Discorso di Gabriele Urban, a cura dell'Organizzazione biellese del PMLI, alla celebrazione unitaria del Centenario della Rivoluzione d'Ottobre a Biella
Il monumento di Lenin a Cavriago e il monumento “L'operaio e la contadina del Kolkhoz” a Mosca rappresentano l'universale storia del movimento operaio
Dobbiamo chiederci se vogliamo fare come la Rivoluzione d'Ottobre oppure no
Compagne e compagne, amiche e amici,
vi porto i saluti dell’Organizzazione biellese del PMLI che da subito ha aderito al Comitato “Ottobre Rosso” per le celebrazioni del centesimo anniversario della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre. Ogni classe sociale ha le proprie date da celebrare, la borghesia, la classe dominante oggi nel nostro Paese, ha il 14 luglio 1789 quando strappò il potere all’aristocrazia a suon di decapitazioni e si impose al mondo come nuovo soggetto politico prevalente diventando però nuova classe sfruttatrice. La classe sfruttatrice del lavoro quotidiano di milioni di proletari in tutto il mondo. Per contro e di conseguenza il proletariato ha le sue date da festeggiare come, appunto, il 7 Novembre 1917 quando per la prima volta nella storia, se si esclude il breve periodo della gloriosa Comune di Parigi del 1871, il proletariato e i contadini poveri presero il potere sotto la guida del Partito bolscevico di Lenin e Stalin. Viva la Gloriosa Rivoluzione Socialista d’Ottobre!
Nel 1848, anticipando quanto sarebbe accaduto in Russia 70 anni dopo, i fondatori del socialismo scientifico Marx ed Engels iniziavano il loro “Manifesto del Partito Comunista” così: “Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo. Tutte le potenze della vecchia Europa si sono coalizzate in una sacra caccia alle streghe contro questo spettro: il papa e lo zar, Metternich e Guizot, radicali francesi e poliziotti tedeschi”
.
In questa assise voglio parlarvi di due statue, due monumenti, che possono farci riflettere sull’universale storia del movimento operaio e del movimento comunista internazionale. Il primo monumento si trova in un piccolo paese distante 10 chilometri da Reggio Emilia che si chiama Cavriago dove al centro di una piazza dedicata a Lenin si trova il famoso busto di Lenin di fronte al quale ogni anno il PMLI e il PCI commemorano Lenin. La storia è questa: era il 1918 e in quegli anni all'interno del Partito Socialista di Cavriago ferveva il dibattito tra le posizioni riformiste e quelle rivoluzionarie. All'epoca la base del partito socialista guardava al bolscevismo russo e al suo capo Lenin come a un modello cui ispirare le proprie lotte. Alla fine della sanguinosa Prima guerra mondiale la “corrente massimalista” del partito assume un ruolo dominante e la situazione generale è matura per l'insurrezione popolare.
Il 6 gennaio 1919 il Circolo di Cavriago approva un Ordine del giorno in cui formalizza l'apprezzamento nei confronti del Direttore dell' “Avanti” e della Direzione del Partito "per l'incessante lotta che continuamente combattono per il trionfo dell'intransigenza assoluta e di approvazione del programma del Soviet di Russia e plaudono il suo capo Lenin per l'instancabile opera che sostiene contro i reazionari sostenitori dell'imperialismo".
L'Ordine del giorno pubblicato dall'“Avanti” viene ripreso da Lenin tre mesi dopo, in occasione di un intervento pronunciato il 6 marzo 1919 alla seduta del Comitato Esecutivo Centrale del Soviet di Mosca. In tale intervento Lenin disse che se anche in un piccolissimo paese – che non era nemmeno presente nella cartina geografica italiana – la popolazione sapeva e approvava quanto stavano realizzando in Russia allora, certamente, la rivoluzione proletaria avrebbe trionfato.
Le elezioni amministrative del 1920 a Cavriago videro la netta affermazione della lista socialista. Nel 1921 il Consiglio comunale di Cavriago per rispondere alla volontà popolare inviava cinquecento lire in favore del neonato potere sovietico.
Poco dopo il fascismo, finanziato dalla borghesia impaurita dall’idea che anche il proletariato italiano potesse fare la rivoluzione come quello russo, sciolse a suon di violenze e aggressioni fisiche dapprima i Consigli comunali in mano ai socialisti e poi instaurò la ventennale nera dittatura fascista in tutta Italia.
