Sciopero dei lavoratori Fca a Cassino e Pomigliano
Bonus a Marchionne di oltre 43 milioni di euro
Contro la mancata riconferma di 532 contratti interinali, l'8 novembre la Fiom ha indetto uno sciopero di 8 ore dei lavoratori Fiat negli stabilimenti di Cassino e Pomigliano. Centinaia di lavoratori hanno presidiato per tutta la giornata i cancelli di ingresso agli stabilimenti denunciando fra l'altro che: “La direzione aziendale di Fca il giorno 31/10/2017 ha comunicato ai delegati della Fiom Cgil che in merito alla scadenza degli 830 contratti precari in scadenza il 31 ottobre solo per 300 lavoratori sarà prorogato il rapporto di lavoro, gli altri da giovedì 2 novembre non saranno più in forza nello stabilimento.
La Fiom ha proposto all’incontro del 2 novembre la rotazione di tutti i somministrati, sarebbe stato un modo per non farli uscire dal circuito aziendale, visto che dicono di volerli richiamare nei primi mesi del 2018. Ma la direzione aziendale ha deciso di recedere il rapporto di lavoro.
Cassino doveva essere il rilancio del polo del lusso del marchio Alfa in Italia è invece diventato il punto di debolezza che ancora una volta l’azienda scarica sui lavoratori”.
Una decisione a dir poco inaccettabile specie se si pensa che, come informa la stessa Fca: “tutti i risultati di bilancio 2016 e i target del piano industriale 2014-2018 sono stati centrati” tant'è che Marchionne il 27 ottobre scorso ha incassato un maxi bonus di 2,8 milioni di azioni Fiat Chrysler pari a oltre 43 milioni di euro confermandosi al top della classifica dei pescecani capitalisti italiani davanti al presidente e ad di Rcs Urbano Cairo e quello di Enel Francesco Starace.
Il controvalore dei pacchetti azionari di Marchionne in Fca, Ferrari e Cnh sono il sangue e il sudore succhiato ai lavoratori con cui Marchionne, dopo aver preso in mano le redini di una Fiat sull’orlo del fallimento nel 2004, ha creato tre gruppi (Fca, Cnh e Ferrari) che oggi valgono quasi 60 miliardi di euro, più di quanto capitalizzino Tesla o Gm in Borsa.
«Lo stabilimento di Cassino che doveva essere il rilancio del polo del lusso del marchio Alfa in Italia, è invece diventato un punto di debolezza, che ancora una volta l’azienda scarica sui lavoratori», denuncia infatti la Fiom, che chiede «la stabilizzazione di tutti gli 830 interinali». La Fiom punta a «un tavolo istituzionale per affrontare il futuro occupazionale e produttivo in Fca e indotto» e a una «riforma del sistema pensionistico che permetta ai turnisti di andare in pensione e ai giovani di avere un lavoro stabile».
Ai reiterati allarmi della Fiom per Cassino, si sono aggiunte anche le preoccupazioni di Fim, Uilm e Aqcfr, allarmati dalla poca chiarezza sui futuri investimenti, a maggior ragione dopo che la Polonia si è assicurata la nuova Panda dal 2021: «L’obiettivo assunto dai vertici aziendali del pieno assorbimento di tutti i lavoratori entro la fine del 2018 appare ancora lontano – lamentano i sindacati – La situazione di Pomigliano non è l’unica, ma oggi è la più urgente: non solo perché si avvicina il termine di fine utilizzo degli ammortizzatori sociali imposto dalla nuova normativa (per Pomigliano luglio 2019), ma soprattutto perché è già annunciato in Polonia il lancio della produzione della nuova Panda dal 2021. Gli investimenti necessari alle nuove assegnazioni produttive devono quindi essere deliberati subito – è la richiesta – ben prima della presentazione del futuro piano industriale (investor day) annunciata per il primo semestre del 2018».
Altro che “modernità”, “etica” e “collaborazione aziendale”: le condizioni di lavoro che prevede il nuovo modello di relazioni industriali mussoliniane imposto da Renzi e Marchionne è un inferno per i lavoratori e un paradiso per i padroni che si arricchiscono sempre di più sulla pelle degli operai costretti a ritmi di lavoro infernali, super sfruttamento, precarietà, discriminazione e miseria salariale.
15 novembre 2017