In appoggio ai gruppi neofascisti e ai gruppi neonazisti
Il quotidiano fascista “Il Tempo” lancia una provocatoria “anagrafe anticomunista”
Non da oggi il quotidiano romano Il Tempo
diretto da Gian Marco Chiocci, di proprietà dell'industriale e finanziere plurindagato Antonio Angelucci, re delle cliniche private ed editore anche del fogliaccio Libero
, se ne esce con iniziative provocatorie di stampo apertamente anticomunista e fascista. Basti pensare a quella del 30 dicembre scorso con la pubblicazione a tutta prima pagina della foto di Mussolini eletto a “uomo dell'anno”, con tanto di accompagnamento di un editoriale di Marcello Veneziani dal titolo: “È molto più vivo lui dei nostri politicanti”.
Ma stavolta il quotidiano fascista ha oltrepassato ogni limite, facendosi promotore nientemeno che di una “anagrafe anticomunista”, con un manifesto occupante quasi tutta la prima pagina dell'edizione del 15 febbraio, che invita gli italiani ad aderire all'iniziativa firmando un appello contro “l'ideologia più criminale della storia”. Iniziativa che, a detta dello stesso fogliaccio romano, starebbe raccogliendo già migliaia di firme.
La provocazione è appena camuffata dietro il pretesto di una risposta alla “provocazione” dell'istituzione dell'”anagrafe antifascista” da parte del Comune di Sant'anna di Stazzema, alla cui cerimonia di presentazione aveva partecipato anche Renzi (cercando con ciò di far dimenticare la mancata partecipazione del PD alla manifestazione di Macerata). Nonché dietro il richiamo al “70° Anniversario dell'entrata in vigore della Costituzione Repubblicana” e ad una “Carta de Il Tempo
” elencante una serie di presunti “principi democratici”. Ma è chiarissimo invece che la Costituzione e l'”anagrafe antifascista” non c'entrano nulla, e che il vero scopo dell'iniziativa è quello di difendere e appoggiare i gruppi neofascisti e i gruppi neonazisti, le cui provocazioni e aggressioni stanno suscitando finalmente un grande allarme nel Paese e una sempre più crescente e diffusa risposta degli antifascisti e dei sinceri democratici, con in testa i giovani studenti e dei centri sociali.
Il Tempo
cerca così di ribaltare la frittata proclamando che il pericolo per la democrazia e per il Paese non viene da destra ma da sinistra, rispolverando cioè l'anticomunismo viscerale d'altri tempi e cercando di risvegliare la campagna, sempre pronta sottotraccia ad ogni buona occasione, per la messa al bando del comunismo, attraverso la sua equiparazione al nazismo e anche oltre. Una sporca campagna revisionista e antistorica, che ignora scientemente non solo il contributo decisivo del comunismo al progresso sociale e all'affermazione dei diritti dei lavoratori, ma addirittura il ruolo decisivo del comunismo – e in particolare dell'Urss di Stalin e dell'esercito rosso di Mao – nella sconfitta del nazifascismo e delle potenze dell'Asse. Così come il contributo fondamentale dei partigiani comunisti nella Resistenza in Italia, di cui furono il braccio e l'anima e che più di tutti pagarono col loro sangue la liberazione dal nazifascismo.
L'anticomunismo de Il Tempo
è anche dimostrato dal suo tentativo di spingere la magistratura e le “forze dell'ordine” contro il PMLI per aver espresso sostegno alla lotta dello Stato islamico contro l'imperialismo.
Rivalutazione del nazifascismo
Nella premessa alla “Carta de Il Tempo
”, si tenta di giustificare l'istituzione dell'“anagrafe anticomunista”con la motivazione che “il comunismo, con i suoi 100 milioni di morti, è sinonimo di totalitarismo e autoritarismo; non solo un periodo storico quanto anche l'espressione di una visione del mondo e dell'uomo orientata al passato, arcaica, fatta di istinti (sic), violenza, discriminazione”. Si cerca cioè di far passare l'idea che il comunismo è addirittura di gran lunga peggiore del nazismo, dal momento che gli si attribuisce questa iperbolica e del tutto inventata quantità di “vittime” che nemmeno Hitler avrebbe mai potuto eguagliare.
