Manifestazioni per il 1° Maggio in tutta Italia. Quella nazionale a Prato
Camusso, Furlan e Barbagallo non scaldano la piazza
Il PMLI cuore rosso delle manifestazioni. Apprezzati i manifesti di Marx
Dal nostro inviato speciale
Quest'anno la manifestazione nazionale del Primo Maggio organizzata da Cgil, Cisl e Uil si è svolta a Prato e ha avuto come tema “La sicurezza è il cuore del lavoro”, di estrema attualità visto l'elevato numero di “incidenti” sul lavoro che avvengono nel nostro Paese.
Nonostante l'avanzamento tecnologico il capitalismo preferisce usare le più sofisticate innovazioni digitali e robotiche per aumentare il controllo e lo sfruttamento dei lavoratori invece di utilizzarle per la sicurezza e la protezione delle vite umane. Nei primi 100 giorni del 2018 ci sono state 176 vittime sui posti di lavoro contro le 151 dello stesso periodo del 2017 con un aumento del 13,6%.
La scelta è caduta sulla città toscana perché ritenuta rappresentativa di questa emergenza a causa della sua fitta rete di piccole aziende manifatturiere e di alcuni gravi incidenti avvenuti sul suo territorio: uno su tutti quello avvenuto nel dicembre 2013 alla Teresa Moda, dove nell'incendio della confezione d'abbigliamento persero la vita 7 operai di origine cinese.
Ci è sembrato però riduttivo e fuorviante, come ha fatto il sindaco PD di Prato Matteo Biffoni nel suo intervento, circoscrivere alle aziende cinesi la problematica della sicurezza quando nella stessa regione Toscana si contano a decine, e sono in costante aumento, gli omicidi sul lavoro in aziende con proprietari e dipendenti italiani. La regola del massimo profitto non conosce differenze di etnia.
La manifestazione di Prato
I manifestanti si sono concentrati in Piazza Mercatale in una mattinata improvvisamente fredda dopo tante giornate calde. Tra i primi ad arrivare le compagne e i compagni del PMLI che in breve tempo hanno dispiegato le loro bandiere, sfoggiato le magliette rosse di Marx, issato i cartelli con il suo ritratto in occasione del Bicentenario della sua nascita, portato in piazza per ricordare alle lavoratrici e ai lavoratori l'indicazione strategica che egli ha dato al proletariato internazionale. La piazza era ancora semivuota ma i giornalisti di stampa e TV erano già presenti e immediatamente hanno preso “d'assalto” la Delegazione del Partito diretta dal compagno Andrea Cammilli con decine di foto e un paio di brevi interviste anche se poi solo in piccolissima parte sono finite sui mass-media.
Dopo una lunga attesa è partito il corteo stimato all'incirca in 10mila manifestanti. Più che organizzati per fabbriche i lavoratori erano dietro gli striscioni di Cgil, Cisl e Uil suddivisi per categorie: la Fiom, i Tessili, Sanità e Scuola, i pensionati dello SPI. Delegazioni erano arrivate da tutta la Toscana: Livorno, Pisa, Massa Carrara, Pistoia e anche da altre parti d'Italia: dal Veneto, dall'Umbria, Campania, da Genova. Assieme a tanti lavoratori erano riconoscibili folti gruppi di funzionari sindacali. Presente anche una nutrita delegazione dell'Anpi.
Se i sindacati erano ben organizzati non si può dire altrettanto dei partiti. Un gruppetto di bandiere del PD, e una ciascuno per Potere al Popolo e il PRC, nient'altro. Al concentramento sono venuti a fare passerella il segretario “reggente” del PD Maurizio Martina e il sindaco renziano di Firenze Dario Nardella.
La partecipazione del PMLI
Un clima tutt'altro che caldo dove è spiccata ancor di più la combattività espressa dallo spezzone del PMLI composto da compagni provenienti da Prato, Firenze, Rufina, Vicchio, Fucecchio, San Casciano in Val di Pesa e Sesto Fiorentino. Sin dal concentramento il compagno Andrea Cammilli ha lanciato gli slogan dal megafono, prontamente sostenuto con forza da tutti gli altri compagni. Contemporaneamente è iniziata la diffusione del volantino che riportava ampi stralci dell'editoriale del suddetto compagno sul Primo Maggio apparso sul n° 16 de Il Bolscevico
, ben accolto e spesso richiesto dai lavoratori.
Tanti manifestanti hanno cantato e rilanciato i nostri slogan e le nostre canzoni, esprimendo grande sostegno e complimenti per il bel colpo d'occhio che siamo riusciti a dare al nostro spezzone che di fatto ha rappresentato la parte più combattiva e organizzata del corteo, il cuore rosso di tutta la manifestazione. Tanti gli slogan in favore di una maggiore sicurezza sul lavoro, contro la legge Fornero e il Jobs Act, contro il governo della borghesia sia esso guidato da Di Maio, Salvini o un altro premier borghese.
Slogan anche in favore di Marx, la cui foto riportata sui cartelli, ad indicare nella rivoluzione proletaria la strada da seguire per conquistare il socialismo. I suoi ritratti sono stati apprezzati dai manifestanti, in tanti ci salutavano a pugno chiuso, altri applaudivano, qualcuno ha chiesto la maglietta con la scritta “Con Marx per sempre” portata dai compagni, altri ancora volevano i segnalibri e altri gadget stampati in occasione del Bicentenario, chi voleva la bandiera del Partito, chi le spille.
