L'imperialismo italiano affianca quello francese per combattere lo Stato islamico e bloccare i migranti in Africa
Il governo Gentiloni manda soldati in Niger
Il popolo italiano rischia attentati terroristici
Il 13 e 14 dicembre scorsi si è tenuta a Parigi, con la collaborazione della Banca Mondiale e del Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, la "Conferenza della rinascita" del Niger che si è conclusa con la promessa dei paesi donatori di garantire finanziamenti a Niamey pari a 23 miliardi di dollari per lo sviluppo di progetti in diversi settori dell'economia. L'aiuto economico al paese africano sembrerebbe un “premio” al governo di Niamey che sempre il 13 dicembre ha accettato un aiuto militare da parte dei paesi imperialisti europei e in particolare dell'Italia. Gentiloni ha colto l'occasione del contemporaneo vertice parigino del G5 Sahel, tra i capi di stato e di governo di Francia, Germania e Italia e quelli di Burkina Faso, Chad, Mali, Mauritania e Niger, per confermare una notizia che girava fin dal maggio scorso sulla volontà dell'imperialismo italiano di inviare un contingente in Niger, ufficialmente non di truppe combattenti ma di istruttori per le forze locali. Il progetto dovrà passare dall'esame del parlamento ma già dalle parole del primo ministro Gentiloni appare chiaro che il gruppo dei quasi 500 soldati e 150 automezzi, che si sono “liberati” dalla missione di guerra in Iraq, saranno affiancati alle forze dell'imperialismo francese per bloccare i migranti in Africa e per un'altra guerra, quella contro lo Stato islamico nella regione.
Nella riunione del G5 Sahel a La Celle Saint-Cloud, alle porte di Parigi, il presidente francese Emmanuel Macron dichiarava di voler vedere “successi concreti entro giugno nella battaglia contro i terroristi”, appoggiato dalla cancelliera Angela Merkel preoccupata dal fatto che “l'estremismo islamico si sta diffondendo, non possiamo più aspettare”. Il primo ministro italiano Paolo Gentiloni affermava che “siamo consapevoli che la stabilità del Sahel, la sua capacità di difendere la sicurezza e di contrastare il terrorismo islamista è assolutamente fondamentale per tutta la regione” e quindi “l'Italia deve essere consapevole di un interesse crescente, nazionale oltre che europeo, ad essere più presente” coi suoi soldati. Annunciava quindi che il suo governo si impegnerà “seriamente, dopo l'approvazione in Parlamento, per l'addestramento di forze che possano contribuire alla stabilità e alla lotta contro il terrorismo nel Sahel. Partiremo con un'operazione bilaterale con il Niger che naturalmente ha un interesse specifico anche per quanto riguarda i flussi migratori verso la Libia e verso il Mediterraneo”. Preparata da mesi dal governo italiano, la spedizione militare in Niger è andata in porto dopo la recente richiesta formale di aiuto da parte del governo nigerino arrivata col via libera di Parigi a operare nella sua area di influenza.
Non sappiamo ancora quando ne discuterà il parlamento, che comunque è stato scavalcatomentre per certa viene data la partenza dei primi 150 “addestratori” entro alcune settimane e dell'intera forza entro l'estate per il dispiegamento nella località di Madama, un fortino della Legione Straniera francese nel mezzo al deserto, presso la frontiera con la Libia e nei pressi di una delle vie percorse dai migranti verso l'Europa.
Nella fascia di paesi del Sahel, al di sotto di Algeria, Libia e Egitto, sono presenti da diversi anni gruppi islamici armati. Fra Nigeria, Mali, Niger e Ciad sono attivi dei gruppi che hanno aderito allo Stato islamico, come Boko Haram e il gruppo nigeriano Iswap (Islamic state’s west africa province, ossia la provincia dello Stato Islamico nell’Africa Occidentale); il gruppo di al-Qaeda nel maghreb islamico (AQIM) e altri nati da sue scissioni che in diverse occasioni hanno operato congiuntamente. Ai gruppi islamici si contrappongono i 4 mila soldati francesi, con aerei ed elicotteri, dell'operazione Barkhane, la missione delle Nazioni Unite in Mali (Minusma) e le forze speciali americane presenti sulla base di accordi bilaterali; a breve sarà operativo il contingente del G5-Sahel, in via di costituzione su iniziativa della Ue e in particolare del tandem imperialista franco-italiano. Roma e Parigi operano da complici e concorrenti imperialiste nella crisi libica, con Gentiloni che ha puntato sul governo di Tripoli, in difficoltà rispetto al più forte governo di Tobruk che ha una sfilza di potenti padrini dall'Egitto alla Russia, alla Francia; possono viaggiare di concerto nell'area del Sahel per combattere lo Stato islamico e bloccare i migranti.
Come ha spiegato la ministra della Difesa Roberta Pinotti, “la Difesa deve intervenire su minacce che riguardano il Paese e credo che sia importante una ricollocazione delle missioni che vada a prevenire gli effetti più diretti nell'area che chiamiamo il 'Mediterraneo allargato'. L'operazione in Niger è frutto di questa strategia, come lo sono la missione in Libano e quella per il contrasto all'Isis in Iraq”. La frenesia bellicista della ministra della Guerra Pinotti piega financo la geografia alle esigenze dell'imperialismo italiano, allargando il Mediterraneo fino all'Iraq, ma è altrettanto chiarissima sulla natura imperialista dell'intervento militare del governo Gentiloni in Niger. Un paese lontano ma collocato nella prima linea di difesa della “sicurezza” dell'Italia teatro di una sciagurata missione di guerra che il parlamento non deve approvare anche perché espone ancora di più il popolo italiano alla ritorsione di attentati terroristici.
20 dicembre 2017