Per difendere il comizio dei nazifascisti di Casapound
La polizia del nuovo Scelba Minniti carica gli antifascisti napoletani
De Magistris non partecipa al corteo, lacrime di coccodrillo della Boldrini
La Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI solidarizza con gli antifascisti
Redazione di Napoli
Domenica 18 febbraio a Napoli si è svolta un'imponente e combattiva manifestazione organizzata dalla “Rete antifascista napoletana” per protestare contro la riunione elettorale della teppaglia nazifascista di Casapound all’Hotel “Ramada” in via Galileo Ferraris, non molto lontano dalla stazione ferroviaria centrale.
Un corteo determinato a chiudere la bocca ai seguaci del duce che, tramite il loro leader Di Stefano, si definiscono apertamente “eredi del fascismo, ossia della RSI e del MSI”. Chiaro quindi il messaggio nello striscione di apertura delle migliaia di antifascisti presenti in piazza: “Stop a razzismo e fascismo assassini” con tantissimi giovani, per lo più appartenenti ai centri sociali napoletani, che si sono dati appuntamento nel tardo pomeriggio nella zona universitaria de “L’Orientale” di Napoli, dinanzi a palazzo Giusso.
Il nuovo Scelba Minniti ha orchestrato una durissima repressione contro il corteo che più volte, dalle testimonianze di chi ha partecipato all’evento, ha evitato sistematicamente, finché ha potuto, lo scontro frontale con l'apparato militare disposto dalla Questura napoletana agli ordini di Antonio De Iesu. Inutile il tentativo di girare piazza Garibaldi e avvicinarsi a via Galileo Ferraris: il punto di scontro avveniva nella zona a ridosso dell’Hotel “Ramada” ossia corso Arnaldo Lucci, nonostante una blindatura della città senza eguali con reti di ferro, agenti di polizia in assetto antisommossa, una tensione che presagiva la carica a freddo.
Alla richiesta degli antifascisti di proseguire per corso Arnaldo Lucci, la polizia ha brutalmente caricato i manifestanti sia dalla testa che dalla coda, con mezzi blindati che li inseguivano, a rischio di essere investiti. Una carica a freddo che veniva smaltita dagli antifascisti trovando rifugio verso il parcheggio dei pullman con il lancio di alcuni raudi e petardi per cercare di rallentare la repressione. Alcuni manifestanti che erano rimasti imbottigliati tra piazza Garibaldi e corso Arnaldo Lucci venivano accerchiati dalle “forze dell’ordine” e messi al muro di spalle e con le mani alzate; un'immagine agghiacciante che a qualcuno ha fatto ricordare il Cile fascista di Pinochet.
I giovani antifascisti, circa una ventina, venivano fermati e condotti in questura per accertamenti ma venivano subito dopo rilasciati grazie al presidio dei manifestanti che si è svolto sotto la sede centrale della polizia in via Medina in tarda serata. Due attivisti dei centri sociali sono stati portati, successivamente, in ospedale per essere medicati.
Inaccettabili le parole del questore De Iesu: “I manifestanti non hanno avuto rispetto per la città, per una zona frequentatissima come piazza Garibaldi, abbiamo pianificato al meglio le forze di polizia consentendo il regolare svolgimento della manifestazione di Casapound all'interno dell'hotel”. E ancora: “L'arroganza, la protervia di un gruppo di manigoldi che hanno bloccato un punto centrale di Napoli lascia un livello di inquietudine: hanno attaccato ben sapendo che non avrebbero mai potuto superare il cordone delle forze dell'ordine c'è un innalzamento del livello di aggressività, una strategia mirata per colpire le forze dell'ordine”.
Una menzogna, atteso che gli antifascisti tutto volevano fuorché cercare lo scontro con la polizia: una manifestazione fatta a volto scoperto, senza oggetti contundenti o bottiglie molotov – come hanno invece cianciato alcuni quotidiani del regime neofascista per denigrare i partecipanti – ma al massimo il lancio di qualche petardo per alleggerire le cariche indiscriminate delle “forze dell’ordine” del nuovo Scelba.
Opportunista l’atteggiamento del sindaco De Magistris che mentre in Consiglio comunale affermava “lo dico da convinto antifascista, se davanti alle manifestazioni dei fascisti si è silenti, allora si è complici”, mancava clamorosamente al corteo di domenica che avrebbe dimostrato in maniera aperta, assieme alla sua giunta, di essere effettivamente e concretamente antifascista. Invece l’ex pm ha evitato di fare quello che da tempo blatera di fare, predicando bene e razzolando male, facendo dell’antifascismo solo una cosa di facciata e non effettivo, lasciando i manifestanti al loro destino.
Ci sono poi le parole dell’ex presidente della Camera Laura Boldrini, ora candidata di LeU, che ha promesso che una volta al governo farà sciogliere le organizzazioni nazifasciste in nome della Costituzione; eppure né il governo del nuovo duce Renzi né quello Gentiloni né in nessun intervento proprio della Boldrini c’è stato, in questi ultimi anni, uno straccio di posizione teso in tal senso.
Pronta la risposta delle antifasciste e degli antifascisti alle gravissime parole del questore De Iesu: in una conferenza stampa partecipata a palazzo Giusso hanno denunciato la criminalizzazione dell’antifascismo, la campagna elettorale piena di xenofobia, razzismo e fascismo, esprimendo dura critica al PD e al decreto Minniti, considerato dai presenti una delle peggiori “riforme” dal dopoguerra. Molto significativo l’intervento di una antifascista: “Minniti è stato sconfitto a Macerata e in altre parti d’Italia da noi antifascisti e cominciamo da subito a creare un nuovo ciclo di lotte”.
Dal canto suo la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI ha diffuso, nella serata di lunedì 19 febbraio, a poche ore dalla conclusione dell’assemblea antifascista di Palazzo Giusso contro le cariche di domenica, un comunicato stampa (pubblicato a parte) dove ha condannato duramente le cariche e ha chiesto le dimissioni immediate di Minniti e del questore.
21 febbraio 2018