Importante discorso di Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, alla celebrazione del Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre svoltasi a Milano
È ora che gli sfruttati e gli oppressi riscoprano la Rivoluzione d'Ottobre e capiscano che essa è la via della loro emancipazione
Non si può avere il cuore con la Rivoluzione d'Ottobre e il corpo con i falsi comunisti

Compagne e compagni, amiche e amici,
martedì 7 Novembre, cadeva il Centenario della Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre diretta da Lenin e da Stalin. Il Comitato lombardo, come tutte le istanze e tutti i militanti del PMLI celebrano con spirito rivoluzionario e militante questo anniversario della prima rivoluzione proletaria vittoriosa che, imparando la lezione della Comune di Parigi del 1871, ha spazzato via dal potere lo zarismo e la borghesia, sbaragliato l'intervento armato delle forze imperialiste internazionali e realizzato il potere dei Soviet, ossia la dittatura del proletariato, e quindi il socialismo.
Anche in questa occasione vogliamo ribadire l'importanza storica della Rivoluzione d'Ottobre, esaltarne gli insegnamenti universali tuttora interamente validi affinché sia conosciuta e apprezzata dalle nuove generazioni e indicata alla classe operaia e alle masse sfruttate e oppresse italiane come la sola via che la storia abbia dimostrato valida e praticabile per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo.
Vogliamo al contempo respingere le calunnie e le deformazioni dell'imperialismo, della imperante reazione neofascista nostrana che unifica tutte le fazioni della grande borghesia italiana, dei rinnegati del comunismo e dei falsi comunisti, di tutti i detrattori della Rivoluzione d'Ottobre che la considerano fallita, oppure superata dagli avvenimenti e dalla verifica della storia quando superato è ormai proprio il loro capitalismo, come è ormai sempre più chiaro da quando quasi dieci anni fa ha avuto inizio la crisi globale di questo barbaro sistema sociale ed economico che ormai è capace solo a concentrare ricchezza per un’infima minoranza della popolazione mondiale mentre per la sua stragrande maggioranza riserva sempre più miseria, malattie, inquinamento, fame, terrore, guerra, disperazione e morte!
Tutto il nostro Partito è mobilitato per rendere il doveroso omaggio all'evento, ad iniziare dall'importantissimo documento del Comitato centrale del 25 Ottobre pubblicato su “Il Bolscevico” n. 39 e sul nostro sito dal titolo “Viva la Grande Rivoluzione Socialista d'Ottobre”, il quale fa grande chiarezza sulla reale portata dell'avvenimento. Invitiamo i fautori del socialismo a studiarlo e a riflettere profondamente sul suo contenuto. Sempre sul nostro giornale stiamo pubblicando “La storia del Partito comunista (bolscevico) dell'U.R.S.S.” redatta nel 1938 da una commissione incaricata dal Comitato centrale del PC(b) dell'U.R.S.S. presieduta da Stalin. Storia da cui gli autentici marxisti-leninisti possono trarre preziosissimi insegnamenti, per le battaglie di oggi ad iniziare da quelle per la conquista del socialismo e contro la politica del governo Gentiloni.
Sempre “Il Bolscevico” sta svolgendo un ruolo preziosissimo con i suoi articoli, nello smascherare le menzogne e falsità che i vari scribacchini al servizio della classe dominante borghese stanno tirando fuori per dare una versione falsa dell'Ottobre. Vedi quello pubblicato sul numero 37 che smaschera le grossolane falsità del giornale della Confindustria “Il sole 24 ore” sparate dai pennivendoli Walzer e Gentile. E quello che critica l'intervento di Ezio Mauro su “Repubblica” del 6 settembre che nelle sue “Cronache di una rivoluzione” assegna a Trotzki un ruolo mai avuto di “gran maestro della rivoluzione russa” che cela da parte di Mauro l'obiettivo di attaccare Lenin e denigrare la costruzione del socialismo in URSS e la stessa idea di dittatura del proletariato.
Il nostro Partito, continuando l'elenco, ha inviato un messaggio, che è fonte di grande chiarezza per gli autentici comunisti, alla Conferenza internazionale di Amsterdam, per commemorare il Centenario dell'Ottobre, svoltasi il 23 e 24 settembre scorsi, messaggio dal titolo “La Rivoluzione d'Ottobre rappresenta lo spartiacque tra gli autentici marxisti-leninisti e i revisionisti”.
