Svapora lo slogan “onestà onestà”
Il M5S travolto dallo scandalo dei rimborsi
Un buco di 3 milioni. Borrelli, il vice di Casaleggio, lascia il movimento. Il candidato De Falco ha picchiato moglie e figlia. Candidati anche svariati massoni e un inquilino da 7 euro al mese per una casa comunale
Lo scandalo della “Rimborsopoli” a 5 Stelle, esploso in questi giorni a seguito di un'inchiesta della trasmissione televisiva “Le Iene”, conferma che il Movimento di Di Maio, Grillo e Casaleggio si è ridotto a un'accozzaglia di furbetti, massoni, riciclati e scrocconi della peggior specie che predicano “onestà e principi etici e morali nei confronti dei cittadini” ma poi razzolano peggio della pletora di impresentabili candidati da tutte le altre cosche parlamentari alle politiche del prossimo 4 marzo.
Al momento sono stati smascherati almeno 14 fra parlamentari e consiglieri regionali che hanno tradito la fiducia degli elettori e, invece di versare una quota del loro lauto stipendio al fondo del microcredito come più volte promesso e ribadito in pubblico, si sono intascati tutto il malloppo.
Tra l'altro è utile sottolineare che i soldi accantonati dai Cinquestelle nel microcredito non vengono distribuiti ai lavoratori e alle famiglie in difficoltà, ai disoccupati, ai poveri e ai bisognosi; ma ai padroni e alla media e piccola impresa a conferma dell'ideologia interclassista e filopadronale che permea il Movimento.
I famigerati tagli agli stipendi promessi dagli eletti Cinquestelle sono intorno al 10-15% del totale dei soldi incassati (23 su 135 milioni). Il buco è di alcuni milioni di euro se si considera che nel Fondo del Ministero sono arrivati 23,1 milioni, mentre il sito cinquestelle parla di 23,4 milioni restituiti. Inoltre bisogna considerare che tra i soldi arrivati al Mise ci sarebbero anche i versamenti dei consiglieri regionali di Emilia, Veneto, Lombardia, Liguria, che in totale fanno 2,4 milioni; più i soldi versati da ex parlamentari M5s, ora al gruppo misto. Quindi il buco potrebbe arrivare addirittura a circa 3 milioni di euro che gli “onestissimi” eletti a Cinquestelle hanno dichiarato di aver versato e invece si sono tenuti in tasca.
Su tutti spicca l'”onorevole” Ivan Della Valle, eletto nella circoscrizione Piemonte 1, che addirittura ha confessato di aver usato Photoshop per taroccare ben 51 bonifici per un totale di 272.312 euro. In una intervista esclusiva alle “Iene” ha ammesso: "Ho fatto sicuramente uno sbaglio... Facevo una falsa dichiarazione, falsificavo la cifra con Photoshop. Arrivava il pdf online e poi ci sono i programmi per poter cambiare. Io toglievo i dati sensibili e sostituivo la cifra prima di pubblicarlo".
Il sospetto è che finora sia venuta fuori solo la punta dell'iceberg e che nei prossimi giorni il verminaio dei bonifici farlocchi potrebbe travolgere anche i massimi vertici del Movimento a cominciare dai sospetti che aleggiano sempre più inquietanti sulla testa dei boss politici di primo piano come Vito Crimi, Mario Giarrusso, Carlo Sibilia e Danilo Toninelli.
Dunque, altro che "Con il MoVimento 5 Stelle non si ruba più e non ci sono ladri che fanno carriera” come ciancia Di Maio che tenta di minimizzare e parla di alcune “mele marce” all'interno del Movimento che “abbiamo eliminato” scimiottando tra l'altro gli ex boss di Tangentopoli Craxi, Forlani e Occhetto.
Il tanto sbandierato dimezzamento degli stipendi è l'ennesimo inganno elettorale messo in campo dai Cinquestelle per carpire il voto agli elettori e arginare l'astensionismo come lo stesso Di Maio ha più volte dichiarato.
Del resto l'inchiesta sulla rimborsopoli 5 Stelle è venuta fuori solo grazie a un'inchiesta giornalistica avviata in seguito a soffiata interna di un esponente M5s il quale, forse, proprio perché escluso dalla mangiatotia pentastellata, ha deciso di vendicarsi aprendo il vaso di Pandora dei falsi rimborsi. Di sicuro, fosse stato per la “banda degli onesti” capeggiata da Di Maio, non si sarebbe mai saputo niente.
Dunque di fronte all'incalzare delle inchieste giudiziarie e giornalistiche che da Torino a Livorno, da Roma fino in Sicilia, hanno travolto il M5S si può ben dire che ormai anche il famigerato slogan “onestà, onestà” con cui il M5S ha ingannato per anni i suoi attivisti in buona fede e gli elettori si è già sciolto come neve al sole rivelando che ormai i Cinquestelle pensano e agiscono come tutte le altre cosche parlamentari che da anni sono in parlamento per difendere a suon mazzette gli interessi della borghesia e di questo marcio sistema capitalista e non certo quelli dei “cittadini”.
