Facilitata da Trump
Intesa anti Iran tra Arabia Saudita e Israele

 
Arabia saudita e Israele ufficialmente non hanno rapporti diplomatici, il che non vuol dire che non avessero contatti dato che la politica dei sionisti di Tel Aviv e di diversi paesi arabi reazionari viaggia di concerto già da tempo e solo la questione palestinese li costringe a far finta di essere ancora formalmente contrapposti. Così solo lo scorso 16 novembre un esponente militare sionista è stato per la prima volta intervistato da un media di Riyad e ha fatto cadere il velo ipocrita che cercava di coprire la sintonia tra i due paesi, quantomeno su un tema determinante che riguarda la lotta per l'egemonia tra le potenze imperialiste locali, e ha reso palese la loro intesa contro la Repubblica islamica dell'Iran; una intesa facilitata dal presidente americano Donald Trump che cerca di rafforzare i suoi alleati nella regione e uscire dal ruolo marginale cui lo ha relegato l'intervento della cordata concorrente guidata dal suo collega imperialista Vladimir Putin.
Il generale Gadi Eisenkot, capo di Stato maggiore dell'esercito israeliano, in un'intervista al quotidiano saudita Elaph dichiarava che il regno dell'Arabia saudita
“non è mai stato nostro nemico e con cui non abbiamo mai combattuto” e che “quando si parla dell'asse iraniano c'è un'intesa totale tra noi e loro. Ho partecipato a un incontro di responsabili militari a Washington e quando ho sentito il rappresentante saudita parlare, ho trovato la sua visione sull'Iran allineata alla mia”. L'analisi sulla quale “concordiamo completamente”, chiarisce il generale sionista, è quella che si oppone al progetto dell'Iran “di controllare il Medio Oriente con due 'mezzelune sciite': la prima parte dall'Iran e, attraverso l'Iraq, arriva fino in Siria e in Libano. La seconda muove dal Bahrein e, attraverso lo Yemen, giunge fino al mar Rosso”. I carri armati sauditi che hanno troncato nel sangue la “primavera araba” in Bahrein e l'aviazione di Riyad che dà il suo contributo ai massacri nello Yemen, avallati dai paesi imperialisti, vanno bene anche per i sionisti dato che servono a fronteggiare l'Iran. Anzi, “Israele è pronta a scambiare informazioni, comprese quelle d'intelligence, con i Paesi arabi moderati per affrontare l'Iran”, aggiungeva Eisenkot.
I sionisti continuano a tenere Teheran è nel mirino mentre minacciano aggressioni ai paesi vicini, come ha ripetuto il capo di Stato maggiore israeliano ribadendo che Israele insiste perché gli hezbollah, l'Iran e le milizie sciite alleate lascino il Paese: “non permetteremo che le truppe iraniane si stabiliscano in Siria e le abbiamo già messe in guardia per quanto riguarda la costruzione di industrie o basi militari”. A proposito del Libano il generale assicurava che Israele non ha alcuna intenzione di lanciare un attacco contro gli hezbollah: “registriamo tentativi iraniani di portare a un escalation di violenza ma non c'è un pericolo imminente”. A dire il vero nel vicino Libano l'instabilità è stata di di fatto alimentata dalle manovre di Riyad che ha costretto il premier libanese Saad Hariri, in visita nel paese, a annunciare le sue dimissioni, ritirate dopo alcuni giorni al rientro a Beirut.
L'intesa tra Riyad e Tel Aviv rappresenterebbe un contributo al mantenimento della pace nella regione, stando a quanto dichiarava Eisenkot che non mancava di omaggiare il presidente americano Trump che ha ridato il via agli attacchi contro l'Iran e “offre un'occasione per costituire nella regione una nuova coalizione internazionale” molto attiva. Per chiudere il cerchio ha pure strizzato un occhio alla Russia di Putin, con la quale Israele ha una intesa per non pestarsi i piedi nella crisi siriana, affermando di apprezzare il lavoro della Russia, abile a “muoversi con accortezza fra Siria, Iran, ed hezbollah da un lato e Stati Uniti e Turchia dall'altro”.
Pochi giorni dopo, il 20 novembre, il ministro israeliano dell'Energia Yuval Steinitz confermava che il governo di Tel Aviv ha contatti segreti con l'Arabia Saudita. “Stiamo sviluppando rapporti sia con l'Arabia Saudita che con altri paesi arabi o musulmani e c'è molto di più, ma lo teniamo segreto, anche se di solito noi siamo quelli che non si vergognano di tali rapporti”, affermava il ministro sionista.

29 novembre 2017