Il compagno Erne ha svolto un'importante missione in Russia, a nome del Comitato centrale del PML,I per rendere omaggio a Lenin, il principale dirigente della Rivoluzione d'Ottobre.
A Varese domenica 22 ottobre PMLI e PCI hanno festeggiato insieme la Rivoluzione d'Ottobre con una iniziativa pubblica organizzata da quest'ultimo alla quale è intervenuto il compagno Alessandro Frezza.
Sabato 4 novembre, nello stesso giorno in cui la classe dominante borghese in camicia nera celebra le sue Forze armate nell'anniversario della conclusione di quel vergognoso macello che fu la 1° guerra mondiale imperialista, le Organizzazioni di Rufina e di Vicchio del Mugello del PMLI hanno organizzato una importantissima ed esemplare iniziativa per celebrare il Centenario della gloriosa Rivoluzione Socialista d'Ottobre, dove il compagno Enrico Chiavacci ha pronunciato un importante discorso che invitiamo a leggere sull’ultimo numero de “Il Bolscevico”.
In quello stesso giorno a Fucecchio (Firenze) i compagni della Cellula “Vincenzo Falzarano” del PMLI hanno realizzato un gazebo per esaltare i veri significati rivoluzionari e proletari del Rosso Ottobre, in contrapposizione alle falsificazioni che a livello nazionale hanno visto nel pennivendolo della borghesia Ezio Mauro e nel rinnegato del comunismo Paolo Mieli i maggiori interpreti, che per giorni in televisione ci hanno deliziato con le loro menzogne.
Mercoledì 1° novembre il Responsabile del PMLI per l'Emilia-Romagna, compagno Denis Branzanti, ha rilasciato a Cavriago, davanti al busto di Lenin, un’intervista per la trasmissione “Tagadà” che va in onda su “La7” sul Centenario della Rivoluzione d’Ottobre da inserire in un servizio da mandare in onda nella trasmissione sull'argomento. L’intervista è durata circa un’ora e mezza, il giornalista ha registrato tutto per poi montare successivamente alcuni spezzoni all’interno di un servizio di appena 2 minuti nel quale doveva inserire anche altre dichiarazioni.
Venerdì 3 novembre il servizio è regolarmente andato in onda in apertura della trasmissione “Tagadà” condotta da Tiziana Panella dove si parlava di cosa è rimasto oggi della Rivoluzione d’Ottobre, ma l’intervista al PMLI è stata completamente censurata e non si è vista nemmeno un’immagine di essa!
Evidentemente non si è voluto creare un contraddittorio al pennivendolo e falsificatore Ezio Mauro, presente in studio, che così ha potuto riproporre tranquillamente le solite litanie calunniose sui “crimini della tirannide bolscevica” e su altre trovate della sua fervente fantasia anticomunista.
Nonostante il ferreo black-out mediatico anti-PMLI, ancora una volta si è avuta la conferma di come oggi ciò che teme la borghesia italiana della Rivoluzione d’Ottobre sia proprio nell’esistenza del PMLI!
Tutto ciò a riprova che la difesa ideologica e politica della Rivoluzione d'Ottobre costituisce da sempre uno spartiacque tra marxisti-leninisti e progressisti da una parte e borghesi, reazionari, socialdemocratici e falsi comunisti dall'altra.
Celebrare la Rivoluzione d'Ottobre significa capirne l'ideologia, la strategia e la tattica, i contenuti, gli scopi, i metodi e lo spirito, e metterli in pratica, agire conseguentemente e coerentemente nel proprio Paese per abbattere il capitalismo e realizzare il socialismo e per sostenere attivamente i popoli e le nazioni oppresse nella lotta di liberazione nazionale e antimperialista.
Non si può avere il cuore con la Rivoluzione d'Ottobre e il corpo con i falsi comunisti. I rivoluzionari italiani devono seguire l'esempio dei marxisti-leninisti che non hanno avuto e non hanno paura di rimanere isolati per un lungo periodo e di affrontare da soli la canea reazionaria, che non si sono demoralizzati, smarriti e dispersi davanti alle difficoltà e alle prove della lotta di classe, che non hanno capitolato di fronte all'offensiva dell'imperialismo italiano e internazionale e al tradimento storico dei revisionisti moderni russi, cinesi e italiani. Fare come i marxisti-leninisti vuol dire cominciare a "fare come la Russia" di Lenin e Stalin.
