37 arresti nel clan Casamonica che controlla le periferie sud-est di Roma
Il sen. M5S Dessì si allenava nella palestra di pugilato gestita da Domenico Spada
Su richiesta dei Pubblici ministeri (Pm) Michele Prestipino e Giovanni Musarò, il 17 luglio la procura di Roma diretta da Giuseppe Pignatone ha ordinato l'arresto di 37 affiliati al “clan Casamonica” e degli Spada strettamente imparentati e in affari fra loro.
A 13 indagati i Pm contestano fra l'altro, per la prima volta, anche l’accusa di associazione mafiosa, il 416 bis.
“Siamo come i calabresi... Noi a Roma siamo i più forti... Andò stiamo noi... nessuno viene a bussà”. Era il linguaggio in perfetto stile mafioso usato dal capocosca Giuseppe Casamonica, detto Bitalo, che anche dal carcere continuava a “coordinare l’attività del sodalizio” venendo costantemente informato su cosa avveniva fuori e dando disposizioni alla “reggente” Liliana, detta Stefania, punto di riferimento degli affiliati nel vicolo di Porta Furba (sulla via Tuscolana), roccaforte del clan che ormai controlla un vasto territorio che va da Ostia a Latina e si estende fino ai quartieri Sud-Est di Roma proprio dove aveva il quartier generale il boss della banda della Magliana Enrico Nicoletti. Non a caso i Casamonica hanno iniziato la loro carriera criminale proprio a cavallo degli anni '70 quando su ordine di Nicoletti riscuotevano i crediti in usura per conto della banda.
Per il gip Gaspare Sturzo che ha emesso l’ordinanza di arresto si tratta di un’organizzazione mafiosa “arroccata nella parte sud est della città di Roma, ma controllante il territorio della zona Appio-Tuscolano”.
Un vero e proprio clan mafioso che, secondo l’accusa: “terrorizza gli abitanti e li induce all’omertà, infiltrandosi nell’economia legale mediante l’acquisizione di attività commerciali nel settore delle discoteche, dei ristoranti e dei centri estetici”. Senza dimenticare lo spaccio, l’usura e l’estorsione.
Le indagini hanno preso il via da due testimonianze: quella di Debora Cerreoni, ex convivente di Massimiliano Casamonica, detto Ciufalo, e di Massimiliano Fazzari, “pregiudicato inserito nell’orbita criminale del clan”.
Debora Cerreoni, ora sotto protezione, sarebbe stata anche sequestrata da alcuni Casamonica: “Ogni nucleo familiare ha un suo capo – dice ai Pm –. I vari nuclei familiari sono legati fra loro ma non esiste un capo assoluto”. “Ne consegue - scrive il Gip - che il gruppo di Porta Furba è quello campeggiato da Giuseppe Casamonica. (...) Tuttavia esiste un basico fondante vincolo tra tutte le varie famiglie che si attiva nel momento del bisogno”. Concetto che sembra essere espresso anche da Giuseppe Casamonica quando dice: “Siamo quattro re di Roma, ma siamo cento”.
Mentre in due diversi interrogatori il 25 novembre 2016 e il 7 agosto 2015, Fazzari rivela a Pm che i Casamonica: “Sono tanti e sono organizzati bene, diventano potenti sia con i soldi che con i morti... Un gruppo di romani davanti ai Casamonica non sono nessuno, anche se sparano... Questi ti si mangiano come i topi di fogna... si vantavano anche di essere mafiosi... Liliana Casamonica “mi diceva: (...) ‘ Noi zingari c’abbiamo delle regole, come hanno le regole i calabresi. (...) Noi abbiamo una gerarchia un po’ simile alla vostra in Calabria”.
Nell'agosto 2015 i Casamonica sono balzati agli “onori” della cronaca in occasione del funerale show di Vittorio Casamonica il “pezzo da novanta a livello di tutto! A livello di forze dell’ordine, Vaticano” e di politica, come ha riferito agli inquirenti Fazzari e come conferma il coinvolgimento indiretto nell'organizzazione criminale del senatore 5Stelle Emanuele Dessì, vicinissimo a Roberta Lombardi, deputata ed ex presidente del gruppo parlamentare del M5S alla Camera e attuale consigliera e capogruppo dei Cinquestelle alla Regione Lazio, ma soprattutto amico intimo del famigerato pugile Domenico Spada (ora ai domiciliari) esponente di spicco del clan, già arrestato nel novembre del 2014 e condannato nel 2016 a sette anni e mezzo di carcere per estorsione e usura, nella cui palestra Dessì era di casa.
Il nome di Dessì è diventato di dominio pubblico durante la recente campagna elettorale per le politiche. L'attuale senatore pentastellato infatti fa parte a pieno titolo proprio di quella casta che il M5S dice di voler combattere. Vive a scrocco in un appartamento di proprietà dell’Ater – l’azienda comunale che si occupa dell’edilizia popolare – che gli è stato assegnato dal comune di Frascati e per il quale paga un affitto annuale pari a 93 euro, meno di 8 euro al mese. Inoltre Dessì non è certo un nullatenente, come ha più volte dichiarato, ma ha incarichi dirigenziali in almeno due società. Mentre i suoi stretti legami col clan degli Spada sono documentati da varie chat, post e un video in cui Dessì inscena un balletto con Spada.
All'epoca il futuro senatore pentastellato si era difeso, assicurando che i suoi rapporti con il pugile erano occasionali, e che erano terminati dopo l’arresto, avvenuto alla fine del 2014: “Sono andato a vedere come si allenava, mi interessava il suo talento. Io non frequentavo nessun clan Spada, non frequentavo gli Spada, io andavo a vedere come si allenava un pugile campione italiano che si chiama Domenico Spada”. In seguito alla diffusione del video il Movimento 5 stelle lo aveva sospeso. Ma, subito dopo le elezioni le cose sono cambiate, Di Maio e l'attuale ministro dei Trasporti Toninelli hanno assicurato che: “Non è stato riscontrato alcun profilo di incompatibilità, né sono emersi elementi di natura penale, civile o anche fiscale che impediscano a Dessì di partecipare alla vita politica del gruppo in cui è stato regolarmente eletto”. L’amicizia con uno degli esponenti più pericolosi del clan Casamonica non è un problema per i 5Stelle. Così come non sono un problema le inclinazioni razziste di Dessì che si vanta pubblicamente di “menare i rumeni”.
25 luglio 2018