Alla ex-Pirelli di Figline Valdarno (Firenze)
5mila alla manifestazione contro i 318 licenziamenti imposti dalla multinazionale belga Bekaert
Inviata a casa la lettera di licenziamento mentre si trovavano ancora sul posto di lavoro. Disertano l'incontro al ministero dello sviluppo economico l'azienda e Di Maio
Redazione di Firenze
Erano in 5mila i partecipanti alla manifestazione che venerdì 29 giugno hanno sfilato per il centro di Figline Valdarno per dire No al licenziamento collettivo messo in atto dalla multinazionale belga Bekaert nei confronti di 318 lavoratrici e lavoratori che una settimana fa hanno ricevuto la lettera di licenziamento direttamente a casa mentre erano ancora sul posto di lavoro.
Un atteggiamento arrogante unico nel suo genere, tipico del più cinico capitalismo di cui i vertici aziendali di Bekaert si sono resi responsabili dando di fatto inizio alla cancellazione di un'azienda storica che opera nel Valdarno fiorentino da 60 anni e che ha dato lavoro a migliaia di persone considerando anche l'indotto che subirà inevitabilmente un contraccolpo in alcuni casi fatale.
Era il 1959 quando la Pirelli avviò a Figline Valdarno la produzione dello Steelcord
, una cordicella metallica necessaria per la produzione dei pneumatici. Una fabbrica che solo negli anni 70 dava lavoro a più di mille dipendenti operando in un settore in cui si distingueva per essere all'avanguardia nella ricerca e nello sviluppo, ricordano a memoria i lavoratori.
A partire dal 2008 la produzione subisce un calo e Pirelli fa ricorso alla cassa integrazione per una parte della produzione fino al 2013 quando annuncia che lo Steelcord
non è più un prodotto strategico. Comincia a prospettarsi lo spettro dell'esternalizzazione, cosa che avviene nel 2014 quando vende tutto alla multinazionale belga in quel momento monopolista del prodotto a livello europeo.
“Un'operazione fatta sulla pelle delle lavoratrici e dei lavoratori”, denuncia con forza Marcello Gostinelli, rsu Bekaert, dal palco della manifestazione contro il razzismo di mercoledì 27 giugno a Firenze, in cui Pirelli ha ceduto l'azienda in blocco ai belgi con l'accordo di poter acquistare lo Steelcord
per la produzione dei propri pneumatici ad un prezzo di favore rispetto alla concorrenza.
Sotto la proprietà belga i primi segnali di allarme si sono avuti a fine aprile di quest'anno quando a fronte del mancato rinnovo contrattuale a 23 lavoratori interinali la direzione aziendale ha invece chiesto un aumento dei ritmi produttivi. Provocazione che i lavoratori hanno rispedito al mittente attraverso le rappresentanze sindacali organizzando subito scioperi e chiedendo un confronto con i vertici aziendali.
Bekaert il 22 giugno annunciava la chiusura dello stabilimento con un comunicato stampa, una telefonata al sindaco e ai sindacati e una lettera di licenziamento ai lavoratori in cui si annunciava la chiusura dei cancelli dello stabilimento a tutti i lavoratori entro 75 giorni.
Dopo aver usufruito per quattro anni delle loro competenze ed aver furbescamente trasferito le stesse all'estero, l’azienda ha deciso fosse meglio produrre dove lo sfruttamento del lavoro oggi costa meno, in questo caso la Romania. Una delocalizzazione motivata non da una crisi del mercato ma dall'esclusiva volontà di fare più soldi sulla pelle dei lavoratori.
Occupata la fabbrica e dato inizio ad un presidio permanente dei lavoratori, con la contemporanea richiesta di ritiro della procedura di chiusura dello stabilimento da parte dei sindacati, la direzione aziendale ha comunicato di ritenere irreversibile il procedimento di chiusura dello stabilimento di Figline Valdarno, ma di essere, bontà sua, disponibile a mettere i soldi per “mitigare” le conseguenze derivanti dal licenziamento di tutti e 318 lavoratori. Un ulteriore affronto che si aggiunge alla mancata partecipazione dell'azienda all'incontro con sindacati e istituzioni presso il ministero dello Sviluppo economico a Roma del 26 giugno.
Appuntamento disertato anche dall'attuale governo nella persona del ministro del lavoro Di Maio. Erano presenti solo funzionari tecnici.
Grande, invece, è stata la solidarietà espressa dai figlinesi e dalla comunità del Valdarno, la sera di venerdì 29, scesi in piazza a fianco dei lavoratori e delle loro famiglie per dire No alla chiusura dello stabilimento, ai quali si associa anche quella militante del PMLI da sempre al fianco dei lavoratori in lotta per la difesa dei posti di lavoro.
Dietro allo striscione della RSU della Bekaert hanno sfilato operai, popolazione, sindacati, associazioni ed istituzioni locali e regionali. Partiti dal piazzale dello stabilimento hanno attraversato il centro della città per il corteo aperto dagli Sbandieratori dei Borghi e Sestrieri fiorentini per arrivare in piazza Marsilio Ficino accolti da un caloroso applauso.
Dal palco sono intervenuti le Rsu aziendali e le organizzazioni sindacali mentre per le istituzioni il sindaco di Figline Valdarno, Giulia Mugnai, e il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi. Assente il governo nonostante l'invito a partecipare.
Il messaggio unanime giunto dalla piazza e dagli interventi è stato quello di non cedere di un millimetro dalla volontà di salvare tutti i posti di lavoro e a tal proposito è stato deciso già nei giorni precedenti di riprendere la produzione per mandare un segnale forte alla proprietà.
A sostegno dei lavoratori Bekaert quello dei colleghi di tutto il comparto metalmeccanico fiorentino che mercoledì 4 luglio scenderanno in piazza a Firenze con 4 ore di sciopero per una manifestazione in piazza della Repubblica alla vigilia del secondo incontro tra le parti a Roma presso il ministero dello Sviluppo economico.
Il Comitato Antifascista di Scandicci in data 28 giugno ha emesso un comunicato di solidarietà coi lavoratori in lotta.
4 luglio 2018