Candidato nella Lega di Salvini alle recenti Comunali di Catania
Vendeva le sentenze, arrestato il giudice Mineo
Renzi lo voleva al Consiglio di Stato
Giuseppe Mineo, il giudice del Consiglio di giustizia amministrativa della Sicilia che appena un mese fa Salvini ha candidato al Consiglio comunale di Catania e che nel 2016 Renzi lo avrebbe voluto al Consiglio di Stato, il 4 luglio è finito invece in galera per corruzione in atti giudiziari e rivelazione del segreto d’ufficio nell'ambito dell'inchiesta condotta dalle Procure di Messina e Roma sul mercimonio di sentenze pilotate nella giustizia amministrativa.
Mineo è stato incastrato dalle dichiarazioni dell’avvocato Piero Amara che, insieme al collega di studio Giuseppe Calafiore, da due mesi sta collaborando con i Pubblici ministeri.
Il 23 aprile scorso, dopo tre mesi di carcere, Amara ha cominciato a vuotare il sacco rivelando che nel 2016 lui e Calafiore si sono rivolti proprio a Mineo in qualità di componente del Cga ( l’equivalente del Consiglio di Stato in Sicilia, regione a statuto speciale) per pilotare un verdetto nei confronti di due società a loro strettamente legate, la Open Land e la Am group, per un contenzioso milionario con il Comune e con la Soprintendenza ai Beni culturali di Siracusa per la realizzazione di un centro commerciale e di un complesso di villette a schiera.
Il prezzo della corruzione di Mineo, oggi presidente di una commissione amministrativa al Comune di Vittoria, è di 115.000 euro pagati con otto bonifici su un conto maltese intestato ad Alessandro Ferraro, il “ facilitatore” (finito agli arresti domiciliari).
Per aggiustare il verdetto su Open Land ha riferito Amara ai Pm, io e Calafiore: “Incontrammo Mineo e parlammo della camera di consiglio. Mineo ci ha rivelato tutto il contenuto e l’orientamento dei giudici. Cercammo io e Calafiore, a Roma all’hotel Alexandra, di convincerlo a riconoscere un risarcimento maggiore. L’incontro fu preparato. Calafiore venne con degli appunti e scrisse addirittura un’ipotesi di sentenza. Gli atti furono consegnati a Mineo”.
Grazie a Mineo le società Open Land e Am group ottengono un maxi risarcimento da 2,8 milioni di euro che rischia di mandare in default il comune di Siracusa.
Per il Gip Maria Militello, che ha accolto la richiesta del procuratore Maurizio de Lucia e dei pm Antonio Carchietti, Antonella Fradà e Federica Rende, Mineo “ha mostrato di essere avvezzo ad una particolare professionalità a delinquere, in spregio alla funzione ricoperta, quale membro laico del Cga, asserendola agli interessi particolari”, arrivando addirittura a “sovvertire il contenuto della decisione deliberata in camera di consiglio, ritenendo, verosimilmente, di poter ingannare la memoria del presidente, stante il ritardo del deposito”.
Non a caso Mineo è stato anche sanzionato in qualità di giudice del Consiglio di giustizia amministrativa di Sicilia proprio per i ritardi nel deposito delle motivazioni delle sue sentenze e ora si capisce bene il perché di quei ritardi ingiustificati.
L’inchiesta sul “sistema Siracusa” che ha condotto in carcere Mineo nasce dalle indagini sulla rete di rapporti corruttivi di Amara, e del suo collega Calafiore, nei palazzi di giustizia per “ammorbidire” Pm e giudici e orientare le inchieste e i processi civili a favore di aziende “amiche” come emerso nel febbraio scorso con l’arresto del Pm siracusano Giancarlo Longo, beneficiato dalla cricca, secondo l’accusa, di oltre 80 mila euro e un viaggio a Dubai: “Chiari – scrive il gip – sono anche i rapporti di Amara e Calafiore con Longo: per Amara Longo era disponibile a gettone, in base a singole elargizioni, mentre era totalmente asservito a Calafiore nell’ottica di una funzione ormai comprata”.
11 luglio 2018