Introdotta dall'Istituto tecnico Buonaroti-Fossombroni di Arezzo
No alla pagella con assegno ai più bravi
Il vile prezzo della meritocrazia
La mercificazione dell'impegno, il denaro come vile mezzo di sprono nella spinta alla competitività, e alla superiorità. A leggere queste prime righe si può pensare che stiamo parlando delle condizioni dei lavoratori di una fabbrica, invece parliamo delle ragazze e dei ragazzi di una scuola, quella dell'Istituto tecnico per geometri e ragionieri, Buonaroti-Fossombroni ad Arezzo, dove dal gennaio di quest'anno per volontà della preside Silvana Valentini sono stati introdotti premi in denaro per quegli studenti “meritevoli” con una media dei voti superiore al 7,5 e una condotta di 9.
La preside ha salutato questo progetto come un modo per creare una “sana” competizione tra gli studenti per una loro crescita, spronandoli all'impegno e alla disciplina per raggiungere un premio in denaro che si aggirerà tra i 150 ed i 300 euro per i più meritevoli. I soldi per il progetto, saranno attinti, sia dai fondi risparmiati dalla campagna per sponsorizzare le iscrizioni alla scuola, sia dai finanziamenti delle imprese private del territorio, dalla Monnalisa del magnate Piero Iacomoni, al gruppo Graziella grossa azienda produttrice di gioielli in oro, di proprietà di Graziella Buoncompagni.
Ecco in quante nuove forme le ingerenze dei capitalisti condizionano prepotentemente la vita della scuola pubblica, mettendo a nudo il progetto reale di cui sono complici le istituzioni scolastiche. Non l'accrescimento e la formazione degli studenti, non l'aiuto verso i più deboli e svantaggiati, ma il loro inquadramento e piena omologazione alle volontà agli interessi e ai valori della borghesia, e del sistema capitalista già dal periodo scolastico, inculcando loro la meritocrazia e la competizione individualista che sono i cardini della cultura borghese. Così gli studenti per raggiungere gli obiettivi prefissati da questa sorta di premio aziendale si trasformano in concorrenti inquadrati e disciplinati, il cui unico obbiettivo è quello di riempirsi la testa di quante più nozioni possibili per essere poi all'altezza davanti ai professori compiacenti di ripetere docilmente quanto imparato, niente spirito critico dunque, niente gioco di squadra tra i compagni o analisi approfondita e critica dei temi studiati, ma cieca obbedienza, nozionismo, e meritrocrazia comprata col vile denaro.
L'introduzione della Buona scuola e dell'alternanza scuola-lavoro hanno conferito caratteri neofascisti al comparto scolastico (con l'introduzione dei presidi manager, l'entrata dei privati nelle scuole trasformate in appendici dell'industria privata), mentre gli studenti vengono inviati come schiavi a produrre per i capitalisti. Questa iniziativa dell'Istituto aretino, se si espanderà anche su scala nazionale, è forse l'ultimo tassello, di trasformazione della scuola secondo il dettato borghese che punta a mercificare tutto, in questo caso le vite e le coscienze delle masse studentesche ponendo come massima aspirazione nella loro vita il denaro e il profitto individuale. A nostro avviso gli studenti dovrebbero aspirare a ben altro: dovrebbero imparare ad acquisire una coscienza critica e autocritica, affrontare le materie e i temi di studio non in maniera nozionistica ma sulla base del ragionamento, dello scambio di idee, della collaborazione e del rifiuto delle tematiche trattate e imposte solo dai docenti, pretendendo che siano affrontati questioni e tematiche davvero utili alla loro crescita e formazione.
La scuola pubblica come la intendiamo noi deve essere un servizio sociale che abbia come padroni le studentesse e gli studenti. Cioè siano loro i protagonisti e gli artefici intorno ai quali devono ruotare la didattica e l'intera sua organizzazione, sottraendole al controllo del governo, del padronato, della chiesa cattolica e della classe dominante borghese in genere. Qualificata e sostenuta da cospicui finanziamenti pubblici, deve garantire un livello adeguato di istruzione e formazione culturale e tecnico-scientifica di base uguale per tutti, ed essere gratuita e obbligatoria fino a 18 anni.
20 giugno 2018