Irruzione di poliziotti francesi armati in un centro di accoglienza di Bardonecchia per controllare un migrante
La Francia viola il confine italiano
Debole reazione del governo italiano
Venerdì 30 marzo, intorno alle 19 cinque agenti della dogana francese impegnati in controlli antidroga sui treni, hanno fatto irruzione nella sede della Ong “Rainbow4Africa” presso il centro di accoglienza di Bardonecchia nel torinese per “controllare” un migrante di nazionalità nigeriana ma residente in Italia “sospettato dalla gendarmeria francese di trasportare droghe”.
Sotto gli occhi di quattro donne, di cui due medici volontarie, e dei mediatori culturali dell’organizzazione, gli agenti francesi hanno bussato alla porta della sede della Ong e, armati, sono entrati trascinando il migrante fermato sul Tgv all’altezza di Modane. Lo hanno sottoposto a un esame dell’urina per trovare sostanze stupefacenti e, quando il test si è rivelato negativo, lo hanno lasciato ripartire, riconsegnandogli gli oggetti personali e i documenti.
“Abbiamo chiesto che entrasse uno solo e senza le armi, hanno usato la forza e sono entrati in cinque con le pistole nella fondina - ha raccontato Moussa, un volontario originario del Sudan della mediazione culturale che ha assistito al blitz - Hanno fatto come hanno voluto. Ma si trovavano in casa nostra”.
Secondo i testimoni l'immigrato nigeriano, 30 anni circa e un grosso zaino in spalle, ha mostrato documenti regolari italiani e un biglietto del treno pagato fino a Milano. Era diretto a Napoli. non aveva alcuna colpa “a parte essere nero di pelle”.
Versione confermata anche da altri attivisti di “Rainbow4Africa” presenti ai fatti i quali hanno aggiunto che gli agenti francesi sono arrivati all'improvviso, hanno fatto irruzione intimidendo un medico, i mediatori culturali e i volontari dell'Asgi, l'associazione per gli Studi giuridici sull'immigrazione, e hanno costretto il giovane nigeriano a seguirli nel bagno per sottoporlo al test delle urine.
Il profugo "Veniva da Parigi ed era diretto verso Napoli – ha confermato Caterina volontaria di “Rainbow4Africa” - non stava andando in Francia. Tremava, aveva paura. Quando un nostro mediatore culturale ha fatto notare agli agenti che non si stavano comportando nel modo giusto, per risposta gli hanno detto di stare zitto. Hanno sostenuto che per una concessione delle Ferrovie del 1963 potevano utilizzare quel locale e hanno detto che non avevamo diritto di sindacare sul loro operato. È stato un gesto intimidatorio per i volontari e per le forze dell’ordine italiane" che però sono intervenute solo dopo che i doganieri se ne erano andati.
Non a caso, in una nota diffusa a tarda serata gli attivisti e i legali di “Rainbow4Africa” parlano di "grave ingerenza nell'operato delle Ong e delle istituzioni italiane" e ricordano che "un presidio sanitario è un luogo neutro, rispettato anche nei luoghi di guerra".
“Rainbow4Africa” è la stessa associazione che nelle scorse settimane ha assistito la donna incinta e malata di tumore, respinta al confine francese, e poi morta subito dopo il parto all'ospedale Sant'Anna di Torino (si legga l'articolo in questa stessa pagina).
Nel denunciare l'episodio la stessa Ong aveva ribadito di agire "secondo principi inviolabili di indipendenza, neutralità, imparzialità e umanità... L'azione degli agenti della Dogana Francese viola tali principi" e pertanto "il comportamento adottato nei confronti dell'ospite nigeriano appare irrispettoso dei diritti umani... Riteniamo questi atti delle ignobili provocazioni - aggiunge Paolo Narcisi, medico e presidente di “Rainbow4Africa” - Abbiamo fiducia nell'operato delle istituzioni e della giustizia italiana, che sono state investite della responsabilità di attuare i passi necessari verso la Francia. Il nostro unico interesse rimane assicurare il rispetto dei diritti umani dei migranti”.
Anche l'avvocato Lorenzo Trucco, presidente di Asgi, ritiene che “quanto accaduto sia una gravissima violazione non solo di quel sistema dei diritti umani che dovrebbe contraddistinguere l'Europa, ma anche una violazione dei principi basilari della dignità umana, intollerabile nei confronti di persone venute per richiedere protezione .Si valuterà pertanto ogni possibile azione per contrastare simili comportamenti".
E mentre Parigi rivendica la legittimità dell'intervento e addirittura il “diritto dei doganieri francesi di intervenire sul territorio italiano in virtù di un accordo (sugli uffici di controlli transfrontalieri) del 1990"; il governo e la diplomazia italiani invece di stigmatizzare e agire pesantemente a livello diplomatico contro la palese e deliberata violazione della sovranità dei nostri confini, di fatto agevolano e sono complici della caccia all'immigrato lungo il confine italo-francese.
Solo in seguito alle proteste dei volontari e delle autorità locali, l'esecutivo e la diplomazia italiani hanno accennato a una timida protesta di facciata contro i sempre più frequenti sconfinamenti transalpini sul nostro territorio. Lo conferma il laconico comunicato con cui la Farnesina ha liquidato la grave ingerenza francese in cui fra l'altro si legge: "Abbiamo chiesto spiegazioni al governo francese e all’ambasciata di Francia a Roma e attendiamo a breve risposte chiare, prima di intraprendere qualsiasi eventuale azione".
Ma questa non è certo la prima volta che la gendarmeria francese si spinge ben oltre i confini nazionali per dare la caccia agli immigrati. La verità è che molto spesso il governo italiano e il ministero degli Esteri hanno chiuso tutti e due gli occhi favorendo di fatto tali persecuzioni. Solo adesso, di fronte all'indignazione dell'opinione pubblica per le conseguenze spesso drammatiche che tali persecuzioni hanno causato non solo agli immigrati ma anche a chi cerca in qualche modo di soccorrerli, promettono “uno stop alle intrusioni” dei gendarmi francesi.
Ciò conferma che tutta l'Unione europea imperialista e i vari Stati che ne fanno parte, sono complici di questa barbarie e fautori della odiosa politica antimmigrati, razzista e xenofoba portata avanti dalla Ue.
4 aprile 2018