L'Istat certifica il record dei contratti a termine e il calo dei contratti a tempo indeterminato
Precari a vita i giovani italiani
I dati Istat sull'occupazione a dicembre 2017 sono un nuovo bollettino di guerra per il capitalismo italiano.
La notizia che ha fatto gongolare i media di regime, Poletti e il PD è il calo del tasso di disoccupazione generale al 10,8% e di quella giovanile al 32,7%.
Si tratta però di fumo negli occhi, come spesso avviene le fredde statistiche nascondono qualche “trucco” da svelare. Scopriamo così che il mese di dicembre ha visto sì un aumento di 303mila occupati, ma si tratta di contratti a termine. Anzi, per quelli a tempo indeterminato c'è addirittura un calo di 25mila unità. In termini assoluti, i lavoratori a termine sono ben di più rispetto a dieci anni fa.
Già questo è un ennesimo certificato dell'inganno del Jobs Act, che aveva promesso di mettere un argine al lavoro a tempo determinato, peccato però che poi sono finiti i lauti incentivi regalati alle imprese. Ma c'è anche il fatto che l'aumento degli occupati interessa soprattutto gli over 50, quindi non solo il lavoro si allontana dai giovani, ma il precariato si diffonde fra i più anziani. I più penalizzati sono quelli fra i 25 e i 49 anni. Fra i più giovani di 25 aumenta l'inattività.
A questo proposito, il tasso di inattività si assesta sul 34,8%, con il maggiore incremento degli ultimi tre anni.
In tutto questo, soprattutto per quanto riguarda l'aumento dei contratti a tempo determinato, cioè precari, dicembre conferma il trend dei mesi precedenti, in cui è sempre stata quella l'unica tipologia contrattuale in crescita. Pertanto i dati sull'aumento dell'occupazione tanto esaltati dal governo e dal PD sono puramente contingentali e non indicano nessun miglioramento strutturale, semmai provano che ai giovani e non solo è offerto solo e soltanto precariato.
Contro questo scempio del lavoro e per riconquistare il futuro e il presente non c'è altra strada che contrattaccare con la lotta di classe. Non certo infognandosi nella via parlamentare, che si è dimostrata inconcludente. Anche e soprattutto per questo asteniamoci il 3 marzo!
14 febbraio 2018