Ecco il nuovo modo di governare pentastellato
Iniziò con Nogarin a Livorno il sistema Lanzalone delle consulenze d'oro
Prima di catapultarlo a Roma dalla Raggi, Di Maio e Bonafede giudicarono “ottimo” il suo lavoro con la giunta pentastellata nel capoluogo toscano
Il cosiddetto “sistema Lanzalone” adottato dai Cinquestelle per mascherare le loro malefatte in Campidoglio e su cui ora indaga la procura di Roma che il 13 giugno scorso ha ordinato l'arresto dell’ex presidente di Acea, Luca Lanzalone, del boss dei palazzinari romani, Luca Parnasi, e altre 8 persone, non è stato inventato a Roma ma a Livorno dove “mister Wolf” ha messo in mostra le sue doti di “facilitatore buroratico” alla corte del neopodestà Filippo Nogarin.
Lanzalone si offrì di risolvere i problemi burocratici e così ottenne in cambio consulenze d'oro e incarichi manageriali profumatamente retribuiti.
L’avvocato di Crema, già consigliere di Grillo e Casaleggio, titolare di tre studi legali dislocati fra Genova, New York e Miami, ha iniziato a offrire gratis i suoi servigi ai Cinquestelle labronici e nel giro di poco tempo è entrato nelle grazie di Di Maio e del suo grande sponsor politico, Alfonso Bonafede che, proprio per il “buon lavoro svolto a Livorno”, lo consigliarono alla sindaca di Roma Raggi alle prese con il progetto per la realizzazione del nuovo stadio dell'As Roma. In veste di superconsulente della Raggi, Lanzalone riesce a sbloccare il dossier per la realizzazione del nuovo impianto sportivo e, a titolo di ricompensa, ottiene la presidenza di Acea e uno stipendio di oltre duecentomila euro l’anno.
Su questa vera e propria simbiosi corruttiva sancita fra Lanzalone e i Cinquestelle “La Repubblica” nell'edizione del 18 luglio ha riferito di essere in possesso di alcuni documenti riservati dei funzionari del comune di Livorno e della partecipata dei rifiuti Aamps che dimostrano come all’inizio del 2016 l’avvocato genovese abbia agito, con il consenso di Nogarin, nello stesso modo in cui un anno dopo ha agito a Roma prima di finire in manette.
Dai documenti si evince che il lavoro di Lanzalone a Livorno è stato giudicato dal capo politico Luigi Di Maio e dai suoi fedelissimi Alfonso Bonafede e Riccardo Fraccaro “ottimo”. Talmente buono da affidargli, a titolo gratuito, la delicata questione dello stadio della Roma a febbraio 2017. E appena due mesi dopo, ad aprile, la ben remunerata presidenza di Acea. Anche se, nel frattempo l'“ottimo” lavoro di Lanzalone a Livorno era già finito al centro di un’inchiesta della procura di Livorno su Aamps. E di un’altra indagine, sempre a carico di Nogarin e dell’ex assessore al Bilancio Gianni Lemmetti, per una gara d’appalto vinta dallo studio Lanzalone, che avrebbe dovuto assistere il concordato della società portuale Spil (ma poi si ritirò).
Secondo un verbale del collegio dei sindaci di Aamps, si legge su “Repubblica”: “in data 22/1/2016 il socio ha nominato il nuovo organo amministrativo in una seduta assembleare nella quale la persona del Sindaco si è fatta rappresentare dall’avvocato Lanzalone, pur restando entrambi presenti, dinanzi a una platea di soggetti irritualmente ammessi”. È il giorno in cui in Aamps viene insediato il nuovo cda, dopo che il 7 gennaio quello vecchio era stato revocato ex abrupto. Una corrispondenza tra lo studio Lanzalone e il segretario generale del comune, che Repubblica ha potuto visionare, dimostra che la revoca del vecchio cda è stata scritta insieme all’avvocato genovese. Quindi, Lanzalone scrive, gratis, la revoca del vecchio cda, insedia quello nuovo e appena un mese dopo - il 23 febbraio 2016 - ottiene da quel nuovo cda una consulenza legale per il concordato di Aamps. La prima tranche è di 90mila euro, la seconda (per l’assistenza penale) di 7mila, la terza (consulenze sul diritto del lavoro) di altre 34.500.
Ad aprile 2016 la Guardia di finanza arriva in comune e sequestra i computer del sindaco e di Lemmetti. Nella richiesta di incidente probatorio della procura, datata 7 novembre 2016, si legge come l’abuso d’ufficio contestato a entrambi e al presidente di Aamps Federico Castelnuovo riguarda un atto del 23 febbraio 2016. Ovvero la consulenza allo studio Lanzalone. Sulla quale la procura dice di dover indagare ancora, come sulla revoca del vecchio cda e sull’assunzione dei 33 precari fatta tre giorni dopo dal nuovo (il reato contestato è bancarotta fraudolenta).
Il tribunale fallimentare di Livorno, nel procedere al concordato Aamps, aveva nominato commissario giudiziale Fabio Serini. Che un anno dopo, quando Lanzalone si sposta a Roma, viene scelto dalla sindaca Virginia Raggi come commissario di Ipa, l’istituto di previdenza dei dipendenti capitolini. E come tale, affida una consulenza di 11.562 euro allo studio Lanzalone. Nelle intercettazioni, Serini chiede all’allora presidente Acea di aiutarlo ad avere una proroga del suo incarico: “Secondo me una chiacchierata un pochino strategica andrebbe fatta, un altro annetto sarebbe utile”. Con Lanzalone che risponde: “Quando lei mi ha chiesto un nominativo per una persona da mandare lì, ho dato il tuo”.
Altro che “nuovo modo di governare” qui siamo di fronte un vero e proprio “sistema Cinquestelle” confermato fra l'altro in un’intervista alla Stampa del 15 febbraio 2017 dall’ex assessora ai Rifiuti di Roma Paola Muraro in cui ricorda che: “La nomina del direttore generale di Ama fu fatta da Casaleggio attraverso tale avvocato Lanzalone, che in pieno agosto si presentò a una riunione con una lista di candidati”.
31 luglio 2018