Per scongiurare lo sciopero dei piloti
Gravi minacce antisciopero di Ryanair
Parziale marcia indietro dell'AD O'Leary sul riconoscimento dei sindacati
Iniziano a scricchiolare le fondamenta su cui poggia l'impero Ryanair, la compagnia a basso costo (low cost
) più importante del mondo fondata dall'irlandese Tony Ryan. Le particolari condizioni di lavoro dei suoi dipendenti, assai peggiori rispetto alle altre compagnie aeree, sono sempre meno tollerate dai lavoratori che iniziano a mettere in discussione la “filosofia” aziendale che prevede di risparmiare su tutto, compreso i loro salari e i loro diritti.
Già a settembre di quest'anno ci sono stati dei segnali significativi, quando Ryanair ha iniziato a cancellare voli a raffica. Ben 50 al giorno per un totale di 2000 tratte non effettuate, con preavvisi all'ultimo minuto, tanto che alla luce delle leggi di salvaguardia del consumatore esistenti in molti Stati, la compagnia è incorsa in centinaia di multe.
La giustificazione è stata quella di una sbagliata programmazione delle ferie dei propri piloti, ma in verità è successo che i normali ritmi di lavoro e il diritto alle ferie non vengono rispettati. Una spiegazione comunque parziale perché a questo si deve aggiungere la fuga sempre più massiccia di personale, e in particolare piloti, che vengono attratti o ricercati da altre compagnie che offrono condizioni migliori.
Adesso però i lavoratori hanno maturato una maggiore consapevolezza dei loro diritti e giustamente pretendono che sia la loro azienda a mettere fine a un modello basato sul “dumping sociale”, il non rispetto delle regole, e si allinei alla normale contrattazione e agli standard salariali e legislativi delle altre compagnie, compresa la stipula di un contratto collettivo che la compagnia low cost
si è sempre rifiutata di firmare. Piloti, assistenti di volo e personale di terra hanno iniziato a usare il mezzo più efficace a loro disposizione: lo sciopero.
I ricatti non si sono fatte attendere e l'Amministratore Delegato di Ryanair, Micheal O'Leary, ha spedito una lettera di minacce ai piloti italiani. In essa si legge peraltro che chi aderirà allo sciopero del 15 dicembre andrà incontro a “sanzioni”, tra cui "la perdita di futuri aumenti in busta paga, trasferimenti ed eventuali promozioni". La missiva si conclude con una perentoria minaccia di stampo quasi mafioso: “ci auguriamo che vogliate continuare a lavorare come è vostro dovere, come previsto”.
I piloti e gli assistenti di volo non hanno né tutele sociali né contrattuali. Non hanno TFR, né ferie e sono sottoposti a pesanti pressioni psicologiche, ma ciononostante lo sciopero alla fine è stato confermato. Le minacce hanno avuto un certo effetto tra i piloti comunque, grazie anche al concomitante sciopero dei controllori di volo dell’Enav, il 15 dicembre decine di voli su tutto il territorio nazionale sono stati cancellati, sciopero anche in Irlanda e Germania. Nel solo scalo di Orio al Serio (Bergamo) Ryanair ha dovuto cancellare 16 voli, in tutta Italia quasi 80 voli.
Di fronte alle minacce antisciopero del vertice di Ryanair si sono levate le indignazioni del governo italiano e dell'Autorità per gli scioperi. Comincia Carlo Calenda, ministro dello Sviluppo, definendo “indegno” il comportamento del vettore. A seguire Giuliano Poletti, ministro del Lavoro, rincara la dose: “a noi compete il controllo dell’applicazione dei contratti”, dice il titolare del Welfare. Affermazioni che lasciano intravedere possibili ispezioni del ministero a Orio al Serio, dove la compagnia ha una scuola di addestramento. Quello bergamasco, assieme a Londra e Dublino è uno dei tre hub
(aeroporti con grande movimento passeggeri)
della compagnia.
