Arrestati candidata di Salvini e 7 poliziotti
Fornivano informazioni e soffiate a un imprenditore vicino alla camorra
Un imprenditore napoletano vicino al clan Moccia, sette poliziotti corrotti e la segretaria di uno dei nove procuratori aggiunti di Roma, Simona Amadio, già candidata alle ultime amministrative capitoline nella lista “Noi con Salvini”, sono finiti in manette il 26 giugno su ordine dei procuratori aggiunti Paolo Ielo e Michele Prestipino e del sostituto Nadia Plastina.
Secondo l'accusa, in cambio di soffiate e informazioni riservate inerenti le inchieste a suo carico, gli agenti ottenevano dall'imprenditore napoletano in odore di camorra, Carlo D’Aguano, favori e benefit, fra cui il 5% delle quote del noto club “Arcadia”, nel quartiere Settebagni, che si traduceva nella corresponsione fissa di 600 euro al mese, la partecipazione in altre società del clan e perfino il pagamento delle rate per la palestra o per le auto di lusso nuove.
Fra i sette poliziotti arrestati: un assistente capo, tre agenti delle Volanti della Questura, un vice sovrintendente e due agenti dei commissariati Fidene- Serpentara e San Basilio, quartieri questi ultimi dove si concentrano da anni le attività di D’Aguano, figura anche Francesco Macaluso, l’agente che il 17 aprile scorso ottenne un encomio dal capo della polizia, Franco Gabrielli, per aver salvato un 28enne in procinto di suicidarsi.
Ora sono tutti accusati a vario titolo di corruzione, accesso abusivo al sistema informatico e rivelazione del segreto d’ufficio per aver fornito a D’Aguano dettagli sulle indagini che lo coinvolgevano, consigli su come eludere i controlli e come ottenere dal giudice misure più favorevoli, nomi di testimoni e coimputati delle varie inchieste, esito e risultati delle indagini e perfino i capi di imputazione ipotizzati a suo carico.
Carlo D’Aguano, 36enne imparentato con esponenti del clan Moccia di Afragola (Napoli), era già stato coinvolto di striscio nell’inchiesta “Babylonia”, che nel maggio 2017 aveva portato all’arresto degli imprenditori Gaetano Vitagliano e Andrea Scanzani, e al sequestro di ristoranti e locali a Roma attraverso cui si riciclavano, secondo l’accusa, soldi derivanti da traffico di droga, usura e estorsione.
Al centro del mercimonio c'era “la talpa in Procura” come lei stessa si definisce al telefono con il convivente Angelo Nalci – anche lui poliziotto al Nucleo scorte della Questura di Roma e anche lui arrestato.
Amadio, fedelissima del caporione fascio-leghista Matteo Salvini, è una attivista “della prima ora” del partito di Salvini nel Lazio, si è candidata nel 2016 alle Comunali di Roma – la lista di “Noi Con Salvini” fu composta dagli allora coordinatori locali Gianmarco Centinaio e Barbara Saltamartini – ottenendo appena 341 voti; poi è entrata nel coordinamento romano come viceresponsabile Legalità e Sicurezza. Sempre nel 2017, fra le altre cose, aveva sostenuto – con un accorato intervento al comizio conclusivo – la candidatura di Giovanna Ammaturo a sindaca di Guidonia.
Ma nello stesso tempo era diventata anche la “cancelliera talpa” e informatrice a libro paga di D’Aguano la quale a comando e dietro lauto compenso accedeva abitualmente agli atti delle inchieste e riportava il contenuto, a volte anche di persona, al “boss napoletano” durante i loro incontri nei corridoi dell’Edificio A di Piazzale Clodio.
“Io Carlo me lo voglio tenere – diceva Amadio al telefono – allora tu devi pensare amore, che come tutti ‘gli impiccioni’ lui ha amici poliziotti... la talpa in Procura... lui (D’Aguano)... la prima cosa che mi ha chiesto è: ‘Mi posso fidare?’... a lui gli serve un appoggio in Procura, cioè qualcuno che va ad aprire a va a vedere”.
Ed è esattamente questo che faceva la Amadio: accedeva ai terminali degli investigatori per verificare la posizione di D’Aguano, frugava nei fascicoli della Dda, si annotava indagati, Pm titolare, polizia giudiziaria, reati e infine passava il tutto quasi in tempo reale al “boss napoletano”.
D’altronde, era lei stessa che si vantava di poter arrivare ovunque: “Ma questa gente che pensa... che io veramente da 23 anni sto a pettinare le bambole dentro alla Procura, prima di Milano e poi quella di Roma... se io voglio arrivo dappertutto e a me nessuno mi dice di no - dice ancora al telefono Amadio - Noi ci dobbiamo fare un’altra attività ma ci vogliono i soldi, se Carlo si decidesse a piglia’ il via... guarda, Carlo ce lo dobbiamo inciuciare un pochetto”. E infatti, man mano che il rapporto si consolida e che Amadio fornisce informazioni, le richieste aumentano: la cancelliera leghista arriva a chiamare un dirigente amministrativo della procura per chiedere informazioni su un’azienda confiscata che la coppia voleva acquisire. Usando un’amica come prestanome e, ovviamente, i soldi di D’Aguano.
4 luglio 2018