75 Anniversario dalla vittoria
Stalingrado fu la tomba di Hitler e Mussolini
il 2 febbraio celebriamo il 75° anniversario della gloriosa vittoria di Stalingrado: l'evento che segnò l'inizio della disfatta di Hitler e Mussolini ad opera della invincibile Armata Rossa sovietica che dopo quasi 200 giorni e 200 notti di sanguinosi combattimenti riuscì a rompere l'assedio delle orde hitleriane, passò alla controffensiva e capovolse definitivamente le sorti della seconda guerra mondiale a favore dei popoli e delle nazioni oppresse dal mostro nazifascista fino al conseguimento della vittoria finale dell'8 maggio 1945 quando i soldati sovietici issarono la bandiera rossa del socialismo sul Reichstag a Berlino.
Un'epica impresa che non ha precedenti nella storia militare mondiale magistralmente diretta dal Comando supremo guidato da Stalin. Una vittoria storica non solo per la sua portata politica e militare e per la durata e il numero di uomini e mezzi impiegati. Ma soprattutto perché Stalingrado fu il teatro in cui si fronteggiarono fino all'ultimo sangue due idee stesse della guerra: una imperialista, controrivoluzionaria, di aggressione, sterminio e annientamento dell'Urss, condotta dal sanguinario esercito invasore nazifascista che si spacciava per invincibile e il più forte del mondo perché poteva contare su una preponderante macchina bellica costruita nel tempo a tale scopo; e un'altra nazionale rivoluzionaria e popolare in difesa della patria del socialismo, condotta dall'eroica Armata Rossa in simbiosi coll'intero popolo sovietico, le formazioni partigiane e l'intero Paese, animata dallo spirito invincibile del proletariato e delle masse popolari sovietici uniti come un sol uomo intorno allo Stato e al Partito comunista capeggiati da Stalin.
Fu in estrema sintesi lo scontro mortale tra due sistemi economici, politici, sociali e militari antagonistici: il socialismo e il capitalismo che si mostrava col feroce volto della dittatura terroristica aperta nazifascista. "A Stalingrado, - scriveva Mao ancor prima della vittoria definitiva - i combattenti dell'Esercito rosso hanno compiuto un'impresa eroica, che influirà sul destino dell'intera umanità. Essi sono i figli della Rivoluzione d'Ottobre. La bandiera della Rivoluzione d'Ottobre è invincibile, e tutte le forze fasciste sono condannate a perire." (Mao, Opere scelte, vol. III, p.109, Ed. in lingue estere di Pechino)
Nella notte tra il 21 e il 22 giugno 1941 le orde terroristiche hitleriane avevano aggredito di sorpresa e proditoriamente l'Urss violando palesemente il patto di non aggressione sovietico-tedesco del '39.
Gli invasori nazi-fascisti contavano di occupare Mosca con un colpo frontale, costringere l'Esercito rosso a capitolare ed ottenere, così, la cessazione della guerra a Oriente. Ma l'eroica resistenza del popolo sovietico e dell'Armata rossa riuscì a bloccare l'avanzata della Wermacht alle porte di Mosca e di Leningrado e costrinse Hitler a rivedere i suoi piani.
il 16 settembre 1942 le truppe fasciste tedesche, approfittando della mancanza del secondo fronte in Europa, lanciarono una violenta controffensiva contro Stalingrado che consisteva nell'aggirare Mosca dall'est, tagliarla dalle retrovie - dal Volga e dagli Urali - e poi marciare su di essa. L'avanzata dei tedeschi nel Sud, verso le zone petrolifere, aveva per scopo sussidiario non soltanto quello di occupare le zone petrolifere, quanto quello di stornare le principali riserve nel Sud ed indebolire il fronte di Mosca, per poter più facilmente riportare il successo puntando su Mosca. Hitler ordinò alla VI armata tedesca comandata dal generale von Paulus, a cui si unì l'ARMIR, l'Armata italiana in Russia, appositamente costituita e inviata da Mussolini, di distruggere completamente la città. Nel criminale ordine del comando supremo della Wermacht si affermava che "data la particolare pericolosità del milione di comunisti che abitano a Stalingrado, la popolazione maschile deve essere immediatamente soppressa al momento di entrare in città''. Consapevole dell'importanza strategica della difesa della città Stalin dette l'ordine di resistere a oltranza. I soldati e il popolo di Stalingrado combatterono eroicamente quartiere per quartiere, strada per strada, casa per casa; nella città semidistrutta dai bombardamenti, resistettero a oltre due mesi di feroce assedio e alla fine riuscirono a bloccare l'offensiva nazista.
