Visitando Siria, Turchia e Egitto
Il nuovo zar Putin rafforza l'influenza e la presenza russa nel Medio Oriente e nel Nord Africa
Il capofila dell'imperialismo russo si vanta di aver sconfitto lo Stato islamico in Siria
L'11 dicembre il presidente russo Vladimir Putin è volato da Mosca al Cairo e ad Ankara, in visita ai colleghi egiziano Abdel Fattah al-Sisi e turco Recep Tayyip Erdogan coi quali ha stipulato acccordi rispettivamente per la fornitura di una centrale nucleare e di moderni sistemi antimissile; queste le ragioni ufficiali del viaggio, anche se altri argomenti sono stati indubbiamente sul tavolo nel momento in cui la regione ribolle della rabbia palestinese contro la decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale sionista. Precedute da una sosta lampo in Siria per permettere al nuovo zar del Cremlino di dichiarare la sconfitta dello Stato Islamico nel paese mediorientale, sono state due visite importanti nei principali paesi alleati in Medio Oriente e nel Nord Africa, un volta alleati di ferro del concorrente imperialismo americano, che assieme ai rapporti economici, energetici e militari rafforzano l'influenza e la presenza russa nelle due regioni. Confermando l'abilità di Putin nell'approfittare delle debolezze dell'imperialismo americano e inserisi nelle crisi per permettere all'imperialismo russo di rimettere i piedi nel Mediterraneo e presentarsi come alternativa o alla pari a quello Usa. L'Egitto di al-Sisi è pur sempre un alleato dell'Arabia Saudita, nuovo pilastro degli Usa nella regione a fianco dei sionisti e contemporaneamente primo concorrente della Turchia per l'egemonia della corrente sunnita e soprattutto regionale.
Prima tappa la Siria, o meglio la base aerea russa di Hmeimim nella provincia di Latakia, dove Putin incontrava Assad e annunciava l'inizio del ritiro delle truppe russe da paese. “Ordino al ministero della Difesa e al capo di Stato maggiore - affermava il nuovo zar del Cremlino secondo quanto riportato dalla Tass - di iniziare il ritiro del contingente militare russo verso le basi permanenti. Negli ultimi due anni le forze armate russe e l'esercito siriano hanno sconfitto il gruppo più combattivo dei terroristi internazionali”, abbiamo sconfitto lo Stato islamico in Siria, si vantava il capofila dell'imperialismo russo che aggiungeva di aver “preso una decisione: una parte considerevole del contingente russo schierato nella repubblica araba siriana tornerà a casa, in Russia”. Una decisione già annunciata alcun giorni prima, il 6 dicembre, quando in base a una informativa della Difesa russa sottolineava che le operazioni militari sulla riva est e su quella ovest dell'Eufrate “si sono concluse con una completa sconfitta dei terroristi. Certo possono esserci ancora dei focolai di resistenza ma in generale il lavoro militare in questa fase e in questo territorio è finito”.
Al Cairo è stato accolto dal presidente al-Sisi, suo alleato nella crisi libica dove appoggiano il generale Khalifa Haftar e il governo di Tobruk e che gli ha concesso basi di appoggio per navi e aerei lungo la costa mediterranea; senza contare che l'Egitto, che dopo il golpe militare del 2013 aveva raffreddato i rapporti col padrino Usa, ha rimpolpato il proprio arsenale comprando armi dalla Russia per miliardi di dollari. Altri miliardi correranno tra i due paesi per la firma di un accordo per la costruzione di una centrale nucleare a Dabaa, 130 km a nord ovest del Cairo; la prima centrale nucleare dell’Africa del nord che sarà cotituita da tre reattori da 1.200 megawatt l’uno. La costruzione della centrale, operativa tra una decina di anni, è compito della compagnia russa Rosatom e la quasi totalità dei costi è a carico di un prestito russo pari a 25 miliardi di dollari che copriranno anche la fornitura di combustibile per almeno 70 anni, la manutenzione dell’impianto e il trattamento del combustibile esaurito. Altri investimenti russi andranno a finanziare nuove attività nella zona industriale che Mosca ha voluto nel Canale di Suez.
Sistemate le cose al Cairo, Putin è volato ad Ankara dove con Erdogan ha annunciato la prossima firma di un contratto per la vendita alla Turchia del sistema difensivo missilistico russo S-400; gli scambi commerciali tra i due paesi sono aumentati di un terzo nel 2017 e aumenteranno ancora. Tra l'altro il giorno precedente ad Akkuyu, nella provincia meridionale di Mersin, si era tenuta la posa della prima pietra del progetto di un nuovo impianto nucleare finanziato dalla Russia e costruito dalla società russa Rosatom che si è impegnata a consegnare il primo reattore operativo nel 2023.
20 dicembre 2017