Nuove direttive del procuratore capo di Torino per combattere le aggressioni xenofobe
“Nessuno può vietare a un barcone di migranti di attraccare”. “I manifesti contro gli immigrati sono intollerabili”
Salvini: “Bloccare i porti non è un diritto ma un dovere”
"La convenzione di Ginevra del 1951 sui rifugiati prevede il diritto al non respingimento. Ragionando per assurdo, se un barcone arrivasse a Torino, ai Murazzi sul Po, e qualcuno impedisse a chi sta sopra di scendere, avvierei degli accertamenti. Nessuno può vietare a un barcone di attraccare": lo ha sottolineato il procuratore capo di Torino, Armando Spataro, durante la presentazione in conferenza stampa il 9 luglio delle nuove direttive ai magistrati e alla polizia giudiziaria "per un più efficace contrasto dei reati motivati da ragioni di odio razziale e discriminazione etnico-religiosa, nonché per una più rapida trattazione degli affari dell'immigrazione, tra cui le procedure per il riconoscimento di protezione internazionale e altre forme di tutela umanitaria, nel rispetto dei diritti fondamentali delle persone".
Una dichiarazione e un'iniziativa - quelle di Spataro - quantomeno coraggiose e controcorrente data la situazione attuale del Paese, dove il razzismo e la xenofobia attizzati dal governo nero Salvini-Di Maio sembrano contagiare tutto come una peste. Come si legge nella circolare l'iniziativa del procuratore di Torino muove proprio da questo, dal sensibile aumento cioè dei casi di discriminazione e di odio razziale che si sono registrati negli ultimi mesi nel territorio, come il caso di una giovane campionessa di basket insultata sull'autobus e quello dell'aggressione a un sudanese, fino ai manifesti affissi da Forza Nuova che invitano i migranti a tornare nei loro paesi di origine.
"In questi ultimi tempi c’è stata una crescita di minacce, aggressioni, scritte e manifesti contro gli immigrati, spesso accompagnata dalla passività delle persone presenti", ha spiegato Spataro, aggiungendo che "non tocca a noi intervenire nell’analisi politica e sociale, ma come procura dobbiamo dare una risposta a questi reati odiosi e insopportabili". Che si manifestano, secondo la circolare, con "aggressioni, minacce, ingiurie, affissioni di volgari e intollerabili manifesti", come quello di Forza Nuova nel Comune di Giaveno la settimana precedente, ma anche "scritte dello stesso contenuto vergate su immobili pubblici". Anche il procuratore generale di Piemonte e Val D'Aosta, Francesco Saluzzo, ipotizzando che questi fenomeni siano dovuti anche a "certe sponde politiche e culturali che si stanno saldando", ha confermato di essere "malamente impressionato per i comportamenti odiosi che si sono manifestati in quest’ultimo periodo, che incitano all’odio razziale nei confronti di soggetti stranieri provenienti soprattutto dall’Africa e dal Medio Oriente. È come se si dovesse comunicare alla gente che è arrivato il momento di passare al contrattacco. Questi comportamenti sono reati che devono essere perseguiti”.
Priorità ai procedimenti per reati di razzismo
A questo scopo i magistrati del “gruppo specializzato 9”, che si occupa di "terrorismo ed eversione dell’ordine democratico", ma anche dei reati commessi nel corso di manifestazioni pubbliche, dovranno trattare come prioritari tutti i procedimenti su reati con finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale e religioso, "con conseguente rapidità nella effettuazione di tutte le indagini necessarie alla individuazione dei responsabili". Evitando anche tendenzialmente di chiedere l'archiviazione per casi considerati leggeri e anche se la pena prevista fosse sotto i cinque anni. Questura, carabinieri, guardia di finanza e polizia municipale sono invitate inoltre a valutare "la possibile adozione di direttive o misure organizzative idonee a implementare l’efficacia e l’immediatezza degli accertamenti finalizzati all’identificazione dei responsabili dei reati". E in particolare dovranno fornire assistenza e protezione agli stranieri che denunciano un reato contro di loro, informandoli sui loro diritti e in modo da loro comprensibile.
