Rivolgendosi alla stampa estera
Di Maio: “Con noi l'Italia resterà nell'Ue e nella Nato”
Sono ben lontani i tempi in cui il Movimento 5 Stelle si presentava in netta contrapposizione rispetto alle marce istituzioni borghesi ed europee, che già in tempi non sospetti noi bollavamo come opportunista e di circostanza. Dopo il 4 marzo quelle stesse istituzioni vedono il M5S come un autorevole interlocutore e il vertice pentastellato, dal canto suo, fa di tutto per accreditarsi al loro cospetto e dimostrare la propria docilità e affidabilità.
Così, dopo avere incassato l'appoggio esplicito di Confindustria e Marchionne, Di Maio attraverso la conferenza stampa del 13 marzo con la stampa estera (non a caso...), ha voluto rassicurare che con un suo eventuale governo “l'Italia resterà nell'Unione europea, resterà alleata dell'Occidente, resterà all'interno della Nato”. Poi assicura che avrà “l'ambizione di cambiare alcune cose che non funzionano”, ma questo non vuol dire nulla, perché il problema non sta in piccole storture da aggiustare, che poi è anche la posizione del PD, ma nel fatto che costituiscono alleanze imperialiste i cui interessi sono diametralmente opposti a quelli del nostro popolo, che trascinano il nostro Paese in guerre utili solo ad ingrassare gli speculatori e i commercianti di armi e che, nel caso dell'Ue, sono alla base della macelleria sociale in atto contro i diritti e le tutele dei lavoratori.
Tutto ciò evidentemente per il ducetto a cinque stelle non conta nulla. Addirittura ha annunciato che il suo primo viaggio istituzionale sarà a Bruxelles, sempre se conquisterà l'agognata poltrona di premier. Come se la rinnovata sintonia con la grande finanza europea non bastasse, comunque, Di Maio ha anche lasciato intendere che farà asse con le peggiori forze fasciste europee: fra gli eventi che creerebbero, a suo dire, “molti più margini di riflessione per un cambiamento all'interno dell'unione monetaria” c'è la “rivoluzione politica” in Francia, ossia l'ascesa del Fronte nazionale di Le Pen.
Così facendo, Di Maio ha anche voluto ammiccare al PD in vista di un possibile accordo parlamentare o di governo, rassicurandolo che le precedenti posizioni critiche verso l'Ue e l'euro del M5S erano solo vuote minacce. Nonché, aggiungiamo noi, spesso confuse e volutamente svianti.
I nodi comunque dovevano venire al pettine: il M5S ha cavalcato la giusta indignazione popolare contro le politiche dell'Ue, vessatorie e in difesa del grande capitale, ma è subito rientrato nei ranghi appena ha fiutato la possibilità di avere una fetta della torta. Prima ancora di formare un proprio governo, cioè, ha già chiarito che sarà amico dei “poteri forti” e del sistema che una volta sosteneva, a parole, di voler contrastare. Se non altro, lascerà il campo libero a chi, come noi, combatte veramente l'Ue da sinistra, con una strategia anticapitalista, contro i suoi principi fondatori e le sue politiche neoliberisti.
21 marzo 2018