Del resto questa sporca tesi di criminalizzazione del comunismo, e di implicita rivalutazione del nazifascismo, viene espressa più che apertamente anche nell'editoriale di accompagnamento scritto, anche stavolta, dal fascista doc Marcello Veneziani, cultore di Nietsche e noto esegeta del filosofo più venerato dai gruppi neofascisti e neonazisti italiani, Julius Evola, già editorialista del Secolo d'Italia
e direttore de Il Borghese
insieme al suo degno compare Vittorio Feltri, oggi direttore di Libero
: “Perché un'anagrafe nazionale anticomunista? Perché - spiega infatti Veneziani – il comunismo è il regime totalitario che ha mietuto più vittime di tutti i tempi, in più Paesi e in tempi diversi, e con due particolarità efferate: ha ucciso di più in tempo di pace che in tempo di guerra e ha fatto strage soprattutto di connazionali”. Come a dire che in confronto il fascismo e il nazismo furono di gran lunga meno efferati e più giustificabili, in quanto uccisero essenzialmente nemici stranieri e solo in tempo di guerra.
Ma se ancora non fosse abbastanza chiaro, aggiunge: “Perché [il comunismo] è il regime totalitario che ha retto sul terrore poliziesco e sulla cancellazione di ogni realtà al di fuori del comunismo: nessuno spazio per la religione, per il capitale, per la proprietà privata, per le tradizioni nazionali che restavano in piedi perfino (sic) sotto il nazismo”. Dal che si ricava che il nazifascismo tutto sommato sarebbe stato non troppo diverso dalle attuali democrazie parlamentari borghesi, visto che al contrario del comunismo rispettava e tollerava gli stessi “valori”.
Iniziativa contro il risveglio dell'antifascismo
Naturalmente anche Veneziani maschera la provocazione dietro il pretesto della risposta all'”anagrafe antifascista”, cosa che a suo dire, resuscitando “un regime che è morto da più di settant'anni” (stessa tesi, guarda caso, di Minniti), “costringe gente come me a dissotterrare il comunismo”, e a “tirar fuori dalle soffitte gli arsenali antiquati dell'anticomunismo”. Ma è chiaro che si tratta solo di un pretesto per mascherare il suo incallito anticomunismo e le sue simpatie fasciste dietro una patina di finto sdegno da intellettuale “indipendente”. In realtà quello che ha spinto lui, la direzione e la proprietà de Il Tempo
a imbastire questa gravissima e intollerabile provocazione è il risveglio dell'antifascismo militante nelle piazze contro i comizi e le violenze fasciste di Forza Nuova e di CasaPound, organizzazioni ammesse incredibilmente dal rinnegato Minniti e dal governo Gentiloni a partecipare alle elezioni, e contro le provocazioni della Lega neofascista, xenofoba e razzista del loro alleato e sponsor Salvini.
Soprattutto è stata la grande e storica manifestazione antifascista e antirazzista di Macerata che ha allarmato i fascisti de Il Tempo
e li ha fatti uscire dalla loro fogna, con questa provocazione volta ad attizzare l'odio anticomunista dell'elettorato di destra e chiamarlo a raccolta a difesa dei gruppi neofascisti e neonazisti e contro gli antifascisti.
Contro l'”anagrafe anticomunista”, lanciata da Il Tempo
in contrapposizione “al risveglio di una vera, forte e non meramente retorica coscienza antifascista del nostro Paese”, è stato lanciato un appello da parte della Segreteria nazionale del PCI, con l'invito a firmarlo per respingere qualsiasi analogia col fascismo e in difesa del comunismo. E con la richiesta dello scioglimento delle organizzazioni neofasciste, “rispettando quanto sancito dalla Costituzione italiana”. Anche il PMLI ha aderito a questo “importante e meritorio appello antifascista e in difesa del comunismo”, che pubblichiamo integralmente su questo numero.
28 febbraio 2018