Riflessione a 70 anni della Legge suprema dello Stato borghese e capitalista
L'applicazione della Costituzione può cambiare l'Italia a favore del proletariato e dei lavoratori?
La concomitanza tra il 70° anniversario della Costituzione italiana, promulgata il 1° gennaio 1948, e le imminenti elezioni politiche, ha dato occasione ai partiti e ai movimenti che si collocano a sinistra del PD per proporsi di fare dell'“attuazione della Costituzione” la parola d'ordine della campagna elettorale, attorno alla quale chiamare alle urne l'elettorato di sinistra astensionista.
Nata già all'indomani del referendum del 4 dicembre 2016, per iniziativa di alcune tra le forze più impegnate nei Comitati per il NO, come l'Anpi, l'associazione Libertà e giustizia, e dei giuristi e costituzionalisti che si erano spesi di più contro la controriforma Renzi-Boschi, come Gustavo Zagrebelsky, Stefano Rodotà, Gaetano Azzariti e Domenico Gallo, questa parola d'ordine dell'“attuazione della Costituzione” è stata via via adottata da una serie di leader e movimenti spontaneisti, trotzkisti e riformisti di sinistra, ansiosi di sfruttare la frana elettorale determinata nel PD dal renzismo: movimenti come quello facente capo a Francesco “Pancho” Pardi e alla rivista MicroMega
, quello legato all'ambizioso e narcisista sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, quelli dei leader sindacali Maurizio Landini e Giorgio Cremaschi; nonché da certi partiti falso comunisti come il PRC, il PCI, la Rete dei Comunisti, e perfino da un sedicente gruppo “marxista-leninista-maoista”, in parte pubblico e in parte clandestino, che si dichiara erede delle “Brigate rosse” e che ha appoggiato elettoralmente il M5S e De Magistris.
Nello stesso quadro va inserito anche il tentativo dell'assemblea del Brancaccio, peraltro fallito, di Tomaso Montanari e Anna Maria Falcone. Anche il nuovo partito di Bersani e D'Alema guidato dal magistrato borghese Pietro Grasso, Liberi e uguali, si richiama all'applicazione della Costituzione, e segnatamente all'articolo 3.
Proliferano le liste di “sinistra” che si richiamano alla Costituzione
Ultimamente, con l'approssimarsi delle elezioni, sono spuntate vere e proprie liste elettorali che si rifanno alla Costituzione. Come la “Lista del popolo” dell'ex magistrato Ingroia e del giornalista filo brezneviano e oggi filo putiniano, Giulietto Chiesa, che imbarca un po' di tutto, dalll'ex generale dei carabinieri Gebbia, allo storico cattolico e di destra, Franco Cardini, dall'ex generale dell'esercito Fabio Mini al vignettista Vauro Senesi: “Ci accusano di dividere la sinistra. Non è vero, noi siamo per attuare la Costituzione: essa non è solo della sinistra, ma è il prodotto di tutte le correnti ideali del Paese”, ha dichiarato infatti Chiesa. E Ingroia, di rimando: “Oggi la parola sinistra non significa più niente e per questo non siamo di sinistra: non guardiamo a chi si vuol identificare nella sinistra, ma piuttosto parliamo a quel 60% di cittadini che oggi ha già deciso di non votare. Questo è un vulnus da colmare. Abbiamo un programma rivoluzionario per applicare la Costituzione italiana”.
A questa lista si aggiunge, con un'operazione politica e un programma del tutto simile, e perfino quasi lo stesso nome, la lista “Potere al popolo”, che raggruppa centri sociali come quello napoletano “Je so' pazzo”, che appoggiò De Magistris alle elezioni comunali, il PRC, il PCI, Rete dei comunisti, Eurostop, Sinistra anticapitalista del trotzkista Turigliatto, e tutta una serie di “reti e organizzazioni - recita il suo manifesto programmatico - della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi”. Per fare cosa? “Per non solo difenderla (la Costituzione, ndr.), ma attuare pienamente le idee che erano espressione di chi ha partecipato alla Resistenza, la costruzione di una nuova società fondata sulla dignità e i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori”, ecc. ecc.
Costituzione proletaria o borghese?
Alla luce di tutto ciò, la domanda che allora ci dobbiamo porre è: l'applicazione della Costituzione può veramente cambiare l'Italia a favore del proletariato e dei lavoratori, come sostengono tutte queste forze? E prima ancora di questo ci dobbiamo domandare: qual è il carattere di classe di questa Costituzione? È una Costituzione proletaria o una Costituzione borghese? La risposta che ogni sincero anticapitalista e fautore del socialismo non può non dare è la seguente: anche se è nata dall'antifascismo e dalla Resistenza essa è una Costituzione borghese e non una Costituzione proletaria, in quanto sancisce lo Stato borghese, la proprietà privata e l'intangibilità del sistema capitalista.
