Allarme del World meteorological organization
Record storico del biossido di carbonio nell'aria
Secondo un rapporto aggiornato al 2016, pubblicato dalla World Meteorological Organization (Wmo), “le concentrazioni atmosferiche di biossido di carbonio (CO2) sono aumentate a un ritmo record, raggiungendo il livello più elevato da 800 mila anni”. Inoltre, osservando i carotaggi di ghiaccio, è stato possibile rilevare che le variazioni del livello di CO2 non sono mai state così rapide negli ultimi 150 anni. Le indagini geologiche indicherebbero che i livelli attuali di CO2 corrispondono a un clima osservato per l’ultima volta nel medio Pliocene (da 3 a 5 milioni di anni fa), periodo durante il quale la temperatura stimata sarebbe stata da 2 a 3 gradi più elevata e che ha visto sciogliersi le calotte glaciali della Groenlandia e dell’Antartide occidentale. Gli studiosi si sono affrettati a ricordare che questo scioglimento provocò un innalzamento del livello del mare che aveva superato dai 10 ai 20 metri il livello attuale. Banali quanto catastrofiche sono le conseguenti riflessioni che ognuno di noi potrebbe fare ipotizzando se si verificasse oggi la stessa cosa. Sempre secondo i climatologi, le cause sarebbero legate sia ad attività umane, sia al fenomeno del Niño; certo è che questa dimostrata accelerazione significa che gli impegni di Parigi, anche se fossero raggiunti da tutti gli aderenti – e ciò è ad oggi praticamente impossibile pur escludendo gli USA di Trump che si è sfilato con allarmante semplicità – rimarrebbero insufficienti per contenere il riscaldamento globale. Il livello della CO2 nell’aria ha raggiunto nel 2016 i 403,3 ppm (parti per milione) superando abbondantemente la soglia di sicurezza fissata a 350 ppm; ciò significa che, per paradosso, se si smettesse di immettere anidride carbonica nell’atmosfera a partire da oggi, ci vorrebbero decine di anni per scendere al di sotto del livello critico ormai raggiunto. Un quadro estremamente preoccupante, che però rappresenta semplicemente l’ennesimo allarme lanciato dalla comunità scientifica nel tentativo di sensibilizzare coloro che dovrebbero intervenire veramente con politiche capaci di contenere il riscaldamento globale. Ormai è chiaro anche agli ambientalisti più “istituzionalizzati” che l’accordo di Parigi è solo un contenitore vuoto, una foglia di fico per i governanti imperialisti; se davvero si vuole provare a raddrizzare questa tragica situazione, è necessario abbandonare immediatamente l’utilizzo delle fonti energetiche fossili sostituendole con le rinnovabili anche per usi aziendali, destinare risorge ingenti per la ricerca con l’obiettivo di superare gli ostacoli tecnici che ad oggi impediscono una diffusione capillare ed economica del fotovoltaico a partire dall’accumulazione, e puntare fortemente sul trasporto pubblico elettrico per ridurre al minimo le emissioni di polveri sottili da auto che soffocano le nostre città. Il primo ostacolo al raggiungimento di certi obiettivi è il profitto capitalista da raggiungere ad ogni costo e con ogni sotterfugio; è così, con il fine ultimo di fingere cambiamenti mantenendo il petrolio al centro dell’economia, che a Parigi e Marrakesh, e prima ancora a Lima, così come a Bonn con la COP 23, i potenti del mondo “partoriscono il topo” di un nuovo nulla di fatto.
22 novembre 2017