"La Rivoluzione d'Ottobre  - come ha rilevato Mao nel 1948 - ha aperto ai popoli del mondo ampie possibilità e vie efficaci per la loro liberazione" 1. È solo per colpa dei revisionisti se il proletariato mondiale è ancora sotto la schiavitù salariata e il dominio capitalistico. Fatti i dovuti bilanci storici occorre prendere definitivamente coscienza della natura e degli inganni della socialdemocrazia e del revisionismo. È ora che gli sfruttati e gli oppressi riscoprano la Rivoluzione d'Ottobre e capiscano che essa è la via della loro emancipazione.

L'importanza storica e gli insegnamenti della Rivoluzione d'Ottobre
Nel cammino del genere umano verso il progresso e l'emancipazione, la Rivoluzione d'Ottobre rappresenta un avvenimento straordinario e incancellabile che ha aperto una nuova era nella storia del mondo: quella in cui è possibile il declino del capitalismo e dell'imperialismo, in cui è possibile la vittoria della rivoluzione proletaria e perciò l'avvento del socialismo. Essa costituisce una svolta radicale rispetto alle rivoluzioni sociali conosciute fino ad allora.
Le rivoluzioni del passato fino a quella della borghesia, infatti, poiché si proponevano solo di sostituire al potere una classe sfruttatrice con un'altra classe sfruttatrice, avevano l'obiettivo non di eliminare la proprietà privata dei mezzi di produzione e abbattere la vecchia macchina statale, bensì di riformarle e adeguarle alle necessità della nuova classe dominante.
La Rivoluzione d'Ottobre invece ha dato il potere politico al proletariato e ai contadini poveri, ossia alla maggioranza del popolo, ha demolito e distrutto l'apparato statale capitalistico e al suo posto ha edificato lo Stato socialista basato sulla dittatura del proletariato e l'autogoverno del popolo, che ha portato la democrazia a un livello molto più alto rispetto alla falsa e angusta democrazia borghese; ha soppresso la proprietà privata dei mezzi di produzione e delle risorse del Paese e lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per instaurare la proprietà socialista dei mezzi di produzione a beneficio del popolo e non di una ristretta minoranza di privilegiati.
La Rivoluzione d'Ottobre ha messo in pratica l'insegnamento di Marx, Engels e Lenin secondo cui il proletariato per liberarsi dalla schiavitù salariale non può servirsi delle vecchie istituzioni capitalistiche sfruttatrici ma deve procedere a smantellare tutto ciò che storicamente ha contribuito a determinare il sistema sociale basato sullo sfruttamento, a livello economico, ideologico, politico e così emancipare tutta la società.
La Rivoluzione d'Ottobre, e Lenin che ne è stato il principale artefice e dirigente, la mente e l'anima, ha fornito al movimento operaio e progressista internazionale un contributo teorico e pratico di incommensurabile valore. Ha dato pratica attuazione al socialismo scientifico elaborato da Marx ed Engels e preconizzato nel "Manifesto del Partito comunista". Con ciò dimostrando concretamente che la classe operaia e le classi ad essa alleate possono strappare il potere alla borghesia e abbattere il capitalismo per realizzare una nuova società; possono strappare ai capitalisti i mezzi di produzione, il capitale, la terra, le risorse naturali per trasformarli in proprietà collettiva. Ha demolito così il dogma borghese secondo cui la proprietà privata è sacra e inviolabile.
Nella conduzione vittoriosa della Rivoluzione d'Ottobre e nella instaurazione del potere dei Soviet degli operai, dei contadini e dei soldati, Lenin e Stalin applicano magistralmente la dottrina di Marx ed Engels e la sviluppano ulteriormente risolvendo i numerosi compiti posti dalla rivoluzione nell'epoca dell'imperialismo. "Il leninismo  - spiegava Stalin - è il marxismo dell'epoca dell'imperialismo e della rivoluzione proletaria. Più esattamente: il leninismo è la teoria e la tattica della rivoluzione proletaria in generale, la teoria e la tattica della dittatura del proletariato in particolare" 2. Nelle opere fondamentali di Lenin: "L'imperialismo fase suprema del capitalismo" e "Stato e rivoluzione", si trovano infatti le premesse teoriche e politiche della Rivoluzione d'Ottobre.