Alcuni manifestanti, attratti dal rosso, dai simboli e dalla combattività del PMLI si sono uniti allo spezzone cantando insieme ai nostri compagni Bella Ciao, Bandiera rossa e l'Internazionale. Al nostro arrivo in Piazza Duomo qualcuno ha esclamato “Finalmente sono arrivati i compagni!”, altri chiedevano da dove fossimo “sbucati”, colpiti favorevolmente dai nostri simboli: “è tanto che non vedo la falce e martello così ben definita”, ha commentato un lavoratore.
Di tutt'altro tono l'accoglienza che il nostro Partito ha ricevuto dagli organizzatori. Il servizio d'ordine di Cgil, Cisl e Uil ha fatto di tutto per tenerci lontano dal palco. La piazza era stata divisa in due e i partiti (ma sarebbe meglio dire il
partito perché l'unico organizzato era il PMLI) sono stati relegati nella parte più decentrata. Evidentemente a qualche sindacalista e politico non è piaciuta la nostra presenza così marcata e organizzata e non sono piaciuti i ritratti di Marx. Nonostante tutto i compagni non si sono fatti intimidire, riuscendo in parte a entrare nella parte anteriore della piazza tenendo ben alti i propri simboli.
I comizi
Dal palco hanno parlato Barbagallo, la Furlan e la Camusso. Il segretario della Uil ha cercato di darsi una veste popolare ricordando le origini proletarie della sua famiglia. La segretaria della Cisl ha addirittura fatto l'apologia della “globalizzazione” capitalistica che, secondo lei, andrebbe solo “governata meglio”. Mentre la leader della Cgil ha letto un intervento tutto incentrato sul tema della sicurezza sul lavoro auspicando una veloce soluzione nella formazione del nuovo governo. Interventi che non hanno certo scaldato la piazza, i soli applausi “convinti” sono stati quelli della claque
portata appositamente dalla Cisl che appena ha finito di parlare la Furlan se ne è andata.
Interventi che rivelano la distanza siderale che esiste tra i vertici sindacali e le lavoratrici e i lavoratori, stufi di sentire parole di circostanza a cui non seguono i fatti. E' inutile denunciare il precariato e l'attacco ai diritti dei lavoratori se poi nel concreto i sindacati confederali stringono accordi con i padroni incentrati sulla produttività e la flessibilità e non si oppongono alle politiche antioperaie e antipopolari dei vari governi borghesi.
A tutti i membri della Delegazione del PMLI a Prato è giunta una lettera di ringraziamento (che pubblichiamo a parte) dove l'Ufficio politico ringrazia e si complimenta con loro “per aver rappresentato al meglio il nostro amato Partito all'importante manifestazione nazionale del 1° Maggio”.
Cortei in tutta Italia
Oltre a quella di Prato, sono state centinaia le manifestazioni in tutto il Paese, nei piccoli centri e nelle grandi città. Nonostante Cgil, Cisl e Uil abbiano trasformato questa giornata in uno stanco rituale si registrano segnali di partecipazione e di rilancio dell'aspetto più profondo del Primo Maggio: quello della lotta per i diritti dei lavoratori e contro il capitalismo. Segnaliamo solo alcune manifestazioni. A Catania
dove dopo 25 anni il 1° Maggio è stato celebrato in piazza (vedi articolo a parte), A Napoli
i manifestanti hanno sfilato nel cuore della città, in pieno centro storico, per la sicurezza ma anche contro lo sfruttamento e il lavoro in nero.
Due le manifestazioni a Milano
che hanno richiamato migliaia di persone. Al mattino quella organizzata da Cgil-Cisl-Uil in piazza della Scala. Sotto al palco i lavoratori Fedex e Tnt, sono oltre 300 quelli che rischiano il licenziamento e che hanno sfilato in corteo. Al pomeriggio “Primo Maggio di lotta contro lo sfruttamento” organizzato da comitati, “sindacati di base”, centri sociali e associazioni. In prima fila i ciclofattorini di Foodora che lottano per ottenere il riconoscimento dei diritti che spettano ai lavoratori dipendenti.
A Torino
si è svolta una grande manifestazione a cui hanno partecipato in 20mila. Stavolta anche il cosiddetto “spezzone sociale”, ossia la parte non organizzata da Cgil, Cisl e Uil è riuscita a entrare nella piazza. Tra i più attivi i ciclofattorini di Foodora e Deliveroo e le donne di “Non una di meno” che hanno sottolineato il tema della violenza di genere e del lavoro di cura troppo spesso scaricato sulla componente femminile. Da alcuni anni, a suon di manganellate questa ampia parte di manifestanti era sempre stata respinta per prevenire eventuali contestazioni ai dirigenti confederali. Quest'anno invece polizia e servizio d'ordine non ci sono riusciti.
Crediamo che quello di Torino sia il metodo migliore d'interpretare il Primo Maggio: ognuno con le proprie rivendicazioni, contestando anche i vertici sindacali, ma partecipando unitariamente. Non è stato dello stesso avviso il sedicente PC di Rizzo che invece ha indetto una manifestazione scissionista e settaria, sempre nel capoluogo piemontese. Nella presentazione dell'iniziativa e nel suo comizio ha lanciato l'idea di un sindacatino “di classe” legato al suo partito. Non ci sembra proprio sia questo quello di cui hanno bisogno i lavoratori. L'iniziativa comunque è completamente fallita. Come si vede dal video prodotto, Rizzo ha parlato in una piazza deserta, dove si vedono solo alcune decine di militanti del PC e della FGC. Egli non ha mai citato né il capitalismo, né il socialismo, né tanto meno la rivoluzione proletaria. Addirittura ha rilanciato la parola d'ordine del PCI revisionista “Potere a chi lavora”, non quindi al proletariato, che campeggiava sul palco.
9 maggio 2018