Brasile
Lula condannato in appello per corruzione passiva e riciclaggio di denaro
“Un golpe dentro il golpe”, così è stato definito il processo dai sostenitori dell'ex presidente della repubblica brasiliana
L’ex presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva è stato condannato in appello dal Tribunale regionale federale di Porto Alegre per corruzione passiva e riciclaggio di denaro a di 12 anni e 1 mese di reclusione, una pena addirittura maggiore dei 9 anni e 6 mesi stabiliti dalla sentenza di primo grado. La Corte d'appello ha riconosciuto valide le accuse a Lula di occultamento della proprietà di un appartamento di lusso a Guarujà, intestato all’impresa di costruzioni Oas, che avrebbe acquistato a un prezzo vantaggioso in cambio del suo intervento a favore dell’assegnazione di appalti alla compagnia petrolifera nazionale Petrobras.
Lo scandalo dell'affare Petrobras era venuto alla luce nel marzo del 2014 in seguito alle confessioni di un ex alto dirigente della società che aveva svelato l'intreccio di corruzione tra le aziende che partecipavano alla costruzione delle infrastrutture petrolifere e i partiti della coalizione di governo, fra i quali il Partito dei lavoratori (Pt) di Lula, presidente dal 2002 al 2010, e del suo successore, la presidente Dilma Rousseff che negli anni dello scandalo era presidente del Consiglio di amministrazione di Petrobras.
Lula si è sempre dichiarato estraneo allo scambio tra appartamento di lusso e favori alla Petrobras e anche dopo la conferma della condanna in appello i suoi sostenitori riuniti nel Frente Brasil Popular denunciano che la sentenza è “un golpe dentro il golpe”, per impedire la sua candidatura alle prossime elezioni presidenziali, allora “l’elezione senza Lula è frode ed è il coronamento del golpe”. Tanto più che la sentenza come ha ammesso lo stesso pubblico ministero federale si basa su denunce di “pentiti” più che su prove effettive.
Il primo golpe istituzionale è quello che costrinse alle dimissioni la Roussef nel maggio 2016 in seguito all'impeachement votato dal Senato per irregolarità nella copertura dei buchi del bilancio statale. Per riprendere il potere la “sinistra” borghese brasiliana contava sul ritorno in campo dell'ex presidente Lula che ha annunciato ricorso in terzo grado ma che al momento è fuori dai giochi in base alla
legge Ficha Limpa, emanata dallo stesso governo Lula nel 2010, che proibisce a chi sia stato condannato in secondo grado di presentarsi alle elezioni.
14 febbraio 2018