Per attuare gli accordi di Algeri del 2000
I leader di Etiopia ed Eritrea firmano una dichiarazione di pace
La “Dichiarazione congiunta di pace e amicizia tra Eritrea e Etiopia” firmata il 9 luglio a Asmara dal presidente eritreo Isaias Afeworki e dal primo ministro etiopico Abyi Ahmed è l'atto ufficiale che a quasi venti anni di distanza decreta la pace tra i due paesi in attuazione degli accordi di Algeri del dicembre del 2000, che avevano messo fine alla guerra scoppiata tra i due paesi nel maggio del 1998 per questioni di confine non ancora risolte. L'obiettivo di fondo per il regime di Addis Abeba era allora la conquista di uno sbocco sul mare con la forza, non con la corretta via diplomatica dello sviluppo di rapporti reciprocamente vantaggiosi tra due paesi sovrani.
Il documento che pubblichiamo integralmente a parte registra anzitutto la volontà dei due governi di voler chiudere una situazione pagata dai due popoli e, per dare anche un contributo alla stabilità dell’intera regione, elenca in cinque punti gli accordi che determineranno d’ora in poi le relazioni tra i due paesi; il primo punto dichiara che la guerra è finita e inaugura una nuova stagione di pace ed amicizia che servirà a chiudere i negoziati ancora aperti sulla definizione dei confini. Quale segnale di avvio della nuova fase delle relazioni i due paesi decidono di riprendere i trasporti e le comunicazioni interrotti da 20 anni.
Il ministro dell’informazione eritreo, Yemane Ghebremeskel, spiegava che l’incontro “ha posto le basi per cambiamenti rapidi e positivi sulla base del rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale, dell’uguaglianza e dell’interesse reciproco dei due paesi” mentre il capo di gabinetto del primo ministro etiopico annunciava la riapertura delle ambasciate, l'immediato ripristino della connessione telefonica tra i due paesi e la ripresa dei voli diretti tra le due capitali.
La situazione di chiusura delle relazioni tra Asmara e Addis Abeba era stata sbloccata ai primi di giugno dal nuovo primo ministro etiopico, Abyi Ahmed, da poco insediato che si era detto disponibile ad accettare integralmente gli accordi di pace con l’Eritrea, firmati ad Algeri nel dicembre del 2000 ma mai applicati per responsasbilità dei governi che lo avevano preceduto, a partire da quelli della lunga dittatura dell'amico dell'imperialismo occidentale, Meles Zenawi al potere, in Etiopia del 1991 fino alla sua morte il 20 agosto 2012.
Sotto il regime di Zenawi era iniziata la guerra con l'Etiopia nel maggio 1998 con l'occupazione da parte dell'esercito etiopico della cittadina di Badme, a lungo contesa tra i due paesi. Nella guerra sanguinosissima durata due anni si stima che siano morti circa 100 mila soldati, in maggioranza dell’invasore esercito etiopico fermato ai piedi dell’altipiano dove si trova la capitale eritrea Asmara. L'intesa di Algeri pose fine alle ostilità e rimandò a una commisione internazionale la definizione dei confini con una soluzione vincolante per le parti. La commissione terminò i suoi lavori nella primavera del 2002 e assegnò Badme all’Eritrea ma Zenawi non accettò la decisione e consolidò l'occupazione della cittadina con la nomina di una amministrazione civile.
Il caso della resituzione di Badme può essere risolto con il pieno riconoscimento da parte dell'Etiopia delle intese di Algeri e delle successive deliberazioni. Quello del rispetto di Asmara dei diritti della minoranza eritrea degli Afar sarà oggetto di negoziato; della delegazione che ha accompagnato il primo ministro etiopico ad Asmara faceva parte anche un loro rappresentante. Gli Afar sono presenti tra Etiopia, Eritrea e Gibuti e godono della protezione dei governi di Addis Abeba e di Gibuti; in Eritrea sono presenti nella Dancalia di cui fa parte il porto di Assab. Siamo alle porte del Mar Rosso, un passaggio strategico, e Assab diventa una postazione importante negli equilibri dell'area dopo che l'Eritrea lo ha trasformato in una base militare al servizio della coalizione araba sunnita guidata dall'Arabia saudita.
25 luglio 2018