Risposta dell'Organizzazione di Rufina a un'amica
Sugli iscritti al PMLI, sull'incidenza del PMLI sull'astensionismo, sui risultati elettorali
Cara amica,
vediamo se riesco a farti una panoramica sufficientemente chiara su tutte le questioni che ci poni.
Quanto agli iscritti al PMLI
, non ci sono dati ufficiali sul tesseramento, anche perché la militanza nel PMLI è ben altra cosa dalla sottoscrizione contro contributo di una tessera. Nel PMLI si milita per scelta presentando domanda d'ammissione che può essere accettata o respinta a seconda dei casi. Naturalmente è indispensabile far proprio e accettare lo Statuto e il Programma del Partito, anche se è possibile entrare a farne parte pur se non si condivide una o qualche posizione specifica a patto che si accetti il centralismo democratico e non si faccia propaganda per quella posizione che non è condivisa.
Il PMLI è un partito - credo il solo in Italia - che ha una grande dialettica interna ma che è capace di uscire sempre ed in ogni suo militante con una voce e con una posizione su ciascun tema che poi è quella approvata dalla maggioranza del Partito stesso.
Esistono anche amici e simpatizzanti del Partito (che ogni altro partito eleggerebbe a "tesserati" anche se non ne conoscono la linea o se sono completamente inattivi) che collaborano col PMLI in ogni zona d'Italia. Essi però non sono membri del Partito.
Il Bolscevico
che tu ricevi è l'organo del Partito e quindi, salvo le rubriche che sono a disposizione dei lettori, rappresenta la linea del Partito.
Comunque, in sostanza, il PMLI è un piccolissimo partito presente nella maggioranza delle regioni d'Italia. Le sue istanze di base sono quelle che compaiono sul sito del PMLI.
A fronte di quelle, esistono Comitati provinciali e regionali e, naturalmente un Comitato centrale, un Ufficio politico, presieduti dal Segretario generale.
Quanto all'incidenza del PMLI sull'astensionismo
è quantitativamente minima e solo nelle città dove siamo presenti. Potrebbe essere di gran lunga maggiore se i media ci concedessero un po' di spazio e non ci fosse tolto il diritto di affiggere sui tabelloni elettorali. A Firenze addirittura ci è stato negato il diritto di fare dei banchini elettorali.
Come sai bene, anche in Valdisieve nonostante gli oltre 25 anni di attività, nessun sito, radio o tv locale ha mai rilanciato i nostri numerosissimi documenti (salvo 2 casi in 25 anni dei quali uno sul tema dell'inceneritore con un piccolo cenno alla manifestazione del 2013); nonostante i 4 inviti che in questi anni abbiamo ricevuto per dibattere in alcune trasmissioni in periodo elettorale per parlare di astensionismo, alla fine nessuno di essi si è concretizzato a causa di uno stop improvviso di certe testate.
Sul piano qualitativo invece l'influenza del PMLI sull'astensionismo è piuttosto rilevante quando riusciamo a raggiungere gli astensionisti di sinistra e le elettrici e gli elettori dei partiti a sinistra del PD e quelli del M5S.
Anche se la nostra generosa propaganda astensionista non è stata che una goccia al confronto del mare della propaganda partecipazionista, essa è stata importante in piazza e sui social
per elevare la coscienza politica delle elettrici e degli elettori che siamo riusciti a raggiungere e per convincerli della giustezza della posizione elettorale del Partito. Una posizione che ha dato tanto fastidio alle nuove liste di "sinistra" da spingere qualche hacker della loro area a oscurare il sito del PMLI in moltissime occasioni.
Comunque l'astensionismo, soprattutto quello di sinistra, è andato avanti battendo il record delle politiche, sfiduciando tutti i partiti del regime capitalista e neofascista e creando seri problemi di legittimità del parlamento e del prossimo governo. La classe dominante borghese, in crisi politica e divisa in più correnti, riesce sempre con più fatica a mettere su un governo e a dare stabilità al suo sistema economico, parlamentare, istituzionale e politico.
Ancora non si sa se nei fatti prevarrà Di Maio o Salvini, sulla disputa della guida del nuovo governo. Il presidente della Confindustria Boccia e l'amministratore delegato della FCA Marchionne hanno già scelto il movimento interclassista e trasversale Cinque stelle. E questo per i lavoratori, per i pensionati, ecc., è un segnale indicativo!
Per noi nessuno dei due rappresenta il proletariato e i lavoratori, entrambi sono l'espressione della classe dominante borghese e curano i suoi interessi e quelli del capitalismo. Che ce la faccia l'uno o l'altro ad andare a Palazzo Chigi, o qualsiasi altro al loro posto, per noi non cambia nulla. Combatterli e tentare di convincere il proletariato e le masse a spodestarli è per il PMLI un dovere politico rivoluzionario inderogabile.
Per questo dobbiamo continuare con la determinazione di sempre e senza stancarci a convincere l'elettorato di sinistra, astensionista o non, compresi le elettrici e gli elettori che hanno votato Potere al popolo, PC e Sinistra rivoluzionaria, sono quasi mezzo milione, che solo il socialismo e il potere politico del proletariato possono cambiare l'Italia. Una volta che l'elettorato di sinistra avrà capito, condiviso e assimilato questo concetto fondamentale è più facile che abbandoni le illusioni elettorali, parlamentari, governative, costituzionali, riformiste e pacifiste e si unisca a noi sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista.