La città fu messa a ferro e fuoco, notte e giorno, da oltre 1.500 pezzi d'artiglieria e migliaia di aerei che vomitarono tonnellate e tonnellate di bombe dirompenti e incendiarie.
Per rifornire l'Armata rossa di carri armati e munizioni gli operai metalmeccanici di trattori e di quasi tutte le altre fabbriche continuarono a lavorare, a prezzo di enormi sacrifici, lutti e privazioni e sfidando eroicamente il micidiale fuoco degli aggressori, mentre i combattenti del fronte di Stalingrado si assunsero il solenne impegno di non lasciare attestare l'invasore sul Volga. E così giurarono in una lettera inviata a Stalin: "A Stalingrado noi difendiamo la nostra patria. Qui, dinnanzi a Stalingrado, si decide la libertà del popolo sovietico. La difenderemo sino all'ultima goccia di sangue, sino all'ultimo respiro, sino all'ultimo battito del cuore".
Tutto il Paese corse in aiuto di Stalingrado da cui ormai dipendevano le sorti della patria socialista.
L'eroica resistenza della città permise a Stalin di elaborare il contrattacco, di riorganizzare l'esercito sovietico e lanciare il 19 novembre la controffensiva che sfondò le linee nemiche. Agli inizi del febbraio 1943 gli oltre 300 mila uomini della VI armata nazista, accerchiati in una sacca, furono costretti alla resa.
Arrestato insieme ai generali del suo stato maggiore, il 31 gennaio il generale von Paulus capitolava. Il 2 febbraio la notizia della vittoria definitiva ebbe un effetto dirompente sul mondo intero: per la prima volta dall'inizio della guerra Stalingrado dava all'umanità progressista e antinazifascista un'incrollabile fiducia nella vittoria, mentre accresceva il prestigio internazionale dell'Urss guidata da Stalin, e la consacrava come il paese che per primo aveva saputo fermare e vincere l'incontenibile offensiva hitleriana e stava dimostrando sul campo di essere la forza principale nell'abbattimento del fascismo.
Persino Roosevelt scriveva a Stalin: "Come Comandante Supremo delle forze armate degli Stati Uniti d'America mi congratulo con Voi per la brillante vittoria delle Vostre truppe a Stalingrado, riportata sotto il Vostro supremo comando. I centosessantadue giorni di epica lotta per la città che ha per sempre onorato il Vostro nome e il decisivo risultato che tutti gli americani oggi stanno celebrando rimarranno uno dei capitoli più superbi in questa guerra dei popoli che si sono uniti contro il nazismo e i suoi imitatori".
Queste parole furono ripetute da Roosevelt nel 1943 in occasione dell’apertura della Conferenza di Teheran, preceduta da una cerimonia in cui Churchill presentò a Stalin “La spada di Stalingrado“ forgiata a mano per ordine del re d’Inghilterra Giorgio VI, con acciaio di prim’ordine Sheffield e decorato con gioielli. Lungo la lama vi è incisa un’iscrizione che recita: ‘Ai Cittadini dal cuore d’acciaio di Stalingrado, dono del Re Giorgio VI in segno d’omaggio del popolo britannico’.
Nel corso della campagna di Stalingrado l’Armata Rossa subì 1.100.000 perdite umane.
Durante la seconda guerra mondiale l’Armata Rossa ha avuto oltre 9.000.000 di morti e 18.000.000 di feriti. Solo 1.800.000 prigionieri ritornarono in patria dei 4.500.000 catturati dalla Wehrmacht. Le perdite tra i civili si pensa che si aggirino attorno ai 18.000.000 portando il totale delle perdite di guerra dell’Unione Sovietica a più di 26.000.000, ovvero cinque volte il totale delle perdite tedesche.
Ciononostante Stalingrado che avrebbe dovuto incoronare Hitler e i suoi alleati quali nuovi dominatori del mondo invece fu la loro tomba; avrebbe dovuto sancire l'onnipotenza militare, economica e politica dei regimi nazifascisti e del sistema capitalista e invece consacrò la superiorità storica del socialismo che in neppure venticinque anni aveva saputo trasformare la Russia arretrata e semifeudale in un paese sviluppato, prospero e avanzato, capace di riuscire là dove avevano fallito vecchie e consolidate potenze coloniali e imperialiste come la Francia e la Gran Bretagna; avrebbe dovuto chiudere definitivamente la partita storica tra capitalismo e socialismo e invece accrebbe la fama, il prestigio e le ragioni dell'Urss e del suo leggendario condottiero Stalin e dette al sistema socialista una spinta propulsiva che gli avrebbe fatto conoscere nuove primavere e l'avrebbe portato da lì a qualche anno a fiorire in un terzo del pianeta.
31 gennaio 2018