18 milioni di italiani a rischio povertà
Nel Mezzogiorno quasi metà della popolazione
I numeri dell'ultimo rapporto Istat sulla povertà in Italia, pubblicato lo scorso 13 luglio e relativo all'anno 2016, indicano un costante peggioramento della situazione nel nostro Paese.
Secondo l'istituto di statistica due anni fa c'erano 18.136.663 individui a rischio povertà o esclusione sociale in Italia, corrispondente al 30% della popolazione residente contro il 28,7% del 2015, con una disuguaglianza dei redditi maggiore rispetto alla media dei Paesi europei.
Secondo l’Istat nel 2015 le famiglie italiane hanno registrato da una parte “una significativa e diffusa crescita del reddito disponibile e del potere d’acquisto
”, ma dall'altra “un aumento della disuguaglianza economica e del rischio di povertà o esclusione sociale
”, con un reddito netto medio annuo per famiglia di 29.988 euro, circa 2.500 euro al mese, con un aumento di 1,8% in termini nominali e di 1,7% in termini di potere d’acquisto rispetto al 2014.
Alla luce di tale aumento medio dei redditi risulta quindi ancora più stridente la contraddizione dell'aumento della povertà, con un incremento sia dell’incidenza di individui a rischio di povertà (da 19,9% a 20,6%) sia della quota di quanti vivono in famiglie che si trovano in uno stato di grave deprivazione (da 11,5% a 12,1%), così come di quella delle persone che vivono in famiglie che hanno gravi problemi lavorativi (da 11,7% a 12,8%).
Il Meridione, che ospita una popolazione residente pari a meno del 25% di tutta la popolazione italiana, è quella parte d'Italia dove tuttavia vive la metà dei 18 milioni di individui che nel 2016 erano a rischio di povertà e di esclusione sociale (46,9% rispetto al 46,4% del 2015), rischio che tuttavia non è assente nel Nord-ovest (21,0%), nel Nord-est (17,1%) e nel Centro (25,1%).
L'analisi dell'Istat conferma che le famiglie con almeno cinque componenti si confermavano nel 2016 le più esposte al rischio di povertà o esclusione sociale (43,7% come nel 2015), mentre per quelle con uno o due componenti questo indicatore è peggiorato (per le prime è salito dal 31,6% al 34,9%, per le seconde dal 22,4% al 25,2%).
18 luglio 2018