Nell'analizzare lo stadio monopolistico del capitalismo, Lenin può affermare che il capitalismo è giunto alla sua fase suprema, l'imperialismo, la cui fame insaziabile di mercati e di profitti porta inevitabilmente alle guerre coloniali di rapina e alle guerre tra Paesi imperialisti per la spartizione del mondo, e allo stesso tempo suscita la rivoluzione del proletariato e dei popoli oppressi. L'imperialismo è la vigilia della rivoluzione socialista, giacché le guerre di aggressione generano inevitabilmente ribellioni e insurrezioni, ma soprattutto perché il capitalismo monopolistico di Stato è la migliore preparazione economica e materiale all'avvento del socialismo: "è la sua anticamera  - dice Lenin - è quel gradino della scala storica che nessun gradino intermedio separa dal gradino chiamato socialismo" 3.
L'imperialismo accentua notevolmente lo sviluppo ineguale del capitalismo e tale legge si traduce in uno sviluppo ineguale della lotta e delle contraddizioni di classe. Pretendere, dunque, che il socialismo riesca ad affermarsi simultaneamente in tutti i Paesi è pura follia, è nient'altro che un pretesto opportunistico cui ricorrono Trotzki, i menscevichi e la socialdemocrazia per rimandare sine die  lo scoppio della rivoluzione. Per contro Lenin sostiene la possibilità che la rivoluzione proletaria vinca in uno o più Paesi, pur continuando a dominare la borghesia per un tempo imprecisato negli altri Paesi. La Russia zarista, anello più debole della catena del sistema capitalistico mondiale, diventa teatro della prima rivoluzione socialista vittoriosa.
Ma il proletariato russo non avrebbe potuto mantenersi a lungo al potere se Lenin non avesse fatto tesoro della esperienza della Comune di Parigi repressa nel sangue, e ripreso e sviluppato la dottrina marxista sullo Stato, se non avesse elaborato la teoria della dittatura del proletariato e quindi proceduto alla edificazione di una macchina statale completamente nuova, sulle macerie di quella capitalistica, adatta a costruire, rafforzare, difendere il socialismo.
"Tutto il potere ai Soviet": agitando questa parola d'ordine il proletariato russo si eleva a classe dominante. I Soviet che durante la fase di preparazione della rivoluzione avevano svolto un ruolo fondamentale nella mobilitazione e organizzazione delle masse, debitamente trasformati diventano, su indicazione di Lenin, nell'insurrezione contro il potere della borghesia e il governo Kerenski il nuovo apparato del nuovo Stato proletario. I Soviet possiedono, infatti, tutte le caratteristiche già sperimentate dalla Comune di Parigi, per fondare la società socialista, per realizzare la democrazia proletaria, per avanzare verso il comunismo.
Le caratteristiche fondamentali dei Soviet sono: unificare negli stessi organismi le funzioni legislative ed esecutive in modo da dare pratica attuazione alle decisioni prese e allo stesso tempo ridurre drasticamente la gigantesca burocrazia parassitaria tipica dello Stato borghese; dotare le masse operaie e popolari di una forza militare strettamente legata ad esse nella difesa del socialismo; allargare enormemente la democrazia attraverso il sistema della eleggibilità diretta dei rappresentanti del popolo e della loro revoca ogniqualvolta gli elettori non si sentono adeguatamente rappresentati e tutelati. Solo così la direzione del socialismo rimane affidata ai figli migliori del popolo, risulta stimolata e incoraggiata la partecipazione diretta alla vita politica, al governo del Paese, delle classi sfruttate e oppresse nel vecchio regime e sono rispettati effettivamente la loro volontà e i loro bisogni. "Rispetto al parlamentarismo borghese  - ebbe a dire Lenin a proposito dei Soviet alla vigilia della rivoluzione - ciò rappresenta, nello sviluppo della democrazia, un tale passo avanti da avere un'importanza storica mondiale... Se il genio creatore popolare delle classi rivoluzionarie non avesse creato i Soviet la rivoluzione proletaria in Russia sarebbe stata un'impresa disperata, perché, col vecchio apparato, il proletariato non avrebbe potuto certamente mantenere il potere, e creare di colpo un nuovo apparato" 4.
