Al vertice di Roma
I governanti dei paesi del Sud della Ue si impegnano a fare dell'Unione “un modello leader del mondo”, a combattere il “terrorismo” e a bloccare i migranti in Africa
Si impegnano anche a rafforzare la strategia della difesa europea
Nella dichiarazione “Portare avanti l'UE nel 2018” del quarto vertice dei Paesi del Sud dell'Unione Europea, che si è tenuto a Roma il 10 gennaio, i Capi di Stato e di Governo della Repubblica di Cipro, Francia, Grecia, Italia, Malta, Portogallo e Spagna affermano che “all'inizio di un anno di piena ripresa economica dopo un decennio di crisi finanziaria, l'UE è tornata su un percorso di crescita” e tra l'altro ha “rafforzato la sua capacità di reagire alle sfide globali” sul piano politico e economico e quindi è più forte, è “un'Europa più sovrana, sociale e democratica” che soprattutto “può essere un modello di punta nel mondo”, una potenza imperialista leader del mondo che i governanti dei sette paesi mediterranei si impegnano a realizzare.
Per non essere fraintesi su quale sia una della gambe su cui viaggierà l'auspicata leadership europea i partecipanti al vertice portano a esempio lo sviluppo della cooperazione “come abbiamo appena fatto nel campo della difesa”, in riferimento alla riunione del Consiglio europeo del 14 dicembre a Bruxelles che ha dato il via libera alla realizzazione della cooperazione strutturata permanente in materia di difesa, la Pesco, ovvero la parte militare della politica estera e di difesa comune. Che ha un nuovo campo di azione, oltre alla regione mediorientale, nel nordafrica e nella regione centrale africana del Sahel dove si sviluppa a tempi di record l'intervento militare dell'imperialismo europeo per combattere il “terrorismo” e a bloccare i migranti, sotto la spinta dei governi imperialisti francese e italiano. Macron e Gentiloni non hanno avuto problemi a tirarsi dietro governi di destra e della “sinistra” borghese, dal premier spagnolo Rajoy, al maltese Muscat, dal portoghese Costa al cipriota Anastasiades fino al greco Tsipras.
Con la cancelliera Angela Merkel momentaneamente bloccata dalle trattative per il varo di un nuovo governo, dopo le elezioni politiche del settembre scorso, è il presidente francese Emmanuel Macron l'attore principale che muove i passi della potenza imperialista europea e in attesa della ripresa della piena funzionalità del tandem franco-tedesco si appoggia intanto sul governo italiano guidato da Paolo Gentiloni che pur a fine legislatura non si è tirato indietro, ha avviato la missione militare in Niger e confermato le ambizioni dell'imperialismo italiano di voler essere a pieno titolo nella cabina di regia della potenza imperialista europea. Come stiano le cose lo ha ben spiegato Macron nell'incontro bilaterale dell'11 gennaio con Gentiloni quando ha precisato che il rapporto franco-tedesco è un rapporto “strutturale e all'origine dell'Europa”, quello “con l'Italia è complementare”. “Quando Francia e Germania non riescono a mettersi d'accordo - dichiarava il presidente francese - l'Europa non può andare avanti. Ma quel rapporto non è esclusivo. Il legame con l'Italia ha un'altra storia, legami culturali, un'amicizia speciale e specifica. E non è in concorrenza né inferiore ma perfettamente complementare con quello franco-tedesco. Il rapporto è forte a tutti i livelli”. Merito anche di Gentiloni che incassava un elogio da spendere in campagna elettorale e oltre. Con Macron che teneva a “sottolineare quanto sono stato contento di lavorare con Gentiloni, la sua azione in Italia, in Europa, con la presidenza del G7 e al Consiglio di sicurezza dell'Onu ha consentito di avviare una nuova dinamica” e precisando ovviamente che “spetterà al popolo italiano esprimersi” sosteneva che “l'UE ha avuto molta fortuna ad avere Gentiloni in questi ultimi mesi. Un'Italia che crede nell'UE è positiva per l'Europa, il mio augurio è che potremo continuare il lavoro che abbiamo cominciato”.
Intanto il tandem imperialista franco-italiano lavora per “portare avanti l'Ue nel 2018”, l'UE imperialista “più forte sulla scena globale” che deve “completare l'Unione economica e monetaria (UEM)”, “completare e rafforzare l'Unione bancaria” che “è una priorità”; una particolare attenzione il vertice dei paesi mediterranei lo pone per sviluppare la Pesco e invita gli altri paesi europei a “assumersi maggiori responsabilità per la loro sicurezza e fare di più per combattere il terrorismo”. A tale scopo “l'azione europea deve mirare ad affrontare le sfide regionali e globali con un'attenzione particolare al Mediterraneo, al vicinato orientale immediato dell'UE e all'Africa” sostiene la dichiarazione del vertice che definisce “una priorità strategica e nell'interesse fondamentale dell'UE” avere “un vicinato democratico, stabile e prospero”, ossia governi alleati su cui contare per gestire, leggi bloccare all'origine, i flussi migratori, altra questione definita “una sfida fondamentale per l 'Unione europea a gli anni a venire” da questi paesi che sono “l'avanguardia delle frontiere esterne dell'UE”. Il modello di intervento è quello dell'accordo della UE con la Turchia che ha bloccato il flusso dei profughi provenienti dall'area mediorientale in cambio di soldi. Quando non basta, vedi area del Sahel, si mandano anche i soldati.
La dichiarazione dei sette paesi riuniti a Roma sarà la base comune da portare al vertice europeo di marzo, dove hanno diritto ad avere voce in capitolo su tutti i temi trattati, ha teso a sottolineare Gentiloni, ricordando che insieme essi rappresentano un quarto della UE e soprattutto il 47% del budget comunitario e questo deve pesare.
17 gennaio 2018