Dopo il caso Weinstein viene a galla lo schifo antifemminile degli uomini del potere
Le donne abusate anche ai summit europei
Non solo negli ambienti del cinema e dello sport
In questi mesi il tema degli abusi e della violenza contro le donne ha occupato le cronache nazionali e internazionali. Il caso delle molestie e ricatti sessuali contro numerose attrici e attori perpetrati a Hollywood dal produttore Weinstein, denunciato anche da Asia Argento, ha innescato una catena di denunce nei confronti di manager, registi, attori, sceneggiatori, giornalisti e governanti accusati di aver abusato di donne e ragazzi, per lo più giovanissimi.
Dustin Hoffman è stato accusato da due donne ripetutamente prese di mira dalle avance mentre Kevin Spacey è accusato da un regista, Tony Montana, e dall'attore Anthony Rapp di averli pesantemente molestati. In tutti i quattro casi, all'epoca dell'accaduto, le quattro vittime erano minorenni tra i 14 e i 17 anni. Secondo il Los Angeles Times l
o sceneggiatore James Toback è accusato da ben 38 donne. Mentre il Washington Post
pubblica i racconti di due ragazze sotto anonimato che denunciano Michael Oreskes, uno dei giornalisti più noti degli Stati Uniti, che “rubava” baci durante le riunioni di lavoro e avanzava “proposte indecenti” in cambio di un posto al New York Times
. Il Wall Street Journal
definisce Robert Chow, operatore finanziario, il “Weinstein di Wall Street”, accusandolo di commenti a sfondo sessuale nei confronti delle sue colleghe.
Questo schifo antifemminile non è circoscritto al solo mondo dello spettacolo, dove la compiacenza sessuale è stata vista come una sorta di dazio da pagare in cambio della carriera e del successo, ma coinvolge tutti i settori della società borghese, a cominciare dal suo apparato politico istituzionale e governativo. In una lettera indirizzata lo scorso 24 ottobre al presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ben dodici eurodeputati, uomini e donne, accusano di essere stati "vittime o testimoni di abusi, dai commenti e dai comportamenti sessisti a molestie e aggressioni sessuali, da parte di eurodeputati o staff del Parlamento
". La lettera, sottoscritta fino a oggi da una cinquantina di deputati appartenenti a vari gruppi, specifica che tali abominevoli atti contro la dignità delle donne sono stati compiuti "in ascensore, nei corridoi o durante una missione
", ossia nelle sedi istituzionali dell’Unione Europea e durante lo svolgimento di summit, conferenze o altre attività ufficiali, e dunque tanto più gravi perché perpetrati negli stessi ambienti e negli stessi momenti in cui vengono discusse e approvate normative contro la violenza di genere.
La lettera inoltre è arrivata alla vigilia della votazione del Parlamento su una risoluzione intitolata "Combattere la violenza sessuale e gli abusi nell'Unione europea
", nella quale i deputati invitano la Commissione a predisporre "misure chiare
" per contrastare gli abusi nei luoghi di lavoro.
Le reazioni a tale grave denuncia non si sono fatte attendere: l’eurodeputata svedese dei Verdi Linnea Engstrom ha denunciato nella seduta plenaria di avere lei stessa subito abusi in quella stessa sede da parte di altri parlamentari europei, mentre altre eurodeputate hanno protestato mostrando cartelli con l'hashtag #MeToo
, simbolo della protesta in rete, e alcuni deputati hanno esibito cartelli con la scritta "our responsability
" per invitare gli uomini al rispetto verso le donne e al senso di responsabilità che deve portare a denunciare chiunque sia a conoscenza di abusi.
Anche due donne membri del governo svedese - il ministro degli Esteri Margot Wallström quello delle Pari opportunità Asa Regnér - hanno pubblicamente denunciato di aver subito molestie proprio durante i vertici dell’Unione Europea: la Wallström ha scritto su Facebook che durante la cena seguita a un vertice comunitario un leader dell’UE, del quale non ha fatto il nome, le ha palpeggiato le cosce e le gambe, mentre la Regnér, ha denunciato in un’intervista al giornale Expressen che un ministro di un altro Paese europeo, dopo averla invitata in un locale al termine di un impegno istituzionale, le ha letteralmente messo le mani addosso accarezzandola e palpeggiandola ovunque.
Dopo la discussione in un’aula semivuota, il 25 ottobre il Parlamento europeo si è limitato ad approvare una risoluzione, con 580 voti a favore, dieci contrari e 27 astenuti, che condanna fermamente qualsiasi forma di violenza sessuale e si rammarica che tali atti siano troppo spesso tollerati.
Anche il parlamento e il governo inglesi sono stati chiamati in causa dalla pubblicazione di una “lista della vergogna”, diffusa dal blog Guido Fawkes,
che riguarda 40 parlamentari del partito conservatore accusati di molestie sessuali o comportamenti sessuali “inappropriati”. Lo stesso blog ha promesso altre rivelazioni con nomi di parlamentari laburisti e Lib-Dem. Theresa May ha promesso a parole “tolleranza zero”, con la possibilità del licenziamento dei colpevoli, e tuttavia non aveva preso alcuna misura un anno fa quando una delle vittime aveva denunciato la violenza subita da un deputato durante un viaggio di lavoro in Europa, una denuncia ignorata da tre organizzazioni parlamentari.
Dopo i casi Weinstein negli Usa e Brizzi in Italia centinaia di donne, e non solo donne, hanno trovato il coraggio di denunciare le violenze e gli abusi subiti da personaggi “intoccabili”, uomini di potere che hanno fatto ciò che hanno voluto al riparo dell'immunità politica e pubblica. Alla base di tutto questo marciume c'è la concezione del mondo borghese e il sistema capitalistico con tutta la sua ipocrisia, una cultura antifemminile, basata sulla sopraffazione dei più forti sui più deboli, sull'individualismo sfrenato, sull'edonismo, sul successo personale costi quel che costi. Le violenze sessuali, gli stupri, gli abusi sulle donne, finanche su adolescenti e bambini sono frutto di questa cultura marcia e putrida, corrotta e corruttrice: ne sono espressione le violenze in famiglia, gli stupri per le strade fino ad arrivare agli abusi consumati nelle “stanze dei bottoni” del potere politico.
Finché esisterà il capitalismo basato sulla proprietà privata, il libero mercato e il patriarcato le donne continueranno ad essere relegate in un ruolo subalterno, vittime della doppia schiavitù salariale e domestica, soggette ai ricatti e abusi sessuali nei luoghi di lavoro, alla mercè di padroni, manager e politici senza scrupoli. Solo conquistando il socialismo e cancellando la proprietà privata capitalistica, lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo e l'intera sovrastruttura ideologica, statale, politica, culturale e morale capitalistica, le donne potranno emanciparsi dallo sfruttamento e dalla schiavitù sociale.
29 novembre 2017