In Lombardia 24 arresti
'Ndrangheta-imprenditori politicamente collusi
Mazza, sindaco Fi di Seregno arrestato per corruzione. Mantovani Fi, ex presidente della Regione lombardia, indagato
Bocassini: “C'è un sistema fatto di omertà e convenienza. Facile infiltrare le istituzioni”
Il criminale intreccio politico-mafioso-imprenditoriale dedito al traffico di droga, estorsioni, corruzione, voto di scambio, favori, appalti, omertà e connivenze, non è più una prerogativa delle regioni del Sud ma si è trasformato in un vero e proprio “sistema” di potere che opera in tutto il territorio nazionale in stretta simbiosi con le massime istituzioni politiche e imprenditoriali sia a livello locale che nazionale.
È questo l'inquietante scenario che emerge dalla nuova raffica di arresti firmate dai Giudici per le indagini preliminari (Gip) di Monza e Milano, Pierangela Renda e Marco Del Vecchio lo scorso 26 settembre.
In tutto sono 27 le misure cautelari (21 delle quali in carcere, tre ai domiciliari e tre sospensioni dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio) che hanno colpito i protagonisti di quello che lo stesso procuratore aggiunto della Dda Ilda Boccassini ha definto un “sistema di omertà e convenienza” che permette la “facile infiltrazione delle istituzioni”.
In manette sono finiti fra gli altri il sindaco di Seregno, Edoardo Mazza, ex assessore all’Urbanistica della giunta precedente, eletto nel 2015 con Fi e il sostegno dalla Lega Nord e di due liste civiche; è accusato di corruzione.
In cambio di voti Mazza ha aiutato l'imprenditore in odore di mafia, Antonino Lugarà, a ottenere una convenzione per realizzare un centro commerciale. Appena eletto sindaco ha adottato una “speciale” variante al piano urbanistico comunale e una “risoluzione celere della pratica urbanistica” per la costruzione del centro commerciale nell'ex area Orto che aveva una diversa destinazione d'uso nel comune della Brianza. Al mercimonio hanno preso parte anche il consigliere comunale Stefano Gatti, considerato uomo di fiducia di Lugarà, finito ai domiciliari, e l'assessore Gianfranco Ciafrone per il quale i Pm hanno disposto l'interdizione dai pubblici uffici.
Tra gli indagati spicca l’ex vicepresidente della Lombardia, ora consigliere regionale di Forza Italia, Mario Mantovani, già arrestato due anni fa in un’analoga inchiesta, è indagato per corruzione.
Per tutti gli arrestati le accuse sono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi, lesioni, danneggiamento (tutti aggravati dal metodo mafioso), associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, corruzione per un atto d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio e favoreggiamento personale.
Le indagini sono coordinate dalle procure di Monza e dalla Procura di Milano e condotte dai Pubblici ministeri (Pm) monzesi Salvatore Bellomo, Giulia Rizzo e del Procuratore di Monza Luisa Zanetti coadiuvati dai Pm della Dda Alessandra Dolci, Sara Ombra e dell’aggiunto Ilda Boccassini.
L'inchiesta nasce da una costola dell'indagine “Infinito” che già nel 2010 aveva portato alla sbarra oltre 130 boss e affiliati alle cosche 'ndranghetiste che operano in Lombardia in gran parte condannati in via definitiva nel giungo del 2014.
Il lavoro degli inquirenti è ripreso nel 2015, subito dopo i processi, a cominciare dal vaglio delle immagini e del riconoscimento di tutti i partecipanti al famigerato summit di 'ndrangheta tenutosi il 31 ottobre 2009 nell'Interland milanese presso il circolo Arci di Paderno Dugnano, intitolato per ironia della sorte, ai giudici Falcone e Borsellino, e a Legnano.
L’investigazione ha portato all'identificazione dei capibastone della cosca di Limbiate (Monza e Brianza) con base operativa nel comasco e affiliati alle più potenti famiglie 'ndranghetiste di Reggio Calabria.
Secondo gli inquirenti Mantovani rappresenta il punto d'unione fra Lugarà e il sindaco di Seregno. E Lugarà, secondo la Pm Dolci “è parte del capitale sociale della ‘ndrangheta o mondo di mezzo nell’accezione delle indagini romane, che è il trait d’union
tra il potere politico istituzionale e la ‘ndrangheta che continua ad acquisire consenso anche nella nostra regione, ‘ndrangheta che appare ormai come organismo sociale risolutore di problemi per cui per un recupero crediti ci si rivolge alla ‘ndrangheta, per la risoluzione di una controversia civile ci si rivolge alla ‘ndrangheta”.