La Rivoluzione d'Ottobre è resa possibile dal maturare delle condizioni oggettive esterne e interne alla Russia e delle condizioni soggettive, politiche e organizzative tra la classe operaia e le masse contadine. Il disastroso conflitto bellico con la Germania iniziato dallo zar e continuato dalla borghesia dopo la rivoluzione democratica del febbraio 1917, che provoca lutti e miseria crescenti tra le masse; la borghesia che salita al potere non rispetta nessuna delle promesse fatte sulla pace, sulla confisca delle terre e la redistribuzione ai contadini che la lavorano, sulle riforme democratiche, e usa il pugno di ferro contro ogni opposizione, in particolare verso i bolscevichi che di questa opposizione rappresentano la punta di diamante. L'insieme di questi fattori aveva creato una situazione rivoluzionaria, prontamente colta dal Partito di Lenin e Stalin.
Lenin aveva già individuato in precedenza quali erano i sintomi principali di una crisi rivoluzionaria in assenza della quale è impossibile guidare vittoriosamente le masse all'insurrezione, cioè: un'acuta crisi politica della classe dominante accompagnata dallo scontento e dalla rabbia delle classi oppresse, l'incapacità della borghesia a conservare il dominio con le vecchie forme politiche. In altri termini una situazione in cui gli oppressi e gli sfruttati non vogliono più vivere come prima e sono disposti a battersi con le armi in pugno per liberarsi dalla schiavitù salariata e gli oppressori e gli sfruttatori non possono più governare con i vecchi metodi e non riescono ad avere il consenso per via pacifica e parlamentare delle classi subalterne.
Elemento di non secondaria importanza, che ha assicurato la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre, è l'aver considerato e preparato l'insurrezione come un'arte. Una raccomandazione, questa, formulata a suo tempo da Marx. Si tratta in sostanza di: non giocare con l'insurrezione, ma una volta iniziata, andare fino in fondo; nel momento e nel luogo decisivo concentrare forze molto superiori a quelle del nemico che è meglio preparato e organizzato; agire con grande determinazione e passare decisamente all'offensiva; dividere il nemico dai suoi alleati, prenderlo alla sprovvista, cogliere il momento in cui le sue truppe sono impreparate; riportare continuamente dei successi, anche piccoli, per mantenere alto il morale delle masse.
A ispirare un tale capolavoro di strategia e tattica sono le famose "Tesi di aprile" (1917) dove Lenin fissa nel suo complesso la linea rivoluzionaria del Partito bolscevico e ne stabilisce i compiti. Troviamo in quelle tesi l'analisi della natura di classe e dei limiti del nuovo potere borghese sostituitosi allo zar con la rivoluzione di febbraio, la denuncia della politica estera imperialista del governo Kerenski che si esprimeva nella continuazione della guerra a fianco delle potenze imperialiste, Inghilterra e Francia, l'esortazione a uscire da una situazione di dualismo di potere (tra il governo borghese e i soviet degli operai e dei contadini) a favore del proletariato e a creare una grande alleanza con la massa sterminata dei contadini poveri.
Gli altri punti riguardano la necessità di procedere tempestivamente verso l'insurrezione proletaria, mettere fine alla guerra devastante con la Germania, dare vita al nuovo Stato sovietico, attuare la riforma agraria e la nazionalizzazione delle banche e dei mezzi di produzione, criticare l'Internazionale socialista scivolata sul terreno del nazionalismo e dello sciovinismo e la proposta di creare l'Internazionale comunista e infine cambiare nome al Partito, da socialdemocratico a comunista.
I primi atti del governo operaio e contadino furono, non a caso, il decreto sulla pace per proporre ai governi belligeranti l'immediato inizio di trattative per giungere in breve tempo a una pace giusta (anche se poi il trattato di Brest-Litovsk sarà ipotecato dalle esose pretese dell'imperialismo tedesco) e il decreto sulla terra. Questo decreto abolisce la proprietà privata della terra, confisca le terre demaniali, le tenute, le fattorie, gli allevamenti del bestiame della famiglia imperiale, della corona, dei monasteri e della Chiesa, dei proprietari fondiari (sono esclusi i piccoli contadini) per trasferire tutto ciò allo Stato, alle comunità contadine, a chi lavora la terra. Nazionalizza le ricchezze del sottosuolo minerali ed energetiche, così pure le foreste e le acque.

La Rivoluzione d'Ottobre ha avuto un carattere internazionale
"Le salve della Rivoluzione d'Ottobre  - indica Mao - ci portarono il marxismo- leninismo" , essa "aiutò i progressisti cinesi e quelli di tutti i paesi ad adottare la concezione proletaria del mondo come strumento per studiare il destino della propria nazione e per esaminare daccapo tutti i loro problemi. Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusione" 5. Pertanto anche le rivoluzioni di nuova democrazia, antifeudali e antimperialiste diventano "parte della rivoluzione socialista proletaria mondiale" 6.
