Ingroia indagato per peculato
Sequestrati beni per 152 mila euro
L'ex Pubblico ministero di Palermo Antonio Ingroia è indagato per peculato dalla Procura di Palermo. Nei giorni scorsi, contro il politicante della “sinistra” borghese, già boss di Rivoluzione civile nel 2013 e attuale capobastone del movimento Lista del popolo, la Guardia di Finanza ha anche disposto il sequestro di una casa di proprietà per equivalente di 151mila euro. La decisione di disporre il sequestro dell'immobile, che si trova a Calatafimi, nasce dal fatto che il denaro presente sui conti correnti dell'indagato Ingroia non sarebbe sufficiente a "coprire" la totalità della somma sequestrata dal Gip.
Le indagini a carico dell'ex magistrato, che ora esercita la professione di avvocato e vive a Roma, riguardano la sua nomina a liquidatore della Sicilia e-Servizi s.p.a., società in house della Regione, avvenuta nel 2013 su propsta del governatore Rosario Crocetta.
Dalle carte risulta che il 3 luglio 2014 Ingroia si è autoliquidato in pieno conflitto d'interesse e senza passare per una specifica valutazione dell'assemblea dei soci, circa 117.000 euro a titolo di indennità di risultato per la predetta attività di liquidatore, in aggiunta al compenso omnicomprensivo che gli era stato riconosciuto dall'assemblea, per un importo di 50.000 euro. Per gli investigatori l'autoliquidazione di Ingroia è indebita perché la legge stabilisce che tale indennità non può superare il doppio del compenso onnicomprensivo attribuito. Nel 2013 l'ex Pm ha lavorato a Sicilia e-Servizi solo tre mesi, percependo uno stipendio limitato a quel periodo. Dunque l'indennità che si è attribuita Ingroia è del tutto sproporzionata anche perché ciò ha determinato, secondo gli investigatori, un abbattimento dell'utile di esercizio da 150.000 euro a 33.000 euro.
Nella vicenda è coinvolto anche Antonio Chisari, all'epoca dei fatti revisore contabile della società partecipata regionale Sicilia e Servizi s.p.a. Anche lui come Ingroia è accusato di peculato perché ha omesso di effettuare le dovute verifiche e controlli sulla regolarità dell'indennizzo a favore di Ingroia.
Non solo, secondo gli inquirenti, Ingroia si è indebitamente appropriato di ulteriori 34.000 euro, a titolo di rimborso spese sostenute per vitto e alloggio nel 2014 e nel 2015, in occasione delle trasferte da Roma a Palermo per svolgere le funzioni di amministratore, nonostante la normativa nazionale e regionale, chiarita da una circolare dell'Assessorato regionale dell'Economia, consentisse agli amministratori di società partecipate residenti fuori sede l'esclusivo rimborso delle spese di viaggio. L'ex Pm aveva adottato un regolamento interno alla società che consentiva tale ulteriore indebito rimborso. E anche in questo caso la violazione della normativa è stata avallata dal revisore contabile Chisari.
4 aprile 2018