Proposta del ministro Fontana
La Lega vuole abolire la legge antifascista e antirazzista
Non è una novità ascoltare certe dichiarazioni da esponenti della Lega poiché, per strizzare l’occhio agli alleati neofascisti, Salvini ha utilizzato l’argomento in tutte le iniziative dell’ultima campagna elettorale, ricordando tronfio di orgoglio che il carroccio aveva già tentato invano di raccogliere le firme per un referendum abrogativo della legge “Mancino” appena quattro anni fa. Tuttavia le parole del cattolico integralista omofobo e razzista Lorenzo Fontana, già distintosi per altre dichiarazioni fra le quali spicca quella pronunciata in occasione del Festival per la Vita promosso dall'oscurantista e medievale “ProVita Onlus” quando affermò che “da un lato l'indebolimento della famiglia, la lotta per i matrimoni gay e la teoria gender nelle scuole, dall'altro l'immigrazione di massa che subiamo insieme alla contestuale emigrazione dei nostri giovani all'estero, sono tutti fattori che mirano a cancellare la nostra comunità e le nostre tradizioni”, arrivano da una carica di governo di primo piano. “In questi strani anni – questa l’affermazione del Ministro della famiglia - la legge Mancino si è trasformata in una sponda normativa usata dai globalisti per ammantare di antifascismo il loro razzismo anti-italiano”.
Un attacco destinato non tanto alla legge in sé, spesso inapplicata dai giudici come dimostra la diffusione impunita dei covi e delle attività neofasciste nel nostro Paese, ma ai contenuti di essa quali l’antifascismo e l’antirazzismo. La “Mancino”, dalla sua introduzione nel 1993 dovrebbe sanzionare chi compie atti di violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, chi diffonde “idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale” e coloro che “incitano a commettere atti di discriminazione”; tuttavia anche atti chiaramente riferiti all’ideologia neofascista come il saluto romano o l’esibizione della croce celtica, sono stati sdoganati e fatti rientrare nella cosiddetta “libertà di espressione”.
Sullo sfondo, e come già accennato, anche le misure previste per lo scioglimento delle formazioni neofasciste (principio già sancito dalla Costituzione e diventato applicabile con la legge Scelba nel 1952) sono state puntualmente disattese poiché richiedono una sentenza di condanna passata in giudicato. Lo stesso possiamo dire della “sospensione cautelare” in attesa della sentenza di questi gruppi, introdotta appunto dalla Mancino, che è stata quasi sempre disapplicata dalle istituzioni di regime con la scusa di voler evitare un ruolo “di vittima” ai gruppi fascisti, consentendo loro nei fatti di continuare la propria attività senza alcun problema. Non c’è da stupirsi dunque se con la salita al potere della Lega, referente istituzionale dei vecchi e dei nuovi fascisti in parlamento e al governo, è arrivato il primo tentativo di reazione nera su questo tema.
Per il momento Di Maio ha stoppato l’enfasi di Fontana e Salvini sostenendo che l’abolizione della Mancino non era presente nel contratto di governo; anche Conte ha affermato: “gli strumenti legislativi che contrastano la propaganda e l’incitazione alla violenza e qualsiasi forma di discriminazione razziale, etnica e religiosa sono sacrosanti”, preferendo dunque ai possibili rischi di protesta popolare che potrebbero sollevarsi dando gambe formali alla demolizione della Mancino, la solita strategia della non applicazione che il nero governo Conte sta utilizzando nelle sue politiche razziste e fasciste, dalla questione “sbarchi” allo sdoganamento neofascista nel nostro Paese. Per strizzare ancora (come se ce ne fosse ancora bisogno!) l’occhio all’ultradestra, Matteo Salvini aveva confermato l’obiettivo leghista dell’abolizione della Mancino perché “alle idee, anche le più strane, si risponde con le idee e non con le manette”; in accordo con Conte però, ha aggirato l’ostacolo diplomatico tornando sull’argomento sibilando che l’abolizione della legge non è una priorità.
Del resto Salvini dovrebbe conoscere bene quella legge che è stata la base legale di alcune denunce per le sue sortite xenofobe e razziste per mano di uffici del Viminale che ad oggi lui stesso guida. Fontana dal canto suo si è risentito per questo apparente stallo, dichiarando in un video che “non è una priorità del governo ma una riflessione sulla Mancino va fatta; non è uno strumento per combattere il razzismo ma per fare propaganda ideologica”. Ecco dunque servito l’ennesimo gioco delle parti del nero governo fascista e razzista Salvini-Di Maio che continua ad essere protagonista di provvedimenti antipopolari, razzisti e fascisti, ammiccando alla destra neofascista che in maniera sempre più definita sta assumendo il ruolo di “braccio armato” di Lega e governo, nonostante la presa di distanza formale di un 5 Stelle ormai credibile come Pulcinella.
Aprano gli occhi coloro che da sinistra continuano a simpatizzare col movimento di Grillo, Casaleggio e Di Maio.
19 settembre 2018