La Rivoluzione d'Ottobre è una grande vittoria storica del marxismo-leninismo sul revisionismo, il riformismo, il parlamentarismo e il pacifismo, in particolare nei confronti dei partiti socialdemocratici della II Internazionale che fino allora si mascheravano dietro il marxismo svuotandolo di ogni contenuto rivoluzionario. Dopo l'esempio russo, la tesi riformista secondo cui sarebbe possibile nell'èra dell'imperialismo giungere al socialismo per via pacifica e parlamentare e nel rispetto della democrazia borghese, si svela per quello che è, un sofisma borghese tendente a tenere schiave le masse nel capitalismo.
Agli scettici Lenin diceva: "poteva sembrare che le immani differenze esistenti tra la Russia arretrata e i paesi progrediti dell'Europa occidentale avrebbero reso la rivoluzione del proletariato in questi paesi assai poco simile alla nostra" . L'esperienza invece ha dimostrato, egli continua, che "alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione non hanno un significato locale, specificamente nazionale, esclusivamente russo, ma un significato internazionale. E non parlo qui di significato internazionale nel senso lato del termine: non alcuni ma tutti i tratti fondamentali e molti tratti secondari della nostra rivoluzione hanno un significato internazionale nel senso che questa rivoluzione esercita un'influenza su tutti i Paesi. Mi riferisco qui al senso più stretto del termine: se per significato internazionale si intende la portata internazionale o l'inevitabilità storica che si ripeta su scala internazionale ciò che è avvenuto da noi, bisogna riconoscere un tale significato ad alcune caratteristiche fondamentali della nostra rivoluzione" 7.
La Rivoluzione d'Ottobre non è stata certamente tutta rose e fiori. Prima, durante e dopo il suo trionfo, ha dovuto superare immensi ostacoli materiali, economici e sociali e di organizzazione dello Stato e della società, e ha dovuto combattere all'interno e all'esterno della Russia acerrimi nemici del socialismo. Il Partito bolscevico di Lenin e Stalin e il proletariato russo, per rovesciare lo zarismo e la borghesia, per instaurare e difendere la dittatura del proletariato, hanno dovuto contrastare e sconfiggere gli attacchi degli opportunisti come Trotzki, Zinoviev, Kamenev, Rikov, Bucharin. I quali, nei momenti decisivi della rivoluzione si sono collocati sempre all'opposizione, sono ricorsi al frazionismo all'interno del Partito e hanno organizzato azioni controrivoluzionarie.
Costoro sono stati degli antileninisti per eccellenza. Non avevano fiducia che si potesse conquistare il socialismo in un solo Paese, in particolare Trotzki sosteneva che si doveva aspettare lo scoppio simultaneo della rivoluzione in tutti i principali paesi dell'Europa. Erano contrari a lanciare l'insurrezione dell'Ottobre del '17 poiché ritenevano non matura la crisi rivoluzionaria, un dissenso che assunse il carattere del sabotaggio ad opera di Kamenev e Zinoviev alla vigilia dell'azione insurrezionale di Pietrogrado. Ritenevano immaturo il proletariato per dirigere lo Stato socialista e costruire la nuova società, e allo stesso tempo si opponevano all'alleanza tra gli operai e i contadini, ritenendo quest'ultimi indistintamente reazionari. Si opposero alla tattica, alla necessità in determinate condizioni di compromessi e temporanee ritirate, cosicché criticarono da una posizione "ultrasinistra", ma in realtà di destra, la pace di Brest-Litovsk e successivamente la NEP (Nuova politica economica). In sostanza non sopportavano la direzione del Partito comunista e la dittatura del proletariato, erano degli intellettuali che rappresentavano politicamente la borghesia rovesciata e quei nuovi elementi borghesi che si formavano durante la NEP ed illegalmente tra i quadri economici del socialismo. Sconfitti politicamente dal Partito - con la trionfale edificazione socialista dei piani quinquennali - trotzkisti, zinovievisti e buchariniani cominciarono a fare buon viso a cattivo gioco, trasformarono i loro aperti dissensi in occulto conflitto cruento, la dialettica ideologica e politica in cospirazione controrivoluzionaria, perseguirono il sabotaggio industriale e scatenarono la sovversione e il terrorismo antisovietico, fino a diventare strumenti di quella quinta colonna che i servizi segreti hitleriani e degli altri paesi imperialisti infiltravano nell'URSS per espugnare la fortezza socialista dall'interno. Ecco perché si arrivò alla repressione dei controrivoluzionari e ai processi degli anni Trenta che, sradicando un così infimo nemico interno, prepararono l’URSS ad affrontare la durissima prova dell’aggressione e invasione della belva nazifascista che venne alfine sconfitta e annientata.
