Contro l'arresto di Puidgemont
Rivolta degli indipendentisti della Catalogna
La polizia antisommossa carica i manifestanti
Il tribunale di Neumuenster ha confermato il 26 marzo il regime di detenzione preventiva per l'ex presidente catalano Carles Puigdemont da quattro mesi in esilio volontario in Belgio e arrestato il giorno precedente nel Land tedesco dello Schleswig-Holstein subito dopo aver varcato il confine danese, in base all'ordine di arresto emesso dalla Corte suprema di Madrid. Il leader indipendentista resterà in prigione in attesa che il tribunale si pronunci sulla richiesta di estradizione, una attesa che potrebbe durare fino a due mesi.
Non hanno atteso neanche un minuto gli indipendentisti catalani che già alla notizia del fermo erano scesi in piazza in varie città della Catalogna e financo nella capitale spagnola Madrid per chiedere anche la liberazione dei prigionieri politici, degli indipendentisti finiti in galera negli ultimi quattro mesi per il pugno di ferro usato dal governo di destra di Mariano Rajoy. La polizia antisommossa ha caricato i manifestanti che si sono difesi a Barcellona, dove solo nella giornata del 25 marzo si sono registrati oltre un centinaio di feriti, a Lleida e a Tarragona; una decina i fermati.
A Barcellona migliaia di manifestanti riempivano le Rambla a sostegno di Puigdemont e degli altri leader indipendentisti arrestati e appena rinviati a giudizio. Chiedendo “Libertà per i prigionieri politici” i manifestanti si dirigevano verso la sede della delegazione della Commissione Europea per denunciare il silenzio della Ue sulla vicenda e al Consolato tedesco. Quando il corteo si è diretto verso la sede dell'ufficio di rappresentanza del governo di Madrid sono intervenuti i reparti in tenuta antisommossa dei Mossos d'Esquadra che hanno sbarrato la strada e caricato i dimostranti che cercavano di avanzare.
La rivolta degli indipendentisti catalani si è riaccesa dopo la sentenza di detenzione di Puigdemont approvata dal tribunale tedesco con manifestazioni e blocchi stradali lungo le principali strade di accesso a Barcellona. Al momento in cui scriviamo alcuni partiti e organizzazioni indipendentiste denunciavano la “violenza della polizia” contro i manifestanti che avevano protestato davanti alla sede della delegazione governativa a Barcellona il 25 marzo, annunciavano una manifestazione davanti la stazione di Barcellona Sants e invitavano alla “mobilitazione massiccia” per “paralizzare il paese”.
L'ex presidente catalano Carles Puigdemont era stato fermato dagli agenti tedeschi non appena varcato il confine con la Danimarca di ritorno in auto dalla Finlandia, dove era stato invitato a parlare al parlamento e in una un'università e trasferito nel penitenziario di Neumuenster, nel lander dello Schleswig-Holstein nel nord della Germania. Puigdemont si era spostato dal suo rifugio in Belgio dopo che il governo di Bruxelles aveva respinto il mandato di cattura europeo emesso dal tribunale spagnolo e infine ritirato da Madrid. I servizi spagnoli seguivano le mosse del leader catalano e preso nota della sua uscita dal rifugio della casa in affitto a Waterloo, in Belgio, facevano scattare la trappola: il 24 marzo con Puigdemont a Helsinki, i giudici spagnoli spiccavano una nuova richiesta di estradizione messa in pratica dai poliziotti tedeschi, che fermavano la sua macchina sull'autostrada che lo avrebbe riportato in Belgio.
Il governo Rajoy ha scelto la Germania come luogo per bloccare Puigdemont anche perché è il paese con il quale la Spagna ha le migliori relazioni di cooperazione di polizia e il cui codice penale comprende il reato di alto tradimento, un reato equiparabile a quello di ribellione, di cui è Puigdemont è accusato dalla giustizia di Madrid. Rajoy conta anche sulla collaborazione dell'amica democristiana cancelliera Angela Merkel, appena riconfermata per la quarta volta alla testa dell'esecutivo di Berlino, un governo di coalizione coi socialdemocratici. Se può valere come un segnale, al momento la Merkel non ha detto una parola sulla vicenda, un silenzio complice.
Per il governo di Madrid l'arresto di Puigdemont è “una buona notizia” dichiarava la vicepremier spagnola Soraya Saenz de Santamaria, secondo la quale “nessuno può prendersi gioco indefinitamente della giustizia” spagnola. Per Rajoy la questione catalana non è politica ma giudiziaria, un problema di ordine pubblico, fin da quando come monito inviò la polizia a distruggere alcuni seggi per il referendum indipendentista dell'1 ottobre scorso che aprì lo scontro diretto del governo centrale di Madrid con la borghesia indipendentista catalana rappresentata dall'allora governatore Puigdemont.
I tre gruppi indipendentisti catalani, JxCat, Erc e Cup che insieme hanno la maggioranza assoluta nel Parlamento di Barcellona, chiedevano una riunione straordinaria dell'assise per discutere della detenzione di Carles Puigdemont in Germania e della proposta di rieleggerlo presidente della Catalogna nonostante il veto della corte costituzionale spagnola.
28 marzo 2018