In occasione del Black Friday
Sciopero dei lavoratori Amazon
La protesta partita dal centro di distribuzione di Piacenza si è estesa anche ai siti tedeschi e francesi
Il 24 novembre in occasione del cosiddetto Black Friday, la giornata mondiale del consumismo capitalista, i dipendenti di Amazon Italia impiegati presso il centro di distribuzione di Castel San Giovanni (Piacenza) che fa parte di un network italiano ed europeo, hanno dato vita al primo sciopero contro la multinazionale del commercio on line.
All'inizio del primo turno operativo che inizia alle sei del mattino centinaia di lavoratori si sono radunati davanti ai cancelli del magazzino piacentino con le bandiere di Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e Cobas che hanno indetto lo sciopero con le categorie degli interinali Felsa Cisl, Nidil Cgil Uiltemp per protestare contro le precarie condizioni di lavoro, malpagato e supersfruttato a cui sono sottoposti.
Nonostante le intimidazioni, il ricatto occupazionale e l'opera di crumiraggio attuato dai vertici della multinazionale dell'e-commerce, i sindacati hanno fatto sapere che "Al primo turno operativo, che inizia alle 6 e si conclude alle 14 ha aderito allo sciopero oltre il 50% dei lavoratori”. Ma "la situazione paradossale è che nel frattempo Amazon può chiamare altri lavoratori" per rimpiazzare chi è in sciopero. Alle 14 sono entrati soprattutto i lavoratori precari, che hanno mostrato il badge verde (assegnato agli interinali) ai colleghi che li fischiavano o che li applaudivano polemicamente. Il picco delle adesioni si è raggiunto durante il turno notturno, dalle 22.45 fino alle 5.30, coinvolgendo anche gli interinali i quali pur sapendo che rischiano di non essere più chiamati, hanno comunque deciso di prendere parte allo sciopero.
Al grido di protesta dei lavoratori italiani: “Oggi Black Friday il pacco è per Amazon”, “Più giustizia”, “Rispetto per la salute”, “La ricchezza a chi la produce”, hanno aderito anche 9 siti in Germania. Mentre i lavoratori francesi hanno espresso grande solidarietà e sostegno allo sciopero dei colleghi italiani.
"Il sindacato europeo ci ha comunicato che anche i 9 siti Amazon in Germania si sono uniti alla nostra protesta e stanno praticamente bloccando la produzione". Questo segnale "dà ancora più valore alla nostra protesta perché facciamo capire in questo modo che non è solo il sito di Castel San Giovanni che ha problemi con questa azienda, ma anche in tutt'Europa e in tutto il mondo dove Amazon è presente condiziona la vita delle persone e crea delle condizioni di lavoro che non sono assolutamente compatibili con la nostra cultura che è una cultura fatta di tutele".
I lavoratori non chiedono solo uno stipendio più alto del minimo contrattuale che applica Amazon, ma anche un'integrazione per i turni notturni e festivi, carichi e ritmi di lavoro meno pesanti, migliori condizioni di sicurezza e il premio di produzione mai riconosciuto nonostante la trimestrale del Gruppo si sia chiusa con un astronomico più 34%.
“Ogni giorno, per movimentare i pacchi - denunciano i lavoratori - percorriamo fra i 17 e i 20 chilometri e veniamo controllati perfino quando andiamo in bagno”.
"Siamo con i lavoratori di Amazon senza se e senza ma – ha commentato la segretaria generale della Cgil Susanna Camusso - La lotta per un lavoro dignitoso e rispettoso dei diritti è giusta. È una lotta che non solo condividiamo ma che vogliamo sostenere in tutti i modi possibili. È una battaglia di civiltà, di solidarietà, di straordinaria importanza per il futuro di tutti i lavoratori, non solo italiani". Anche il segretario della Uil Carmelo Barbagallo sottolinea come "Quello odierno in Amazon è il primo grande sciopero nell'epoca dell'impresa 4.0. E ha un valore simbolico enorme perché sia chiaro che il progresso, l'innovazione e la modernità non devono andare a scapito dei diritti e degli interessi dei lavoratori".
Ma i vertici aziendali, grazie soprattutto alle leggi liberticide di Renzi e Poletti, già in vista delle festività di fine anno costringono i lavoratori a fare "il 'sei su sette', cioè un giorno in più a settimana e quasi tutti i giorni "chiedono di uscire dopo mezz'ora, un'ora e due ore di straordinario", racconta alla web radio della Cgil, articolo 1, la delegata sindacale Beatrice Moia: "Il cuore di questa vertenza, ancor prima della parte economica, è proprio l'organizzazione del lavoro. Non vorremmo chiamare in causa il sistema sanitario: scioperiamo per avere un luogo di lavoro in cui la salute sia tutelata, e i lavoratori non siano esausti dopo i turni di lavoro. Perché invece di presunti 'benefit, Amazon non commenta quella che, nella narrazione aziendale, viene chiamata 'the offer'? e spieghi anche pubblicamente i motivi di questa policy aziendale controproducente per i lavoratori".
Nei capannoni grandi come 11 campi da calcio lavorano 1.600 assunti e 1.600 precari spalmati su 3 turni. Per fronteggiare il Black Friday una parte delle commesse sono state girate sugli altri depositi di Vercelli e Passo Corese in provincia di Rieti. Solo l’anno scorso Amazon Italia nel Black Friday ha smaltito 1 milione e 100 mila ordini, uno ogni 12 secondi. Assicura uno dei lavoratori in sciopero: "Amazon deve capirlo. Non si possono modernizzare i consumi e far tornare il mondo del lavoro agli Anni Cinquanta”.
Da notare che i lavoratori interinali, assunti con la vergognosa pratica dell'usa e getta regolata dai cosiddetti “contratti di somministrazione”, ex interinali, nei periodi di maggior intensità degli ordini arrivano a contare circa duemila unità nei capannoni piacentini di Amazon, circa il 50% di tutti gli addetti.
29 novembre 2017