Guardando all’oggi, attualmente nel mondo non esistono più Paesi socialisti. I paesi un tempo socialisti sono stati abbattuti - eccetto la Kampuchea Democratica soppressa dall'aggressione da parte del Vietnam in mano ai revisionisti manovrati dal socialimperialismo brezneviano - dai revisionisti travestiti da comunisti che, attraverso imbrogli e menzogne e in maniera subdola e surrettizia, hanno prima restaurato il capitalismo in Urss e negli altri Paesi socialisti e poi, dopo aver strumentalizzato e diffamato il buon nome del socialismo, hanno condotto i loro Paesi a forme più spudorate di dittatura della borghesia.
Si è avverato ciò che Mao, fin dal 1956, analizzando il golpe kruscioviano culminato col XX congresso del PCUS, aveva previsto: ossia che sarebbe stato abbattuto il socialismo e restaurato il capitalismo perché "la salita del revisionismo al potere significa la salita della borghesia al potere" .
Stessa sorte è toccata alla Cina socialista dove la cricca revisionista e fascista di Deng Xiaoping ha inaugurato la restaurazione capitalista.
Per il 10° Anniversario della Rivoluzione d’Ottobre Stalin disse: “Non si può mettere in dubbio che la distruzione di questa tribuna (ossia quella della dittatura del proletariato e del socialismo) piomberebbe per lungo tempo la vita politica e sociale dei 'Paesi progrediti' nelle tenebre d'una reazione nera e sfrenata” 8.
Ebbene, compagne e compagni, questo lungo periodo predetto da Stalin è iniziato con la scomparsa della “tribuna” socialista della Cina di Mao, ossia poco dopo la nascita del nostro amato Partito. Ma nondimeno questo lungo periodo di reazione nera e sfrenata, aggravandosi con la crisi e con le guerre, arriverà al suo culmine e quindi alla sua fine.
Il PMLI in questi suoi quarant'anni di esistenza, senza contare il precedente decennio di preparazione, si è mantenuto fedele alla via dell'Ottobre e al marxismo-leninismo-pensiero di Mao applicandoli alla situazione concreta italiana. Nel fuoco della lotta di classe, ha sviluppato una testa da Gigante Rosso, cioè ha elaborato una linea ideologica, politica, programmatica, sindacale, rivendicativa e organizzativa proletarie rivoluzionarie e marxiste-leniniste, ha difeso il valore e l'attualità del marxismo-leninismo-pensiero di Mao e della concezione proletaria del mondo contro le deformazioni revisioniste e riformiste, e ha previsto e denunciato per primo, sulla base di un'analisi di classe dei fatti, l'avvento della seconda repubblica e la natura mussoliniana di Renzi che attualmente teleguida il governo Gentiloni.
Ma il corpo del PMLI è ancora quello di un nano, dato il numero insufficiente di militanti, cellule e organizzazioni del Partito. Come ha spiegato il Segretario generale Giovanni Scuderi: “È quindi necessario decuplicare i nostri sforzi per dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso, che è il nostro obiettivo strategico a medio termine.
“Il che significa anzitutto che dobbiamo migliorare la nostra militanza sia sul piano ideologico, per essere veramente sicuri che la nostra concezione del mondo sia conforme al materialismo dialettico e al materialismo storico, sia sul piano politico incarnando al meglio le indicazioni di Mao sui marxisti-leninisti in modo da praticare il collettivismo e non l’individualismo, l’altruismo rivoluzionario e non l’egoismo, da mettere gli interessi generali del Partito, del proletariato e della causa al di sopra dei propri interessi personali e familiari.
“Dare al PMLI un corpo da Gigante Rosso significa in secondo luogo migliorare il nostro lavoro negli ambienti di lavoro, di studio e di vita in cui siamo presenti, sulla base della parola d’ordine 'Studiare, concentrarsi sulle priorità, radicarsi; radicarsi, concentrarsi sulle priorità, studiare'. Bisogna portare più a fondo, a livello individuale e collettivo, su questa importante parola d’ordine strategica, che è la chiave del nostro radicamento tra le masse. È quindi necessario a livello di base sedersi attorno a un tavolo e discutere i tre elementi che compongono tale parola d’ordine e per ciascuno di essi stabilire cosa fare tenendo presente la situazione concreta in cui si opera, le forze che disponiamo e il principio più qualità e meno quantità.