Spostiamoci in Russia avanti nel tempo di 15 anni da quei fatti; siamo nel 1938 nella oramai consolidata Unione Sovietica e qui incontriamo la seconda statua di cui voglio parlarvi che si intitola “Rabočij i kolchoznica” (L’operaio e la contadina del Kolkhoz) della scultrice Vera Mukhina, posta appena a lato dell'Esposizione delle conquiste dell'economia nazionale di Mosca, che rappresenta un operaio che brandisce un martello affiancato da una contadina del Kolkhoz che afferra una falce generando così il simbolo del socialismo e del comunismo. La potenza visiva di tale immensa scultura di acciaio inossidabile spiega meglio di mille parole cos’è che noi abbiamo inteso, intendiamo e intenderemo per socialismo: il potere politico del proletariato e, conseguentemente, economico saldamente nelle mani della classe operaia alleata coi contadini.
Vi chiedo: quando mai prima, nella storia del mondo, sono stati dedicati importantissimi monumenti in onore delle lavoratrici e dei lavoratori?
I grandi diritti sociali della Rivoluzione d'Ottobre si ritrovano proprio nei primi atti del neonato governo sovietico i quali confermano empiricamente che tutti i lavoratori e le lavoratrici della Russia erano i beneficiari del potere sovietico scaturito dalla Rivoluzione d’Ottobre: il decreto sulla pace per mettere rapidamente fine alla guerra; il decreto sulla terra che abolisce la proprietà privata della terra, confisca le terre demaniali, le tenute, le fattorie, gli allevamenti del bestiame della famiglia imperiale, della corona, dei monasteri e della Chiesa, dei proprietari fondiari per trasferire tutto ciò allo Stato, alle comunità contadine; la separazione della Chiesa dallo Stato e della scuola dalla Chiesa; la nazionalizzazione di banche, ferrovie, commercio estero, flotta mercantile, risorse del sottosuolo, acqua e foreste; annullamento dei debiti contratti all'estero dallo zar e dal governo provvisorio; la giornata lavorativa di otto ore; la parità dei diritti tra le donne e gli uomini e il diritto al divorzio; l'eguaglianza delle diverse nazionalità della Russia.
E naturalmente tutti questi diritti non rimasero sulla carta in quanto vennero istituite scuole di ogni grado, costruiti ospedali, nuove abitazioni, trasporti pubblici, una fittissima rete di servizi sociali, la pensione che garantiva una vecchiaia più che dignitosa alle operaie e agli operai.
Mentre oggigiorno che vita spetta in Italia agli operai? Povertà, contratti atipici, a chiamata, a progetto, senza tutele sindacali, ricattabili, sottomessi e super sfruttamento generalizzato. E ai contadini, specialmente del Sud? Il caporalato che, ritornato ad alzare la testa come prima degli anni ’50 del '900, sceglie chi sfruttare come meglio gli pare e piace, per non parlare dei migranti che sono schiavi alla loro mercè.
A fronte di questa nera situazione politica ed economica delle masse creata dal capitalismo che vede il proletariato ripiombato per colpa dei revisionisti e dei riformisti in una situazione premarxista, quali sono le indicazioni e le proposte politiche da offrire al proletariato italiano? Voglio chiedere a Giorgio Cremaschi, come intende raggiungere il socialismo in Italia? Con la via parlamentare presentando una lista alle prossime elezioni politiche? Noi siamo per la via rivoluzionaria dell'Ottobre e sosteniamo l'astensionismo prendendo ad esempio il valoroso popolo siciliano che alle recenti elezioni siciliane ha fatto registrare il 53,3 delle astensioni. Per noi resta valido l’insegnamento della Grande Rivoluzione Socialista d’Ottobre!
Non siamo sciocchi, sappiamo bene che nell’immediato, la rivoluzione socialista in Italia è un orizzonte lontano; tuttavia “quando?” non è la domanda essenziale da farsi; dobbiamo chiederci invece se vogliamo fare come la Rivoluzione d'Ottobre oppure no.
Se rispondiamo di sì, il nostro compito dovrà essere quello di lottare ogni giorno, strenuamente, contro il capitalismo e in quella direzione!
L’Ottobre 1917 contiene fra l'altro un forte messaggio di unità antirazzista poiché la Rivoluzione non si realizzò attraverso odi nazionali e conflitti fra le nazionalità, ma sotto la bandiera della fiducia reciproca e dell’amicizia fraterna degli operai e dei contadini di tutte le numerose e diverse nazionalità dell'URSS, non in nome del nazionalismo, ma in nome dell'internazionalismo.
Quindi non poveri contro poveri, non etnia contro etnia ma proletariato unito contro la borghesia e gli sfruttatori capitalisti.
Grazie.
22 novembre 2017