Infine il ministro Delrio ha chiuso il cerchio dichiarando: “inaccettabile minaccia per un diritto costituzionalmente garantito”. Tesi condivisa da Giuseppe Santoro Passarelli, presidente dell’Autority sugli scioperi. Giusto indignarsi ma le reazioni del governo e degli enti preposti al controllo aereo sono ipocrite. Costoro cadono da cielo come se non fossero a conoscenza delle condizioni di bassi salari, di completa mancanza di diritti e addirittura della dignità umana ai danni dei lavoratori Ryanayr. Da dove pensavano scaturissero i bassi costi e i lauti profitti della compagnia, 1,32 miliardi di euro (+6%)nel 2016?
Il personale non è neppure assunto direttamente tanto che non si sa nemmeno di preciso quanti sono i dipendenti Ryanair. Sono quasi tutti interinali, assunti dalla compagnia Crewlink che fa da tramite, dopo un corso del costo di 2/3000 euro a carico del candidato e una volta assunti gli assistenti di volo hanno il compito di vendere più pasti possibili, ma anche gratta e vinci e prodotti commerciali.
I piloti invece sono quasi tutti assunti come “contractor
”, lavoratori autonomi a partita iva con paga da dipendenti ma senza le tutele che questi hanno nelle altre compagnie. Le relazioni sindacali vengono negate fin dall'assunzione e Ryanair applica la legge irlandese a lei più vantaggiosa anche al personale di base in altri paesi. Qualche giorno fa, però, una sentenza potrebbe fare da apripista per scardinare questo sistema: la Corte di giustizia Ue ha decretato per alcuni dipendenti che fanno base a Charleroi la giurisdizione nello stesso Belgio, e non in Irlanda come la compagnia impone nei contratti.
Infine non bisogna dimenticare che le compagnie low cost,
almeno in Italia, ricevono dei lauti finanziamenti pubblici, quindi dei contribuenti, che vanno in gran parte a Ryanair, primo vettore del nostro Paese con oltre 36 milioni di passeggeri l'anno. Regioni, Province, Comuni e altri enti pubblici finanziano le compagnie per farle atterrare nei loro aeroporti di competenza, quelli più piccoli e decentrati che altrimenti sarebbero tagliati fuori, con 40 milioni l'anno tramite accordi definiti di “comarketing”.
Tutto questo è stato possibile grazie anche alla deregolamentazione del trasporto aereo in Europa avvenuto negli anni '90, una vera manna per le compagnie low cost.
Allo stesso tempo però si sono messe in difficoltà molte compagnie di bandiera e vettori italiani come Alitalia e Meridiana.
Adesso però, le cose possono, e devono, cambiare. Chi ha approfittato di legislazioni basate sul liberismo sfrenato realizzato sulla pelle dei lavoratori e della connivenza dei governi nazionali comincia a essere messo con le spalle al muro come dimostrano le lotte dei lavoratori Ryanayr ma anche di altre multinazionali come Amazon, Ikea, Foodora, Uber.
Tornando a Ryanair, dopo le minacce l'Ad O'Leary ha fatto una parziale marcia indietro. Preoccupato, come lui stesso ha ammesso, per lo sciopero programmato il 20 dicembre, la compagnia ha deciso di riconoscere le sigle di categoria in Irlanda, Regno Unito, Germania, Italia, Spagna e Portogallo. Si tratta di una evidente limitazione alla sola categoria con più potere contrattuale, quella dei piloti, escludendo gli assistenti di volo e il personale di terra, che hanno lo stesso diritto di farsi rappresentare sindacalmente.
Sicuramente vi ha influito il fatto di trovarsi in pieno periodo natalizio, ricco di profitti per la compagnia irlandese. Si tratta comunque di un primo cedimento di Ryanair, a cui dovrà seguire il riconoscimento alla contrattazione collettiva per tutti i lavoratori.
20 dicembre 2017