Arrestati per mafia facevano propaganda per la Lega
I clan romani sostengono la Lega. È questo in sintesi ciò che rivelano gli sviluppi dell’indagine “Albapontina” che ha portato all’arresto di ventidue persone per le quali si sono aperte le porte del carcere ed altre quattro ai domiciliari, per reati che vanno dall’associazione mafiosa, all’estorsione ed al traffico di droga.
La Direzione distrettuale antimafia di Roma ha emesso un provvedimento cautelare per alcuni esponenti del clan Di Silvio, parente diretto dei Casamonica; il procuratore aggiunto Michele Prestipino nell’esporre i risultati dell’inchiesta che ha colpito il gruppo radicato a Latina, ha affermato che “Siamo in presenza di un salto di qualità criminale importante”. Secondo gli inquirenti, i Di Silvio tenevano sotto scacco il territorio attraverso estorsioni all’imprenditoria locale ma, per la prima volta, anche studi di avvocatura dovevano regolarmente versare il pizzo.
L’inchiesta attuale segue una indagine precedente incentrata sul Latina Calcio nella quale erano emersi stretti rapporti tra Costantino Di Silvio e l’ex tesoriere dei fascisti di Fratelli d’Italia alla Camera, Pasquale Maietta. Ciò che differenzia quest’ultima inchiesta dalle precedenti, rendendola l’ennesima dimostrazione del connubio fra mafia e partiti borghesi, è il ritrovamento di materiale elettorale in una auto di proprietà di uno degli arrestati. Un vero e proprio servizio alla politica borghese da parte di Riccardo Agostino e di Renato Pugliese, esponenti del clan, che coordinavano la propaganda elettorale di due differenti liste: la prima “Si cambia” a Terracina, alleata con Forza Italia, e della “Lista Salvini – candidato Zicchieri”, della Lega.
Proprio in una automobile collegata agli arrestati, sono stati ritrovati decine di manifesti della lista leghista; una intercettazione di Pugliese è la conferma del coinvolgimento dei due in una propaganda di vecchia data:“…era con me nel 2016 a Terracina e Latina, attaccava i manifesti elettorali di Salvini e Gina Cetrone per conto mio e di Agostino”. In pratica, oltre ad affiggere per fascisti e Lega, il vero fiore all’occhiello della malavita al soldo di Salvini era soprattutto quello di accertarsi con ogni mezzo che nelle aree in questione, al di là dell’assegnazione degli spazi sui tabelloni, la stragrande maggioranza di essi fosse coperta dai manifesti della Lega.
Ma dov’è allora il governo del cambiamento tanto sbandierato da Lega e cinque stelle? Il nostro Paese sta assistendo all'evidente continuità con i vecchi sistemi della politica borghese, che hanno al centro politiche antipopolari e, fra gli altri, anche quello stretto legame fra vertici politici e criminalità organizzata che non ha davvero risparmiato nessuno, tirandosi dentro più volte entrambe le forze del nuovo, vecchio governo fascioleghista.
20 giugno 2018