Quanto al terzo blocco di quesiti,
i risultati elettorali hanno confermato che solo il socialismo e il potere politico del proletariato possono cambiare l'Italia perché i partiti che hanno "vinto" non hanno in programma di cambiare il sistema economico capitalista, le sue istituzioni, la classe al potere, quella borghese, e tutta la sovrastruttura del capitalismo. E la via elettorale e parlamentare per instaurare il socialismo è preclusa al proletariato perché la legge elettorale, quella vigente, o qualsiasi altra al suo posto, non gli consente di conquistare la maggioranza dei voti e perché anche se fosse possibile ottenerla, come dimostrano diversi fatti storici (Indonesia, Brasile, Cile), il risultato verrebbe immediatamente cancellato con un colpo di Stato fascista.
In ogni caso l'Italia, come qualsiasi altro paese, si cambia solo attraverso la lotta di classe. Basta pensare alla Resistenza, al '68, all'“autunno caldo” e a tutto ciò che è stato ottenuto fin qui dal punto di vista politico, economico e sociale.
L'astensionismo tattico anticapitalistico per il socialismo si propone proprio di far uscire dall'“ingranaggio” costituzionale le masse sfruttate e oppresse italiane, un "ingranaggio" che è la tomba della lotta di classe.
Come ha ribadito il Segretario generale del PMLI Giovanni Scuderi, nei suoi discorsi per il 40° Anniversario del PMLI e alla recente riunione del Comitato centrale del PMLI, che dovresti leggere, noi siamo perfettamente consapevoli che il socialismo non è dietro l'angolo, ma ci arriveremo se riusciremo a dare al PMLI un corpo da "Gigante Rosso", ed è quello che dobbiamo fare oggi.
Il nostro Partito, sebbene piccolo attualmente, è già in gioco nelle fabbriche, nelle scuole, nelle università, nelle piazze dove si svolgono le contraddizioni e la lotta di classe. E il suo peso si misura via via che diventa più grande e che aumenta la sua influenza sul proletariato e sulle masse popolari, femminili e giovanili.
Nel parlamento si svolge solo il teatrino della politica borghese e dei gruppi politici del regime capitalista e neofascista che si disputano la torta della dittatura borghese sulle masse popolari.
La dittatura del proletariato
, quella che è prevista nel Programma del PMLI, non esclude le elezioni, solo che i collegi sono su base dei luoghi di lavoro, di studio e di quartiere e prevede la destituzione dell'eletto se viene meno agli impegni presi con i suoi elettori. Nel nostro socialismo c'è la più ampia e reale libertà e democrazia per le masse e per tutte le forze organizzate favorevoli al socialismo
, nessuna libertà invece per gli oppressori e sfruttatori rovesciati dal potere e per i controrivoluzionari. In sostanza nessuna libertà per chi vuole tornare a sfruttare.
Noi la negheremo a costoro mentre oggi il capitalismo italiano la nega agli sfruttati e agli oppressi e alle masse disoccupate e povere, perché chi non ha lavoro o dipende dal padrone per averlo e non ha i mezzi per vivere non potrà mai essere libero.
Nella dittatura del proletariato il Partito marxista-leninista è "l'unica forza dirigente dello Stato e della società socialista" per il semplice fatto che al potere c'è il proletariato che è rappresentato dal suo Partito.
La dittatura è il nome scientifico della classe che è al potere: proletariato o borghesia. La dittatura della borghesia, può avere una veste democratica borghese o fascista. La dittatura del proletariato ha solo una veste, quella della democrazia proletaria.
Per esemplificare questo concetto, ti riporto un passo del mio intervento all'iniziativa pubblica del PMLI per il centenario della Rivoluzione d'Ottobre del novembre scorso, sulla parola "democrazia": "Soffermiamoci un attimo su questa parola, 'democrazia'. Per la borghesia ed i suoi media, ogni occasione è buona per rilanciare la parola 'democrazia'.
Cos’è in realtà la 'democrazia'? E’ sufficiente sostenere che 'siamo in democrazia' quando tutti possono dire ciò che vogliono, e quando il governo in carica è votato dalla già di per sé contraddittoria 'maggioranza della popolazione'? Nessuno ne fa mai una questione di dominio di classe, che invece per la nostra analisi marxista-leninista è basilare. Ma, in sostanza, possono 'fare ciò che vogliono' tutti i membri della società contemporaneamente? Può fare ciò che vuole l’industriale ed allo stesso tempo l’operaio o il disoccupato? Se la democrazia riconosce al capitalista la libertà di sfruttare il lavoratore salariato, di decidere i livelli di disoccupazione, i prezzi delle merci e delle case, così come del lavoro anch’esso ridotto a merce, e via via tutto il resto, quali libertà rimangono ai lavoratori, ai pensionati, agli studenti ed al proletariato in generale? Ad essi è concessa solo quella di essere comandati come marionette e sfruttati fino all’osso, nell’interesse del capitale. In realtà non può esistere una democrazia per tutti; l’assetto politico di un Paese o riconosce massima libertà ai capitalisti facendo gli interessi di una piccola parte di membri della società in regime di democrazia borghese, (o se volete di dittatura della borghesia) dove un popolo non può decidere nulla, oppure la riconosce alle masse popolari in genere, soddisfacendone i bisogni, questi sì, stragrande maggioranza della popolazione. In questo caso, in democrazia proletaria (o dittatura del proletariato) nessuno spazio potrà essere concesso ai capitalisti perché perseguono interessi diametralmente opposti. Insomma, non vi può essere una libertà interclassista sostanziale; nei fatti l’una esclude l’altra reciprocamente; l’ha fatto ieri, lo sta facendo oggi e lo farà domani fin quando esisteranno le classi sociali".
Spero di averti chiarito, almeno in parte le questioni che mi ponevi.
Naturalmente saremo lieti se, nel rispetto delle nostre diversità, ci dicessi cosa ne pensi.
Saluti.
Enrico, Organizzazione di Rufina (Firenze) del PMLI
14 marzo 2018