“Dobbiamo essere coscienti che non basta propagandare il marxismo-leninismo-pensiero di Mao, la linea generale del Partito e le denunce e le malefatte del governo centrale; per far breccia nel proletariato e nelle masse e ottenere il loro consenso occorre occuparsi dei loro problemi concreti e immediati e aiutarle a risolverli, problemi che, a parte quelli a carattere generale e nazionale, possono essere diversi da città a città, da fabbrica a fabbrica, da scuola e università a scuola e università. In questo fondamentale e imprescindibile lavoro non possono non essere tenuti sotto attacco i governi locali e regionali, che sono i responsabili più diretti di quello che non va nelle varie città e regioni”9.
Per quanto riguarda i sinceri comunisti e progressisti che entrano in contatto col nostro Partito, noi diciamo loro devono scegliere tra l’ideologia borghese e il marxismo-leninismo-pensiero di Mao; tra i partiti omologati alla vigente dittatura della borghesia garante del capitalismo e il partito rivoluzionario che vuole instaurare la dittatura del proletariato fautrice del socialismo; tra imperialismo e le nazioni ed i popoli sfruttati ed oppressi.
Furono queste le tre scelte fondamentali che portarono alla vittoria il proletariato russo. Queste sono le scelte che deve fare oggi il proletariato italiano se vuol dare una svolta rivoluzionaria alla lotta di classe ed aggiungere, alle crescenti condizioni oggettive scaturite dalla crisi globale del capitalismo, tutte le condizioni soggettive per la vittoria della rivoluzione socialista italiana.
Lo sviluppo nazionale del PMLI dipenderà molto dalla quantità e dalla qualità di operai e rivoluzionari che compiranno oggi e nel prossimo futuro queste tre grandi scelte ideologiche, politiche e organizzative.
Gli insegnamenti della Rivoluzione d’Ottobre brillano come delle stelle e non si spegneranno mai, prima o poi attireranno il proletariato italiano e gli daranno la forza e il coraggio per la grande scalata al cielo. Il socialismo si può conquistare ed è già lì che attende alla prova le giovani generazioni di studenti, di lavoratori, di precari e di migranti.
Come ebbe a dire il compagno Scuderi: “Finché in un solo angolo della Terra vi sarà l’imperialismo e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la via dell’Ottobre avrà ancora qualcosa da dire, sarà essa che squarcerà le tenebre e guiderà il proletariato verso la luce” 10.
Un nuovo mondo ci attende, lottiamo per conquistarlo!
Impariamo da Lenin, da Stalin e dai bolscevichi russi!
Impariamo da Mao che impugnando le due spade di Lenin e di Stalin difese la via universale dell’Ottobre dalle deviazioni riformiste del revisionismo moderno!
Avanti con forza e fiducia sulla via dell’Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista!
Viva il Centenario della Grande Rivoluzione Socialista Sovietica!
Al servizio del Partito!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
 
Note:
1 - Mao Zedong - Forze rivoluzionarie di tutto il mondo unitevi, per combattere l'aggressione imperialista - novembre 1948.
2 - G. Stalin - Principi del leninismo - aprile 1924
3 - V.I. Lenin - L'imperialismo fase suprema del capitalismo - luglio 1916
4 - V.I. Lenin - Potranno i bolscevichi conservare il potere statale? - settembre 1917
5 - Mao Zedong - Sulla dittatura democratica popolare - 30 giugno 1949
6 - Mao Zedong - Sulla Nuova Democrazia - gennaio 1940
7 - V.I. Lenin - Estremismo, malattia infantile del comunismo - 27 aprile 1920
8 - G. Stalin - Il carattere internazionale della Rivoluzione d'Ottobre - 7 Novembre 1927
9 – G. Scuderi - Avanti sulla via dell'Ottobre tenendo alta la bandiera del marxismo-leninismo-pensiero di Mao - 9 Aprile 2017
10 - G. Scuderi - Rapporto a nome dell'UP al 2° Congresso nazionale del PMLI - 6 novembre 1982

15 novembre 2017