Voto di scambio a Catania
50 euro per scheda elettorale alle Regionali siciliane
La Procura di Catania, con l'attività della Direzione investigativa antimafia affidata ai magistrati Marco Bisogni e Barbara Tiziana Laudani, ha aperto due inchieste contestando voti di scambio e corruzione elettorale a 12 indagati, fra i quali l'ex candidato di Forza Italia alle ultime elezioni regionali, Riccardo Pellegrino, e a due ex sindaci di Aci Catena e Mascali, Ascenzio Maesano e Biagio Susinni, tutti raggiunti dall'avviso di fine indagine.
Lo stesso Pellegrino più volte ha fatto parlare di sé per la sua dichiarata amicizia con Carmelo Mazzei, figlio incensurato del boss Nuccio Carcagnusu; meno di un mese fa ha dichiarato di volersi candidare a sindaco di Catania scrivendo in un suo post "Voglio stare accanto a chi ha di bisogno, dall'indigente al ricco, dal borghese al lavoratore onesto (…) voglio essere il sindaco del popolo, questo popolo che il mio cuore ama, questo popolo che ha necessità di ascolto e concretezza, attenzione e discernimento, onestà e magnanimità". Pellegrino alle Regionali 2017 era stato bollato come impresentabile e lo scorso ottobre di lui si era anche occupata la Commissione regionale antimafia a causa dei problemi giudiziari del fratello Gaetano, arrestato nel blitz “Ippocampo” ed al momento sotto processo perché ritenuto uno degli uomini di fiducia proprio del capomafia Nuccio Mazzei dello stesso clan Carcagnusi. Adesso Pellegrino, attuale consigliere comunale di Forza Italia, alle sue già corpose pendenze, ha aggiunto anche la corruzione elettorale; tanto è vero che la stessa Procura di Catania lo accusa di aver comprato voti pagandoli 50 euro l'uno alle scorse elezioni regionali di novembre alle quali era candidato a deputato, ottenendo più di 6 mila preferenze, nonostante non sia riuscito ad essere eletto.
La Procura ha ricostruito cinque episodi dai quali emergerebbe chiaramente il reato di corruzione elettorale. Il primo tira in ballo Maesano e Susinni, i due ex-sindaci, accusati di avere messo in contatto Riccardo Pellegrino con Giuseppe Panebianco e Ivan Andrea Guarrera, personaggi locali, il quale avrebbe consegnato loro 3 mila euro in cambio di voti. Nel secondo Pellegrino raddoppia, consegnando mille euro a Orazio Cutuli, altro referente sempre per il comune di Aci Catena, così come nel terzo egli ne promette 1.300 ad Antonino Castorina, sempre per il tramite dello stesso Cutuli, per l'organizzazione di un evento nel comune di Aci Catena sempre al fine di ottenere consensi elettorali. Dopo lo spoglio delle regionali la somma viene effettivamente pagata.
A sottolineare come la compravendita di voti sia un aspetto sistemico e capillare, nel quarto episodio Pellegrino consegna una somma imprecisata a Gesualdo Briganti tramite il sindaco Biagio Susinni e Santo Gulisano per acquisti di voti nei bacini elettorali di Aci Catena e Vizzini; mentre nel quinto ed ultimo episodio sotto inchiesta, il forzista avrebbe consegnato una somma a Salvatore e Antonino Di Benedetto – il primo consigliere comunale a Ramacca del Gruppo Misto - per compravendita di voti tra Catania e Ramacca. Assieme al protagonista indiscusso di questa vicenda, Pellegrino, ed i due ex-sindaci Maesano e Susinni, sono indagati tutti coloro che lo hanno aiutato: Gesualdo Briganti, Antonino Castorina detto "Lillitta", Orazio Sebastiano Cutuli, Salvatore e Antonino Di Benedetto, Ivan Andrea Guarrera, Salvatore Gulisano, Giuseppe Panebianco, Filippo e Riccardo Pellegrino.
Tanto per chiarire ancor meglio di che razza di congrega mafiosa e clientelare stiamo parlando, è utile ricordare che Ascenzio Maesano, ex-sindaco di Aci Catena, qualche anno fa era già finito in carcere per corruzione a causa delle tangenti prese dall'Halley Consulting, per poi essere coinvolto anche in una seconda inchiesta denominata “Gorgoni” sulla complessa vicenda dell'appalto dei rifiuti ad Aci Catena. Affare su cui avrebbero messo le mani non solo le imprese Senesi ed Ef Servizi Ecologici, ma anche gli uomini dei clan Laudani e Cappello. Per Maesano quindi, già condannato in primo grado e in attesa della sentenza d'Appello, è la terza recente bufera giudiziaria. Ecco ora che il cerchio si stringe sull'allievo e sul maestro della corruzione e del malaffare in salsa berlusconiana.
11 aprile 2018