoni siriani di Kobane e Jazira.
Al momento una delle principali preoccupazioni delle due potenze imperialiste locali è diventata quella di tenere a bada le aspirazioni nazionali curde dopo il successo, seppur non condiviso dai principali partiti curdi in Siria e Turchia e da quelli all'opposizione di Barzani in Iraq, nel referendum del 25 settembre quando i curdi iracheni hanno votato in massa per l’indipendenza dall’Iraq. Ankara e Teheran hanno già preso misure comuni come la sospensione dei collegamenti aerei e iniziative quali le manovre militari ai rispettivi confini con l’esercito iracheno. Esercito iracheno che il 16 ottobre è stato spedito dal premier Haider al-Abadi a sloggiare le milizie curde, i peshmerga, e riprendere il controllo dell'importante città petrolifera di Kirkuk.
“Da questo momento saranno prese misure più decisive” per impedire modifiche ai confini attuali, affermava Erdogan dopo l'incontro con Rouhani; possibile la chiusura dei confini e sanzioni economiche, soprattutto se le elezioni parlamentari e presidenziali a Erbil in programma l'1 novembre confermeranno come prevedibile il governo di Barzani la linea indipendentista.
La Turchia può mettere in seria difficoltà la regione autonoma del Kurdistan iracheno che esporta il suo greggio con l’oleodotto che dalla città contesa di Kirkuk sfocia nella turca Ceyhan; Baghdad opera alla partenza sui giacimenti di Kirkuk, Ankara sul rubinetto di uscita di Ceyhan, assieme Iraq, Turchia e Iran possono usare l'arma del controllo del petrolio, più che l'indipendenza l'obiettivo vero del governo di Erbil, e strozzare le ambizioni di Barzani.
Intanto l'alleanza tra Ankara e Teheran viaggia sul terreno economico tanto che i due leader hanno auspicato un salto nell’interscambio commerciale dagli attuali 10 miliardi annui ai 30 miliardi annui e hanno firmato dei memorandum sulla cooperazione tra banche centrali e dogane per facilitare gli scambi nelle rispettive valute e il transito di merci ai valichi di confine.
8 novembre 2017