Essa è frutto di un compromesso tra la borghesia e il proletariato, ma a tutto vantaggio della borghesia e a tutto svantaggio del proletariato, perché quando fu scritta i revisionisti togliattiani avevano già rinunciato per sempre alla via dell'Ottobre e al socialismo, abbracciato irreversibilmente il riformismo, il parlamentarismo, il liberalismo e la socialdemocrazia, e accettato come invalicabili i confini del capitalismo e dell'imperialismo occidentale. Di conseguenza la Costituzione condanna il proletariato ad accettare la schiavitù salariata inflittagli dal capitalismo, senza avere il diritto di ribellarsi e rovesciare il suo barbaro sistema per conquistare una nuova società e una nuova Costituzione socialiste.
È pur vero che essa garantisce tutta una serie di diritti ai lavoratori - a parole e sempre nell'ambito del capitalismo - come il diritto al lavoro, alla salute, all'istruzione, le libertà di associazione e di parola, ecc. Ma mentre questi diritti sono sempre stati disattesi e calpestati nei fatti, quelli utili alla borghesia e al suo dominio di classe sono sempre stati applicati in maniera ferrea, come il diritto di arricchirsi con lo sfruttamento, di reprimere con le armi e con la galera chiunque osi ribellarsi al suo dominio e di partecipare alle guerre imperialiste per servire gli interessi del capitalismo italiano.
Una vecchia parola d'ordine revisionista
La parola d'ordine dell'“attuazione della Costituzione” non è nuova. L'attuazione della Costituzione era infatti l'obiettivo strategico della “via italiana al socialismo” sancita da Togliatti nell'VIII Congresso del PCI revisionista, secondo il quale la Carta del '48 rappresentava “l'alfa e l'omega” del suo programma. Questa linea, che sostituiva la lotta di classe per il socialismo con la “democrazia progressiva” basata sul parlamentarismo e sulla Costituzione, era stata adottata e teorizzata da Togliatti già al tempo della Costituente per mascherare il suo revisionismo, e sarebbe poi sfociata nella sua strategia delle “riforme di struttura” basate sull'attuazione integrale della Costituzione.
Una via fallimentare, come oggi, dopo 70 anni di riformismo, elettoralismo e parlamentarismo, è sotto gli occhi di tutti. Una via che anziché portare progresso e democrazia ai lavoratori ha portato impoverimento, perdita di diritti sociali, sindacali e politici e all'attuale seconda repubblica capitalista neofascista, razzista, xenofoba e interventista. Portando anche con essa Craxi, Berlusconi e Renzi, tre moderne reincarnazioni di Mussolini.
Ci vorrebbe invece una vera Costituzione socialista, ma non ci si può arrivare attraverso la strategia fallimentare e già battuta dalla storia dell'applicazione di quella borghese. Anche perché quest'ultima, già nata col marchio di classe, è stata via via demolita e stravolta dal regime neofascista e dai suoi governi di destra e di “sinistra”, evirandola anche di quei pochi caratteri formalmente democratici e antifascisti come l'articolo 11 e la XII e XIII disposizioni transitorie che vietano rispettivamente la riorganizzazione del partito fascista e il rientro dei Savoia in Italia.
Basti pensare, anche solo limitandosi ad esempi recenti, ai rigurgiti fascisti e razzisti che dilagano impuniti ad opera delle squadracce di Forza nuova, Casapound, Casaggì, Skinheads, ecc., alla salma del re Vittorio Emanuele III fatta rientrare in gran segreto in Italia da Mattarella e Gentiloni, e alla nuova avventura colonialista e interventista in Niger, decisa dal governo col pretesto di combattere il “traffico di migranti” quando il vero obiettivo è di bloccare i migranti in Africa e di fare la guerra allo Stato islamico. Altro che attuazione della Costituzione!
La vera alternativa al regime neofascista, per il proletariato e tutti i sinceri anticapitalisti e fautori del socialismo, non può essere questa battaglia fuorviante, fallimentare e di retroguardia dell'“attuazione della Costituzione”, ma è la lotta di classe, che non esclude, ovviamente, l'utilizzazione degli articoli della Costituzione per farla avanzare e per difendere i diritti e gli interessi delle masse. Cosa ben diversa dal considerare l'“attuazione della Costituzione” un obiettivo strategico. Solo abbandonando con una cosciente scelta astensionista le illusioni elettorali, parlamentari, governative, costituzionali, riformiste e pacifiste, armandosi del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, rafforzando, sviluppando e radicando il PMLI e facendo affidamento sulla lotta di classe, si può non solo migliorare le condizioni dei lavoratori e delle masse popolari, ma soprattutto riaprire per il proletariato la via dell'Ottobre, la sola che può veramente cambiare l'Italia e portare a una Costituzione a misura dei lavoratori: la via della conquista del potere politico da parte del proletariato e del socialismo.
10 gennaio 2018