Il magnate Bolloré arrestato per corruzione
Il “piccolo principe della finanza” francese è accusato di aver pagato tangenti per avere la gestione dei due porti del Togo e della Guinea
L'imprenditore e produttore televisivo francese Vincent Bolloré è agli “onori” della cronaca italiana per il tentativo per ora fallito di dare la scalata alla Tim, di cui è azionista di maggioranza col 24% delle azioni, dopo l'altro tentativo andato a vuoto due estati fa per scalare Mediaset passando da una quota azionaria del 10% al 30%. Senza dubbio si merita il titolo di “piccolo principe della finanza” dall'alto della sua carica di presidente del Consiglio di amministrazione della holding Havas, il sesto gruppo mondiale nel settore delle telecomunicazioni, cui fa capo fra le altre l'agenzia France-Presse. Alla fine dello scorso aprile è finito nelle prime pagine delle cronache anche per un'altra vicenda che la dice lunga sulle carriere fulminanti o meno di questi magnati capitalisti sparsi per il globo: il 26 aprile è stato intercettato dai gendarmi francesi a Nanterre e tenuto in stato di fermo per due giorni in applicazione di un mandato dei magistrati del tribunale locale che lo hanno formalmente incriminato per corruzione di funzionari stranieri, concorso in abuso di fiducia e falso, nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti pagate in Africa nel 2010. Bolloré ha respinto tutte le accuse che gli sono state rivolte prima di essere rilasciato.
Da una breve biografia risulta che il sessantaseienne Bolloré è considerato uno degli uomini più ricchi di Francia alla testa di un impero che è partito dalla gestione della cartiera di famiglia e si è esteso con partecipazioni in aziende di vari settori, dai trasporti alle comunicazioni, fra le quali Vivendi, la grossa azienda francese di telecomunicazioni di cui è il principale azionista e tramite la quale controlla il pacchetto Tim. L'impero del magnate bretone ha ramificazioni in Italia financo in Mediobanca, dove la figlia Marie è membro del Consiglio di amministrazione, in qualità di secondo socio dell'istituto dopo Unicredit. Fra i suoi titoli ha anche quello di “re dell’Africa”, dato che gestisce decine di infrastrutture nel continente e, secondo il New York Times,
la sua rete di strade, ferrovie, acquedotti, porti e aeroporti copre due terzi del continente.
In Africa, secondo l'accusa dei magistrati francesi si sarebbe fatto largo anche con consulenze a prezzo di favore a due candidati presidenziali in Togo e Guinea in cambio di favori commerciali verso la società Havas. Il politico guineano Alpha Condé, che ha passato alcuni anni in esilio a Parigi prima di candidarsi, e Faure Gnassingbé, il figlio dell’ex dittatore togolese Gnassingbé Eyadéma, hanno vinto le presidenziali nei rispettivi paesi nel 2010 e entrambi hanno garantito al gruppo Bollorè concessioni o facilitazioni nei porti commerciali di Conakry in Guinea e Lomé in Togo, due dei 16 terminal gestiti da Bolloré sulle coste africane. Nel caso del Togo, il gruppo francese aveva il controllo del porto già dal 2001 e con l'elezione del candidato sponsorizzato ha ottenuto altri privilegi quali l’esclusiva sulla gestione dei container. Già nel 2013 il tribunale del commercio di Nanterre aveva condannato il gruppo francese a versare oltre due milioni di euro a una società concorrente che operava a Conakry, danneggiata illegalmente dai favori ricevuti dal neoeletto presidente.
Assieme a Bolloré sono finiti coinvolti nelle indagini altri alti dirigenti delle sue società, e non è la prima volta nel corso degli ultimi dieci anni; è la prima volta che le indagini, avviate nel 2012 dall'ufficio di lotta alla corruzione e all'evasione, arrivano così in alto fino al numero uno del gruppo.
Le fortune di Bolloré hanno viaggiato per molti anni assieme ai successi dell'ex presidente Nicolas Sarkozy, suo sponsor nell'acquisire la gestione di infrastrutture strategiche dal Togo alla Costa d’Avorio, dal Burkina Faso al Congo fino al porto di Misurata in Libia. E il magnate bretone ha seguito le sorti del protettore Sarkozy di recente finito nel mirino dei magistrati con l'accusa di aver intascato tangenti in Libia. Negli ultimi tempi Bolloré aveva rivelato di aver cambiato campo e votato per la socialista Anne Hidalgo; suo figlio Yannick che lo ha sostituito alla guida dell'impero di famiglia mostra di avere buoni rapporti con Emmanuel Macron.
23 maggio 2018