La legge sul biotestamento è un compromesso al ribasso
Difendere le conquiste parziali della legge dalla “libertà di coscienza” dei medici cattolici
Il biotestamento è legge. Il 14 dicembre il Senato ha approvato con 180 voti favorevoli, 71 contrari e 6 astenuti la legge sulla Dichiarazione anticipata di trattamento (Dat), che legalizza appunto il testamento biologico.
La legge consente al paziente di esprimere “il consenso o il rifiuto rispetto a scelte diagnostiche o terapeutiche e a singoli trattamenti sanitari, comprese le pratiche di nutrizione e idratazione artificiali”. Il malato ha diritto al “consenso informato”, che prevede una completa e comprensibile conoscenza delle proprie condizioni di salute e delle terapie proposte, ma anche il diritto di “rifiutare qualsiasi accertamento diagnostico o trattamento sanitario indicato dal medico per la sua patologia o singoli atti del trattamento stesso, nonché il diritto di revocare in qualsiasi momento il consenso prestato, anche qualora la revoca comporti l'interruzione del trattamento”. Sulla volontà del malato dovrà vigilare un fiduciario nominato da questi o un amministratore di sostegno. Sono presenti anche norme su minori e incapaci.
Se è stato possibile arrivare a questo, lo dobbiamo interamente al fatto che la coscienza delle masse popolari e soprattutto dei giovani su questo argomento ha fatto passi da gigante, superando di gran lunga le visioni retrograde di gran parte della destra e non solo, in generale dei politicanti cattolici e delle autorità ecclesiastiche, per i quali è inaccettabile che la scienza governi la nascita e la morte dell'uomo.
Sul piano del giudizio politico, la legge è frutto di un compromesso al ribasso del PD per conquistare i voti di certi esponenti di destra – Forza Italia aveva lasciato libertà di voto ai suoi parlamentari – grazie al quale l'eutanasia vera e propria è stata tenuta fuori dal testo. Si ripete lo schema già visto del partito di Renzi che sbandiera una legge parziale come una conquista epocale per dimostrarsi l'unico difensore dei diritti civili mentre demolisce quelli sociali, stavolta c'era anche bisogno di lavare la vergogna del cestinamento dello “Ius soli”.
E qui casca l'asino perché al 4° articolo della legge si dice che “il medico è tenuto al rispetto delle Dat, le quali possono essere disattese, in tutto o in parte, dal medico stesso, in accordo con il fiduciario, qualora esse appaiano palesemente incongrue o non corrispondenti alla condizione clinica attuale del paziente ovvero sussistano terapie non prevedibili all'atto della sottoscrizione, capaci di offrire concrete possibilità di miglioramento delle condizioni di vita”.
Che è la stessa scusa con cui i medici cattolici sono sempre stati contrari all'eutanasia, al suicidio assistito e finanche al biotestamento. La norma appena citata di fatto spalanca le porte all'obiezione di coscienza, che rischia, come nel caso dell'aborto, di nullificare un diritto conquistato al prezzo di dure battaglie e che ora è formalizzato sulla carta, ma deve essere difeso contro la probabilissima evenienza che i medici cattolici conservatori si oppongano alla sua applicazione. Del resto è tutt'altro che fantascienza, basta pensare alle carriere prestigiose che attendono i medici obiettori contro l'aborto in molte strutture ospedaliere anche pubbliche.
È stata addirittura il ministro della Salute Lorenzin, alfaniana, ad assicurare che garantirà la cosiddetta “libertà di coscienza” dei medici. E della libertà del malato cos'ha da dire?
Lo puntualizza anche l'Associazione Luca Coscioni, che pur essendo sempre stata molto positiva verso la legge, richiama le amministrazioni regionali – responsabili della sanità – a vigilare sull'effettiva esecuzione del diritto.
E comunque la legge sul biotestamento consente sì al malato di esprimere la propria volontà contro determinati trattamenti e terapie, ma è ancora molto lontana dal diritto all'eutanasia vera e propria, ossia alla possibilità di decidere di mettere fine alla propria vita in caso di malattie incurabili. Questo è l'obiettivo finale di questa lotta per conquistare il diritto per ciascuno di decidere autonomamente della propria vita e della propria morte secondo la scienza, senza dogmi religiosi a decidere per noi.
31 gennaio 2018