Contro il trasferimento dell'ambasciata Usa a Gerusalemme
Rivolta dell'eroico popolo palestinese
Carneficina a Gaza. L'esercito sionista-nazista uccide 61 palestinesi e ne ferisce 2800
Come aveva promesso lo scorso 6 dicembre, il presidente americano Donald Trump ha messo in atto il trasferimento dell’ambasciata Usa da Tel Aviv a Gerusalemme, accompagnata dal riconoscimento della città, compresa la parte est illegalmente occupata, come capitale dell'entità sionista. La cerimonia è stata programmata per il 14 maggio, il giorno nel quale David Ben Gurion nel 1948 proclamò la nascita di Israele, il giorno della “catastrofe” per i palestinesi, allorché in 700mila vennero cacciati dalle loro case e espropriati dalle loro terre, costretti a fuggire all'estero e a veder calpestato anche il loro diritto al ritorno. Queste le ragioni della protesta nei territori occupati, dalla Cisgiordania a Gerusalemme est alla striscia di Gaza, dove l'esercito sionista-nazista compiva l'ennesima strage per contenere la rivolta dell'eroico popolo palestinese.
Alla parata delle autorità, presenti al completo le rappresentanze di tutti i partiti parlamentari sionisti che contro i palestinesi trovano la piena unità, che si è tenuta davanti la sede provvisoria del consolato americano di Arnona, nella zona occupata di Gerusalemme est, Trump ha inviato in sua rappresentanza la figlia Ivanka e suo marito nonché inviato Usa per il Medio Oriente, Jared Kushner. Assieme all'ambasciatore americano hanno presenziato alla cerimonia davanti a una lapide col nome in caratteri cubitali del fascista e megalomane presidente Usa, bagnata col sangue dei martiri palestinesi assassinati nello stesso giorno durante le proteste. Il bilancio della carneficina del 14 maggio soprattutto a Gaza era eloquente: 63 morti e oltre 2.800 feriti, compresi bambini e neonati.
“Oggi è un grande giorno per Israele!”, dichiarava Trump; “Che giorno fantastico! Grazie Trump”, faceva eco da Gerusalemme il boia Benjamin Netanyahu, “riconoscendo che Gerusalemme è la capitale di Israele, Trump ha fatto la storia”. La storia degli imperialisti sionisti costruita sulla pelle dei diritti del popolo palestinese.
Dalla fine di marzo, tutti i venerdì, decine di migliaia di manifestanti protestavano nella striscia di Gaza presso la recinzione costruita dai sionisti per chiudere come in un lager la popolazione palestinese; con fionde e sassi affrontavano l'esercito sionista e i cecchini inviati appositamente da Tel Aviv per sparare nel mucchio che assassinavano oltre 40 manifestanti, migliaia i feriti. Le proteste per la “Marcia del ritorno” dovevano chiudersi con le manifestazioni del 14 maggio contro la Nakba e la decisione di Trump di riconoscere formalmente l'occupazione di Gerusalemme. La polizia sionista interveniva contro le manifestazioni che si tenevano financo nella zona di Arnona, a Gerusalemme est, e in varie parti della Cisgiordania da Betlemme a Hebron e Qalandiya, il checkpoint tra Gerusalemme e Ramallah. La protesta più forte era ancora quella a Gaza che si trasformava nell'ennesima carneficina quando i cecchini sionisti sparavano sulla folla. L’esercito sionista usava persino l'artiglieria a Rafah e Beit Hanun mentre anche l'aviazione bombardava nel nord della Striscia.
Il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) Mahmoud Abbas dichiarava una giornata di sciopero generale e tre giorni di lutto nazionale mentre il portavoce del governo chiedeva “un intervento internazionale immediato per fermare il terribile massacro a Gaza commesso dalle forze di occupazione israeliane contro il nostro popolo eroico”.
Anche Amnesty International condannava Tel Aviv: “stiamo assistendo a una abietta violazione del diritto internazionale e dei diritti umani a Gaza. Questo deve fermarsi immediatamente”.
Per Netanyahu non ci sono dubbi, “tutti i paesi hanno il dovere di difendere i propri confini”, spiegava, anche se non certo quelli illegali determinati dall'occupazione sionista e non riconosciuti internazionalmente. Una posizione accettata dagli Usa ma anche dai paesi imperialisti europei che continuano a coprire i crimini i sionisti dietro vuote frasi di condanna, solo formale. Come quelle della Lega araba. E del governo italiano che è tra i primi partner economici e militari dei compari di Tel Aviv e che proprio una settimana fa ha vergognosamente legittimato Gerusalemme capitale sionista con la partenza del Giro d’Italia. Quando diventa ancora più urgente fermare la strage dei palestinesi cominciando dalla messa al bando del regime di Tel Aviv con la rottura di ogni relazione.
Secca la denuncia del ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif: “il regime israeliano massacra innumerevoli palestinesi a sangue freddo durante una protesta nella più grande prigione a cielo aperto. Nel frattempo, Trump celebra il trasferimento illegale dell'ambasciata Usa ed i suoi collaboratori arabi cercano di distogliere l'attenzione”.
Della cordata imperialista concorrente a quella americana e sionista fa parte la Turchia del fascista Erdogan, che punta alla guida di una corrente imperialista di confessione islamica sunnita per contendere l'egemonia locale alle altre potenze della regione, e si erge a paladino della causa palestinese mentre calpesta i diritti dei curdi e li massacra comportandosi ne più né meno del boia sionista. Vanno lette con questa lente le dichiarazioni di fuoco del governo di Ankara che denunciava “ il crimine contro l’umanità di cui gli Usa sono corresponsabili” e il “terrorismo di Stato” di Tel Aviv e convocava l'ambasciatore israeliano in Turchia per comunicargli l'espulsione dal paese.
Financo il primo ministro libanese Saad Hariri, strumento dell'Arabia saudita che come al solito tace e acconsente, dichiarava che “alla vigilia della commemorazione della Nakba, l’amministrazione americana dichiara una nuova giornata di catastrofe” paragonando l’inaugurazione dell’ambasciata Usa alla “catastrofe” palestinese del 1948.
16 maggio 2018