Particolarmente degna di nota è la direttiva del procuratore torinese ai suoi magistrati di formulare in tempi rapidi i pareri sui ricorsi contro i dinieghi della protezione internazionale ai richiedenti asilo, esaminando accuratamente "tutte le ragioni addotte dai ricorrenti sui motivi che li hanno spinti a lasciare i loro paesi d'origine". Questo è molto importante perché grazie all'attenzione dei magistrati viene accolto circa il 25% dei ricorsi contro i dinieghi della protezione decretati dalle Commissioni territoriali. E suona come una risposta legalitaria alla circolare di Salvini del 5 luglio alle suddette Commissioni, ai prefetti e al capo della polizia, affinché si operi una stretta sulle concessioni dei permessi di soggiorno per motivi umanitari ai migranti, generalmente accordati a persone malate, donne incinta e minori, ma anche a rifugiati che in attesa dell'esito della domanda hanno trovato un lavoro e si sono integrati. Permessi che per il caporione fascista e razzista della Lega (che con quella circolare ha anche tagliato 46 milioni di euro al fondo per l'accoglienza dirottandoli a quello per i rimpatri), dovrebbero essere concessi invece solo per "seri motivi" (sic).
Stato di diritto contro sporca demagogia
Al contrario del ministro dell'Interno, il cui obiettivo finale dichiarato è quello di respingere i migranti direttamente in mare riconsegnandoli ai libici, Spataro ha riaffermato con fermezza il principio che i respingimenti collettivi sono contrari alle leggi internazionali e il diritto di ogni profugo a veder esaminata la sua richiesta di asilo: "Non si può respingere in mare gli immigrati e non vagliare la loro richiesta di status di rifugiato politico. Se accadesse il contrario, tale comportamento sarebbe oggetto di una nostra indagine", ha ribadito giustamente il procuratore di Torino.
E che le sue parole abbiano colpito nel segno, riaffermando la supremazia dello Stato democratico borghese sulla sporca demagogia vomitata quotidianamente sui social-media lo dimostra la reazione furibonda di Salvini, che con un twitter gli ha risposto: "Mi ha incuriosito la dichiarazione del procuratore di Torino che decide cosa può fare o non fare un governo eletto da milioni di italiani. Io penso che bloccare i porti a chi aiuta i trafficanti di esseri umani non sia un diritto ma sia un dovere. Se qualcuno la pensa diversamente si candidi alle elezioni". Come se il fatto di avere milioni di voti lo mettesse automaticamente al di sopra del diritto nazionale e internazionale.
Infatti il cuore della politica fascista e razzista antimigranti di Salvini, sposata senza riserve anche da Conte, Toninelli, Di Maio e dall'intero governo Lega-M5S, sta proprio dove ha colpito Spataro: chiedere all'Europa di cambiare le regole del dispositivo Frontex e della missione EunavforMed Sophia affinché non portino più in Italia i migranti salvati nel Mediterraneo ma li consegnino alle motovedette libiche, facendo anche dichiarare "porti sicuri" quelli della Libia; altrimenti si tratterebbe di respingimenti collettivi, proibiti perché la Libia non ha firmato la convenzione di Ginevra sui rifugiati che giustamente il procuratore di Torino gli ha rammentato.
Per il momento la Commissione europea, per bocca della portavoce per le Migrazioni, Natasha Bertaud, lo ha gelato dichiarando: "nessuna operazione europea e nessuna nave europea effettua sbarchi in Libia perché non lo consideriamo un Paese sicuro". Ma il ducetto del Viminale non molla l'osso, rispondendo a mezzo twitter che "l'Unione europea vuole continuare ad agevolare il lavoro sporco degli scafisti? Non lo farà in mio nome. O si cambia o saremo costretti a muoverci da soli". Il che è quel che sta facendo infatti con il blocco dei porti e i suoi ricatti ormai quotidiani sulla pelle dei migranti usati come ostaggi sui tavoli europei.
18 luglio 2018