Egitto
Il 58,5% dell'elettorato diserta le urne
Quasi il 3%, 1,7 milioni, annulla la scheda. Rieletto il golpista al-Sisi. Regalie e ricatti di ogni genere per avere il voto
I risultati definitivi delle elezioni presidenziali egiziane svoltesi dal 26 al 28 marzo hanno dato l'esito scontato della rielezione per altri quattro anni di Abdel Fatah Al Sisi, l'ex generale che prese il potere col golpe del luglio 2013 contro il governo del presidente islamico Mohammed Morsi e che si era legittimato a posteriori con le elezioni del 2014. L'unico dubbio era appunto quanti voti avrebbe ottenuto battendo nelle urne non gli avversari che aveva già precedentemente selezionato ma la diserzione al voto. Il risultato è stato palese: al Sisi ha perso a fronte di una diserzione delle urne al 58,5% e di un alto numero di schede nulle, quasi il 3%, dei 59 milioni di elettori.
I risultati diffusi il 2 aprile assegnano a al Sisi oltre 21,8 milioni di voti, il 97,08% dei voti validi; il principale concorrente, Moussa Mustafa Moussa, un semisconosciuto uomo politico leader del partito liberale Ghad e noto sostenitore dell’ex generale, ha ottenuto 656 mila preferenze, il restante 2,92%.
La stampa di regime ha celebrato la vittoria con titoli del tipo “Il popolo ha eletto il suo presidente” ma ha dovuto trovare con difficoltà foto con code agli oltre 13 mila seggi che tra l'altro sono stati tenuti aperti per tre giorni, dal 26 al 28 marzo, e con i sostenitori del governo che offrivano da bere e da mangiare, per far salire l'affluenza.
L’Autorità nazionale per le elezioni (Nea) aveva chiuso la campagna elettorale ricordando che in Egitto il voto è obbligatorio e minacciando di spiccare pesanti multe con i non votanti e di segnalarli alla polizia. Alle minacce si sono accompagnate promesse di regalie di ogni genere per avere il voto, da un contributo in denaro ai buoni per acquisto del cibo a pacchi di prodotti alimentari, riso e olio.
Le organizzazioni egiziane e internazionali autorizzate dal governo a monitorare il voto non hanno potuto certificare simili scambi ma l'opposizione laica e islamista, che aveva annunciato il boicottaggio del voto, ha denunciato brogli e voto di scambio e definito il voto “una farsa” con i potenziali concorrenti più pericolosi per al Sisi costretti al ritiro della candidatura o messi in galera a far compagnia ai giornalisti non allineati al regime.
Tra i primi a congratularsi col rieletto al Sisi è stato il presidente italiano Sergio Mattarella che ha liquidato la questione dell'assassinio del giovane ricercatore italiano Giulio Regeni da parte della polizia di regime con un “abbiamo accolto con favore le dichiarazioni da lei fatte in più occasioni circa l'impegno suo personale e delle istituzioni egiziane a pervenire a risultati definitivi sulla barbara uccisione di Giulio Regeni”, quando palese è l'intesa tra i regime del Cairo e il governo Gentiloni di mettere al più presto una pietra sopra la vicenda perché prevalgono altre ragioni economiche e politiche nei rapporti tra i due paesi.
Come spiegava lo stesso Matterella “Egitto e Italia sono vicini per storia, per relazioni ampie e diversificate in tutti i settori e a tutti i livelli, e per condivisione dello spazio geopolitico mediterraneo, caratterizzato da grandi sfide ma anche da vastissime opportunità di sempre più stretta collaborazione e interdipendenza” e quindi è necessario “rilanciare e rafforzare il rapporto storico di assoluto rilievo tra i nostri Paesi”.
4 aprile 2018