Non a caso gli inquirenti considerano Mantovani “il politico di riferimento” di Lugarà. Il garante di un criminale legame politico-mafioso-imprenditoriale che secondo il Gip di Monza “risulta a chiare lettere dal tenore di un’intercettazione del 27 luglio 2015 nella quale Lugarà ha dato atto al suo interlocutore del ruolo dirimente di Mantovani anche nelle competizioni elettorali amministrative di Seregno del giugno 2015, ove la famiglia Lugarà ha potuto collocare all’interno del consiglio comunale il proprio uomo di fiducia, Stefano Gatti, poi effettivamente eletto” e ora finito ai domiciliari.
Nelle carte c'è anche l'intercettazione dell’incontro tra il sindaco Mazza e il figlio di Lugarà del 22 giugno 2015. In riferimento proprio all’elezione a Seregno del consigliere Gatti, Lugarà junior svela al suo interlocutore: “Lo abbiamo messo a fare il consigliere e presidente di Giunta… non sapevo chi cazzo mettere... abbiamo messo lui e ha vinto… non ha fatto neanche la campagna elettorale... i voti vabbé me li ha dati Mario”.
Nell'ordinanza di arresto del Gip di Monza vengono ricostruiti anche i “contatti” tra la famiglia Lugarà e Mantovani. “Contatti – scrive il Gip – collocati in un sistematico e più allargato operato di Lugarà Antonino e dei suoi congiunti, improntato nel tempo a garantire e sostenere, a vario titolo, i soggetti politici di maggiore rilievo in sede locale e regionale all’evidente finalità di assicurarsi all’interno dei settori istituzionali i necessari canali di collegamento”. Negli atti, poi, si fa riferimento anche a “contatti” in passato tra l’imprenditore e l’ex assessore lombardo Massimo Ponzoni, che venne arrestato nel 2012 in un’altra inchiesta. “Anche dietro Mazza c’è Mario”, diceva ancora il figlio dell’imprenditore nell’intercettazione dell’agosto 2015, facendo sempre riferimento a Mantovani e al sindaco di Seregno. E ancora: “Se Mario decide oh domani mattina decide tu sei finito (…) Mario c’ha una potenza indescrivibile”. “Mario Mantovani è un mio amico” diceva Lugarà intercettato il 28 ottobre 2015. “Mantovani a Seregno è venuto soltanto per Lugarà non per Mazza”, diceva invece il consigliere comunale Gatti all’imprenditore che ribatteva: “Ma io lo dichiaro ancora oggi. Mario Mantovani è un mio amico”.
Dall’indagine, ha dichiarato il Pm di Monza Bellomo: “è emerso un totale asservimento del sindaco di Seregno nei confronti dell’imprenditore indagato... un vicendevole connubio: io ti procuro voti e in cambio te mi garantisci ciò che serve ai miei interessi”.
Emblematica in tal senso è l’intercettazione del 30 luglio 2015 fra Mazza, appena eletto sindaco, e Lugarà: “Ogni promessa è debito no?“, dice il sindaco all’imprenditore che replica “eh non avevo dubbi”. “Mm non devi arrabbiarti”, dice il sindaco e aggiunge “No tranquillo fatto…tutto a posto” e Lugarà ringrazia.
Come è già successo in tante altre inchieste, anche in questo caso siamo di fronte a una vera e propria simbiosi politico-mafiosa-istituzionale. Una simbiosi confermata fra l'altro dall'arresto di una talpa: Giuseppe Carello, dipendente dell’ufficio affari semplici della Procura di Monza. “Attraverso le sue credenziali accedeva alla nostra banca dati e rispondeva alle domande dell’imprenditore di Seregno indagato – ha spiegato il procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti – viene ascoltato mentre elenca gli indagati davanti alla nostra schermata, poi abbiamo una fotografia che inquadra l’imprenditore con il nostro dipendente”.
Segno evidente che la mafia, la corruzione e il malaffare non sono “un corpo estraneo”, “un antistato” ma sono parte integrante di questo marcio sistema politico, economico e istituzionale che è irriformabile e perciò va abbattuto se davvero la si vuole fare finita con questo sistema.
18 aprile 2018