Beccato con le mani nella marmellata, Di Maio, che in un primo momento ha cercato di giustificare l'ammanco come “un normale ritardo tra versamenti e contabilizzazione... scostamenti minimi dovuti a semplici asimmetrie contabili ed arrotondamenti” è stato costretto ad espellere dal Movimento almeno 10 furbetti: Ivan Della Valle, Maurizio Buccarella, Carlo Martelli, Girolamo Pisano, Elisa Bulgarelli, Emanuele Cozzolino, Andrea Cecconi, Silvia Benedetti, Francesco Cariello perchè "non ci ha voluto dare l'autorizzazione di accedere ai dati in possesso del Mef" e Gian Luca Sassi, consigliere regionale in Emilia Romagna.
In un post sul sito del movimento, che pubblica "l’intera tabella delle donazioni con gli importi dichiarati su Tirendiconto.it e quelli arrivati al Mef” i Cinquestelle annunciano di aver “accertato che 8 parlamentari non hanno donato quanto promesso verso i cittadini, disattendendo gravemente le regole del Movimento. Per questi motivi sono stati automaticamente espulsi dal Movimento”. Ma più avanti, nello stesso post, si parla anche di “casi minori” tra cui spiccano le “colonnelle romane” di Di Maio: Giulia Sarti che non ha versato quote per € 19.399 scaricando la colpa sul suo ex fidanzato che avrebbe stornato i bonifici a sua insaputa, e Barbara Lezzi, artefice di “un bonifico contestato di circa 3500 euro”, entrambe graziate da Di Maio con giustificazioni a dir poco ridicole che di fatto confermano che nel M5S anche le regole interne funzionano ad personam. Infatti, assieme ai furbetti puniti ci sono anche i cosiddetti “casi in sospeso” per i quali, nonostante sia stato accertato le stesso comportamento truffaldino degli espulsi, Di Maio ha usato due pesi e due misure prevedendo per questi ultimi solo un “richiamo”. È il caso ad esempio di Federica Dieni che – come si legge nel post dei Cinquestelle - ha falsificato “un bonifico di 6139,93 euro. Non ha fatto un unico bonifico ma due. Il primo di 1739,63 euro (17/11/2014) e il secondo di 4401,10 euro ( 29/11/2014). Non riuscendo a caricare su tirendiconto.it entrambe le distinte ha caricato solo la prima modificando l’importo”. Oppure di Emanuele Scagliusi anche lui graziato da Di Maio in quanto, pur avendo “modificato di mille euro la distinta del bonifico. Ha già provveduto a restituire la somma. E in accordo col Movimento verserà una mensilità di restituzione in più al fondo per il microcredito come penale per l'errore fatto". Salva anche Silvia Piccinini, consigliere regionale in Emilia Romagna che è riuscita a far credere a Di Maio che la colpa dei suo manacati bonifici è “un errore della banca” e ha promesso che “presenterà le prove” della sua buona fede. Sic!
Se a tutto ciò si aggiunge il fatto che nelle liste dei Cinquestelle ci sono anche diversi candidati iscritti alla massoneria come Lello Vitiello candidato in Campania, Pietro Landi, in corsa a Lucca e Bruno Azzerboni in lizza in Calabria, e addirittura sarebbero molti di più a detta del Gran maestro Gian Franco Pilloni: "I massoni in lista sono 34".
Nel Movimento trovano posto anche scrocconi del calibro di Emanuele Dessì candidato al Senato nel listino proporzionale del collegio Lazio 3, molto vicino alla deputata Roberta Lombardi, ex consigliere comunale a Frascati, in stretti rapporti col clan degli Spada di Ostia, picchiatore di ragazzi rumeni, vive a scrocco in un appartamento di proprietà dell’Ater di Frascati e paga un affitto annuale pari a 93 euro, meno di 8 euro al mese; che il comandante di fregata Gregorio De Falco, candidato di punta al Senato in Toscana e presentato agli elettori come l'“eroe” del naufragio della Costa Concordia, è in realtà un violento di genere che recentemente ha picchiato la moglie e la figlia; fino all'ultimo ma non meno importante giallo delle dimissioni dell'europarlamentare David Borrelli, vice di Davide Casaleggio, tra i fondatori dell'Associazione Rousseau insieme a Max Bugani, il cui passaggio al gruppo Misto europeo è stato annunciato il 13 febbraio in una nota da Laura Agea, capo delegazione M5S al Parlamento europeo, adducendo risibili "motivi di salute" ma subito smentite dallo stesso Borrelli il quale, pur non confessando i veri motivi del suo distacco dal Movimento, ha annunciato che fonderà “un movimento, che nascerà a breve, e che si occuperà proprio di imprenditori e di risparmiatori”: allora si può ben dire che ci vuole proprio una bella faccia di bronzo per continuare a dire che: “Da noi gli impegni, morali ed etici, presi nei confronti dei cittadini ed il rispetto integrale delle regole interne sono principi sacri. Chi non li rispetta si autoesclude immediatamente e non può più fare parte del Movimento 5 Stelle".
La verità è che promettere di “cambiare il Paese” di “liberarlo dalle caste e dalla corruzione” a suon di riforme senza mettere in discussione il potere politico della classe dominante borghese e il sistema capitalista che sono la fonte di tutti i mali che lo attanagliano, significa ingannare milioni di elettori illudendoli che il parlamento e le istituzioni rappresentative borghesi agiscano per il bene delle masse.
21 febbraio 2018